domenica 6 maggio 2012

Elezioni francesi:la Francia non più al centro dell’Europa (prima parte)

La Marianne , simbolo della Francia
All’interno della crisi economica che sta colpendo Usa ed Europa dal 2007, il 2012 è forse l’anno più politico. Si stima che quest’anno un terzo della popolazione del mondo cambierà le classi dirigenti. Tra questi paesi ci sono la Russia, la Cina, l’Iran, e (per restare in occidente) gli Stati Uniti, la Francia e la Grecia. I nuovi leader saranno i primi ad essere eletti dopo lo scoppio della crisi (o della sua fase più intensa). 

[Seconda parte]

Questo implica due cose significative. La prima è che probabilmente si assisterà, nei paesi democratici, alla sconfitta dei governi in carica. Chiunque sia stato eletto prima dello scoppio della crisi è portatore di un mandato e di un programma che non sono adeguati agli effetti della crisi e non ha il potere e la coscienza per elaborare e mettere in opera politiche per uscirne. La seconda implicazione è che il 2012 sarà un anno prevalentemente politico. Siamo stati abituati da tanti anni di liberismo, pensiero unico e Washington Consensus a pensare che l’importanza della politica fosse minima, che questa fosse economicamente ininfluente: la politica (e la possibilità di decisioni politiche) era quindi limitata solamente a questioni di scarsa attinenza economica, come l’immigrazione, la sicurezza, le questioni di genere. Il 2012 sarà probabilmente l’anno in cui la politica tornerà ad occuparsi pienamente di economia, e il prevalere di alcune politiche economiche su altre potrà determinare la direzione che prenderà la crisi, sopratutto in Europa.

Ha quindi stupito la lettura che è stata fatta in Italia delle elezioni francesi. Leggendo i principali quotidiani italiani, si ha l’impressione che non si sia colta l’importanza di queste elezioni e che sia cercato di minimizzare tanto le questioni in gioco quanto le proposte che venivano fatte. Cerchiamo di partire da una breve analisi della Francia per poter quindi comprendere meglio tanto l’importanza di queste elezioni quanto le conseguenze derivanti dai risultati.

La Francia nella crisi


Negli ultimi mesi l’attenzione (tanto a livello europeo che italiano) sembra essersi concentrata sul livello del debito pubblico rispetto al Pil, la ricchezza prodotta ogni anno: il debito pubblico sembra fare la differenza tra i paesi centrali dell’Europa (quelli che non sono colpiti dalla speculazione contro il debito) e quelli periferici (quelli che invece sono colpiti dalla finanza internazionale). Da questo punto di vista, la Francia sembra appartenere ai paesi centrali, insieme alla Germania: nel 2011 la Francia aveva un debito che era l’85% del Pil e la Germania dell’81%(1).

Ormai due anni fa l’economista Emiliano Brancaccio aveva avvertito però che alla base della speculazione contro i debiti nazionali (che determina poi le politiche di austerità e di compressione della spesa pubblica) non vi fosse principalmente il livello del debito quanto un deficit nella bilancia commerciale. Nell’aprile 2010, durante l’attacco speculativo sul debito greco Brancaccio scriveva:

“Le principali difficoltà in seno alla zona euro riguardano più gli squilibri commerciali tra i paesi membri che l’andamento dei conti pubblici di ogni singolo paese. La superiore capacità dei capitali tedeschi di aggredire i mercati esteri è la causa principale di tali squilibri. In Germania l’elevato grado di organizzazione e di centralizzazione dei capitali determina una rapida crescita del valore della produttività oraria del lavoro. A ciò si è aggiunta, soprattutto negli ultimi anni, una politica di forte contenimento dei salari e della spesa interna. Conseguenza di questi andamenti è una dinamica dei costi unitari e delle importazioni molto più contenuta rispetto a quella che si registra in altri paesi europei. L’economia tedesca risulta quindi sempre più competitiva e riesce ad accumulare avanzi commerciali sistematici a fronte della strutturale tendenza al disavanzo estero in cui versano soprattutto Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Questi paesi vengono talvolta bollati con il poco diplomatico acronimo di “pigs” [maiali , in inglese]. Ciò che tuttavia sfugge a molte analisi è che i cosiddetti “pigs” sono accomunati dalla summenzionata tendenza ai disavanzi con l’estero, mentre per quanto riguarda i rispettivi debiti pubblici si somigliano molto poco. Del resto le indagini empiriche mostrano che i differenziali tra i tassi d’interesse sui titoli pubblici dei paesi europei sono correlati alla dinamica dei conti esteri in rapporto al Pil più che all’andamento dei conti pubblici. ”(2)

Da questo punto di vista, la situazione della Francia diventa assai diversa da quella della Germania e molto più problematica. La Francia infatti ha un deficit commerciale del 3,6% del Pil, mentre la Germania ha un surplus del 4,5%(3).

Sebbene l’Europa sia stata diretta, fin dall’inizio della crisi, dalla coppia franco-tedesca, rappresentata da Sarkozy e dalla Merkel, questa sembra non avere le basi economiche per continuare ad esistere. La struttura economica della Francia assomiglia sempre di più a quella dei paesi Pigs, i cui debiti sono attaccati dalla speculazione. Sembrano essersene accorti anche i mercati: non si può di fatti dimenticare che il debito francese è stato declassato da un’agenzia di rating(4) e lo spread rispetto ai titoli tedeschi è aumentato(5). Se così è,però il nocciolo politico che ha imposto misure restrittive (l’austerità) a tutta Europa perde una delle due componenti, mentre altri paesi (come Olanda e Austria) si trovano a dover affrontare esse stesse le prime misure di austerità sui propri popoli (dopo averle imposte ai paesi mediterranei).

Per questa ragione, le elezioni francesi risultano determinanti. Se dovesse prevalere al secondo turno il candidato della destra europea Sarkozy, l’Europa proseguirebbe lungo un sentiero in cui, con l’accumulo di squilibri crescenti, la porterebbe alla disintegrazione. Infatti Brancaccio aggiungeva:

“La zona euro è dunque attraversata da tendenze centrifughe poderose, che vengono oltretutto rafforzate dalla crisi. Per contrastarle bisognerebbe indurre le autorità tedesche ad accettare l’introduzione di un diverso criterio di riequilibrio commerciale, che si basi su una loro maggior disponibilità a spendere e più in generale su meccanismi di governo politico dell’Unione che compensino la superiore capacità dei capitali tedeschi di penetrare i mercati esteri.”
Se invece fosse il candidato socialista Hollande a vincere, si potrebbero aprire spiragli per una uscita differente dalla crisi. Ma questo non sarà sufficiente. Sarà importante vedere il grado di coscienza che i francesi hanno di questa situazione nazionale ed Europea. Da un punto di vista politico è quindi importante analizzare le posizioni che hanno preso le principali forze politiche francesi; inoltre sarà importante vedere il risultato delle elezioni legislative che eleggeranno i deputati dell’Assemblea Nazionale. Da un punto di vista sociale sarà invece necessario che i francesi prendano in considerazione la possibilità di fare grandi manifestazioni nazionali contro gli attacchi speculativi della finanza e contro le misure di austerità.

Nella seconda parte analizzeremo le posizioni dei principali partiti francesi.

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Per un'analisi politica del primo turno, si consiglia di leggere: 
Presidenziali di Francia. Quale lezione per l’Europa?

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(1) Dati Eurostat riferiti all’anno 2011.
(2) Brancaccio E. La Grecia, campanello d’allarme per l’Europa , Economia e Politica, 2 aprile 2010
http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/la-grecia-campanello-dallarme-per-leuropa/
Si consiglia anche la lettura di Brancaccio E. , “Ma il vero problema è il deficit commerciale” Il sole 24 ore, 6 Luglio 2011 , Pag.19 , http://www.emilianobrancaccio.it/2011/07/06/il-vero-problema-e-il-deficit-commerciale/
(3) Previsioni Eurostat per il 2012
(5) Secondo i dati Bloomberg ( FRENCH GERMAN 10-YR YIELD SPRE , FRAGER10:IND) , questo era dello 0,33% il 6 maggio 2011 ed è arrivato a 1,36% il 2 Maggio 2012

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