tag:blogger.com,1999:blog-31778849424900114582024-03-14T09:03:13.857+01:00Pensieri EconomiciBrevi pensieri economici per interpretare la realtà economica,politica e sociale.Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.comBlogger28125tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-85639028600578174992018-03-06T19:13:00.000+01:002018-03-06T20:39:34.185+01:00Fascismo e disuguaglianza sociale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-ZOUO_dpxMYw/Wp7V6Adk3uI/AAAAAAAAF-s/qv531_BO_2ED8LGLGtKO2HdtlGfEqAszgCLcBGAs/s1600/camerata-saluto-fascista.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1065" data-original-width="1600" height="213" src="https://4.bp.blogspot.com/-ZOUO_dpxMYw/Wp7V6Adk3uI/AAAAAAAAF-s/qv531_BO_2ED8LGLGtKO2HdtlGfEqAszgCLcBGAs/s320/camerata-saluto-fascista.jpg" width="320" /></a></div>
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
<br />
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><b>Il bilancio del ventennio è racchiuso in un dato: il livello
salariale del 1946 era pressapoco uguale a quello del 1911. Vent’anni
di fascismo hanno portato i lavoratori indietro di oltre trent’anni.</b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><style type="text/css">blockquote { margin-left: 1cm; margin-right: 1cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 150%; text-align: justify; }blockquote.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; font-style: italic;color: rgb(0, 0, 0); }blockquote.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; font-style: italic; color: rgb(0, 0, 0);}blockquote.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt;color: rgb(0, 0, 0); }p.sdendnote-western { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 10pt; line-height: 150%; color: rgb(0, 0, 0);}p.sdendnote-cjk { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 10pt; line-height: 150%; color: rgb(0, 0, 0);}p.sdendnote-ctl { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; color: rgb(0, 0, 0);}p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; color: rgb(0, 0, 0);}p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt;color: rgb(0, 0, 0); }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt;color: rgb(0, 0, 0); }a.western:link { }a.cjk:link { }a.sdendnoteanc { font-size: 57%; }</style>
<br />
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>La crisi che stiamo attraversando sta portando una rinascita dei
movimenti di estrema destra in tutti i paesi europei</b>. Questa
avanzata è anche culturale e vede il diffondersi di descrizioni
favorevoli del Ventennio, in cui il popolo italiano avrebbe
beneficiato di un benessere diffuso. Questi risultati vengono
ulteriormente esaltati facendo il confronto con gli insuccessi
politici ed economici della democrazia repubblicana. Tutto questo è
vero? <b>È vero che il fascismo ha migliorato la condizione di tutta
la popolazione? </b>I suoi risultati sono stati migliori della
democrazia repubblicana?</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Fascismo ed economia</b></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Un primo mito da sfatare è quello dello “statalismo”
fascista</b>. Gli anni ‘20 sono invece caratterizzati da manovre
che oggi definiremmo liberiste. Lo stesso Mussolini, nel suo primo
discorso alla Camera dei Deputati, indica chiaramente la politica
economica del fascismo:</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="color: rgb(0 , 0 , 0); text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="color: rgb(0 , 0 , 0); line-height: 150%;">
“<span style="color: rgb(0 , 0 , 0); font-style: normal;">D'altra
parte, per salvare lo Stato, bisogna fare un'operazione chirurgica.
Ieri l'onorevole Orano diceva che lo Stato è simile al gigante
Briareo, che ha cento braccia. Io credo che bisogna amputarne
novantacinque; cioè bisogna ridurre lo Stato alla sua espressione
puramente giuridica e politica. Lo Stato ci dia una polizia, che
salvi i galantuomini dai furfanti, una giustizia bene organizzata, un
esercito pronto per tutte le eventualità, una politica estera
intonata alle necessità nazionali. Tutto il resto, e non escludo
nemmeno la scuola secondaria, deve rientrare nell'attività privata
dell'individuo. Se voi volete salvare lo Stato, dovete abolire lo
Stato collettivista, così come c'è stato trasmesso per necessità
di cose dalla guerra, e ritornare allo Stato manchesteriano.”<sup>i</sup></span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Coerentemente con quanto dichiarato, il primo governo Mussolini
privatizzò il monopolio statale sui fiammiferi, eliminò il
monopolio statale sulle assicurazioni sulla vita, privatizzò le reti
telefoniche e le società che fornivano il servizio, ri-privatizzò
l’Ansaldo, concesse ai privati di incassare il pedaggio sulle
autostrade, eliminò la tassa di successione. <b>L’intervento
statale durante il Ventennio è stato attuato esclusivamente dopo la
crisi del ‘29 ed esclusivamente in preparazione della Seconda
Guerra Mondiale</b>, ma venne comunque <b>accompagnato da una
politica di compressione salariale</b>, iniziata nella seconda metà
degli anni ‘20 e che durerà fino alla fine del regime.
L’intervento statale servirà a tenere legate le masse al regime
nel momento di maggiore difficoltà, quando si fanno sentire gli
effetti della crisi economica e la disoccupazione aumenta.
L’intervento in economia avrà un carattere prevalentemente
militare. Come osserva <b>Kalecki</b></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-style: normal;">Il
fatto che gli armamenti siano il nerbo della politica fascista di
pieno impiego ha un’influenza profonda sul carattere economico di
questa. Il riarmo su larga scala si accompagna all’espansione delle
forze armate e a piani di conquista. In tale maniera lo scopo
principale dell’espansione della spesa pubblica si trasferisce
gradualmente dal pieno impiego alla realizzazione del massimo effetto
di riarmo. Ciò porta alla limitazione del consumo al di sotto del
livello che potrebbe venir ottenuto in corrispondenza del pieno
impiego. Il sistema fascista inizia col vincere la disoccupazione, si
sviluppa in “economia di guerra” che tende inevitabilmente alla
guerra.”<sup>ii</sup></span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Le statistiche del ventennio</b></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Difficilmente però queste considerazioni possono convincere chi oggi
si trova ad affrontare situazioni di forte disagio sociale e cede
alle sirene dei nostalgici. Può risultare efficace sottoporre a
prova empirica le affermazioni dei fascisti del terzo millennio, per
vedere se i decantati fasti del passato siano stati reali o meno.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Un dato che può apparire interessante ai nostri fini è quello del
Pil pro-capite.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-Tik87CqBD_U/Wp7W9NZwS7I/AAAAAAAAF-0/h7O4hZ9lTF8HLW1nlrCC48_BpKFfDN6ngCLcBGAs/s1600/fig_06_01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="494" data-original-width="700" height="451" src="https://3.bp.blogspot.com/-Tik87CqBD_U/Wp7W9NZwS7I/AAAAAAAAF-0/h7O4hZ9lTF8HLW1nlrCC48_BpKFfDN6ngCLcBGAs/s640/fig_06_01.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Da Vecchi (2011), p.214</i></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>La crescita del reddito medio nel periodo fascista non si discosta
significativamente da quella prodotta durante il periodo liberale</b>.
Questo vale tanto per la prima fase (gli anni ‘20) quanto per la
seconda (gli anni ‘30). <b>La scelta di entrare in guerra fatta da
Mussolini</b>, lungi dal portare ricchezza al paese, <b>ha prodotto
un impoverimento generalizzato</b>, che ha fatto crollare in pochi
anni la ricchezza del paese a livelli pre-unitari. Quindi, <b>alla
fine del ventennio, la ricchezza del paese era ben inferiore a quella
precedente al 1921</b>. <b>Questo disastro economico risulta ancora
peggiore se si confronta alla fase repubblicana</b>, dove si osserva
una crescita costante del reddito pro-capite quasi ininterrotta, che
declina solamente a partire dal 2000 in poi.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Se si osserva la distribuzione del reddito, <b>questa magra crescita
risulta essere distribuita in modo assolutamente diseguale</b>.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-my4PzBEVZoE/Wp7XYhzX5WI/AAAAAAAAF-4/k3CqD5YnHcQpc0WOIBbPJGa5asxW0yQngCLcBGAs/s1600/fig_08_06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="700" height="514" src="https://1.bp.blogspot.com/-my4PzBEVZoE/Wp7XYhzX5WI/AAAAAAAAF-4/k3CqD5YnHcQpc0WOIBbPJGa5asxW0yQngCLcBGAs/s640/fig_08_06.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Da Vecchi (2011), p.307</i></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>
<style type="text/css">p.sdendnote-western { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 10pt; line-height: 150%; }p.sdendnote-cjk { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 10pt; line-height: 150%; }p.sdendnote-ctl { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; }p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }a.sdendnoteanc { font-size: 57%; }</style>
</i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gli anni dell’Italia liberale sono caratterizzati non solo da una
crescita media del Pil pro-capite superiore (indicata dalla linea
orizzontale), ma anche da una crescita generale dei redditi, che ha
penalizzato solamente i redditi bassissimi, che non sono quasi
cresciuti (rappresentati dai valori a sinistra). <b>I primi 10 anni
di Italia fascista sono caratterizzati da una crescita quasi nulla e
da una distribuzione di questa crescita ad esclusivo vantaggio del
50% più ricco di popolazione</b>. L’altra metà non si è solo
impoverita in termini relativi, ma in termini assoluti: in questi 10
anni, come si vede, il reddito pro-capite della metà di italiani più
povero è diminuita ogni anno; e più i ceti erano poveri e più il
loro reddito è diminuito. In sostanza <b>il fascismo ha operato come
un Robin Hood al contrario</b>, che ha rubato ai poveri per dare ai
ricchi<sup>iii</sup>.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>La distribuzione del reddito è stata molto diseguale anche a
livello territoriale</b>.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-isMel-Sq7Wc/Wp7X7SPaCHI/AAAAAAAAF_E/NmeI6mOZ59ssSNfaIIvU0GjnVWyFQ2ZXgCLcBGAs/s1600/Nordsud.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="701" height="454" src="https://3.bp.blogspot.com/-isMel-Sq7Wc/Wp7X7SPaCHI/AAAAAAAAF_E/NmeI6mOZ59ssSNfaIIvU0GjnVWyFQ2ZXgCLcBGAs/s640/Nordsud.jpg" width="640" /></a></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Da Vecchi (2011), p.221</i></div>
<br />
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In questo grafico si può osservare l’andamento del Pil per
abitante nelle diverse zone d’Italia. Come si vede <b>la
distribuzione del reddito va a beneficio del Nord-Ovest
industrializzato</b> (ricordando sempre che al contempo va a
beneficio dei ceti più ricchi), <b>a scapito del Sud e delle Isole</b>
che hanno osservato un impoverimento costante dall’Unità d’Italia
fino al 1951 (quando la situazione si inverte grazie agli
investimenti pubblici). Anche in questo caso, a fronte di una
crescita nulla, quote di ricchezza sono state quindi trasferite dal
Sud al Nord. Come prima, il fascismo ha agito al contrario di quando
avrebbe dovuto fare, ma soprattutto al contrario di quanto gli viene
oggi attribuito: <b>ha deindustrializzato e impoverito il Sud e ha
arricchito gli industriali del Nord</b> (impoverendo al contempo gli
operai che vi lavoravano). Per dirla con una terminologia
contemporanea, ha favorito l’1% a scapito del restante 99%.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La <b>povertà</b>, altro indicatore che testimonia l’incidenza
delle politiche fasciste, è aumentata ininterrottamente dal 1921 al
1948.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-fE4h1-WsVHk/Wp7YS5RUauI/AAAAAAAAF_M/-wQEIIo7v_AlIJDd7SsZfwjO_chHUFV0QCLcBGAs/s1600/fig_08_04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="498" data-original-width="700" height="454" src="https://3.bp.blogspot.com/-fE4h1-WsVHk/Wp7YS5RUauI/AAAAAAAAF_M/-wQEIIo7v_AlIJDd7SsZfwjO_chHUFV0QCLcBGAs/s640/fig_08_04.jpg" width="640" /></a></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-weight: normal;">Da Vecchi (2011), p.297</span></i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<b>I salari nel Ventennio</b></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
È possibile osservare l’effetto delle politiche fasciste
osservando l’andamento dei salari. Lo studio della Zamagni (1975)
sui salari durante il ventennio ci permette di capire quali siano
state le dinamiche.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<table cellpadding="2" cellspacing="0" style="width: 546px;">
<colgroup><col width="63"></col>
<col width="64"></col>
<col width="64"></col>
<col width="64"></col>
<col width="64"></col>
<col width="64"></col>
<col width="64"></col>
<col width="63"></col>
</colgroup><tbody>
<tr>
<td height="79" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>ANNI</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Salari reali giornalieri in
lire del 1938</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Indice 1913=100</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Variazione % annua</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Salari reali orari in lire
del 1938</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Indice 1913=100</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: 1px solid #000001; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="64"><div align="center" class="western">
<b>Indice Occupazione 1929=100</b></div>
</td>
<td style="border: 1px solid #000001; padding: 0cm 0.05cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>Ore lavorate</b></div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1911</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
11,30</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
88</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,13</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
88</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
10</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1912</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
12,02</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
93</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
6,37</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,20</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
93</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
10</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1913</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
12,87</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
100</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
7,07</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,29</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
100</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
10</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1914</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,00</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
109</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
8,78</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,40</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
109</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
10</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1915</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,42</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
112</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
3,00</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,44</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
112</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
10</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1916</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
12,60</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
98</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-12,63</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,15</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
89</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
11</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1917</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
12,07</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
94</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-4,21</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,10</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
85</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
11</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1918</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
11,60</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
90</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-3,90</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,05</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
81</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
11</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1919</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,14</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
118</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
30,51</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,89</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
147</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1920</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
16,69</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
130</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
10,23</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,09</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
162</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
93</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1921</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
17,34</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
135</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
3,89</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,31</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
192</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
81</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7,5</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1922</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
16,45</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
128</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-5,14</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,11</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
160</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
83</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7,8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1923</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
17,12</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
133</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
4,07</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,09</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
162</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
84</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8,2</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1924</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
17,02</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
132</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-0,59</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,00</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
155</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
92</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8,5</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1925</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
16,25</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
126</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-4,53</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,91</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
148</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
100</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8,5</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1926</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,84</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
123</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-2,53</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,84</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
143</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
102</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8,6</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1927</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
16,08</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
125</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,51</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,09</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
162</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
94</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7,7</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1928</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,93</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
116</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-7,16</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,08</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
161</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
98</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7,2</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1929</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,72</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
114</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-1,41</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,02</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
157</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
100</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7,3</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1930</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,62</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
114</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-0,68</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,09</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
162</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
97,8</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1931</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,74</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
114</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
0,82</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,17</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
168</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
88,8</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1932</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,80</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
115</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
0,40</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,20</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
170</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
78,5</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,7</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1933</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,76</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
122</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
6,48</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,27</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
176</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
79,4</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
7</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1934</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,92</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
123</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,01</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,31</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
179</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
82,9</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,9</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1935</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,35</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
111</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-9,87</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,26</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
175</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
93,9</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,4</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1936</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
13,98</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
109</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-2,58</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,23</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
173</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
94,9</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,3</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1937</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,81</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
115</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
5,93</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,27</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
176</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
104,5</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,5</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1938</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
14,28</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
111</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-3,58</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,26</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
175</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
110,7</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,3</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1939</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,51</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
121</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
8,61</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,37</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
184</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
114,2</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
6,6</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1940</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
18,71</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
145</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
20,63</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,35</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
182</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1941</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
17,08</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
133</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-8,72</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
2,13</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
165</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1942</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
15,95</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
124</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-6,62</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,99</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
154</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1943</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
13,91</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
108</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-12,79</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,65</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
128</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1944</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
5,16</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
40</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
-62,91</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
0,64</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
50</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="13" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1945</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
8,47</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
60</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
64,14</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,06</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
82</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
<tr>
<td height="12" style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" width="63"><div align="center" class="western">
<b>1946</b></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
11,27</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
88</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
33,05</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
1,41</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
109</div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: none; border-top: none; padding-bottom: 0cm; padding-left: 0.05cm; padding-right: 0cm; padding-top: 0cm;" valign="bottom" width="64"><div align="center" class="western">
<br /></div>
</td>
<td style="border-bottom: 1px solid #000001; border-left: 1px solid #000001; border-right: 1px solid #000001; border-top: none; padding: 0cm 0.05cm;" valign="bottom" width="63"><div align="center" class="western">
8</div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<style type="text/css">p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }</style>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Da
Zamagni (1975), p.532, 538, 542</i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>
<style type="text/css">blockquote { margin-left: 1cm; margin-right: 1cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 150%; text-align: justify; }blockquote.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; font-style: italic; }blockquote.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; font-style: italic; }blockquote.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.sdendnote-western { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 10pt; line-height: 150%; }p.sdendnote-cjk { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 10pt; line-height: 150%; }p.sdendnote-ctl { margin-left: 0.6cm; text-indent: -0.6cm; margin-bottom: 0cm; font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; line-height: 150%; }p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); line-height: 120%; text-align: left; }p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; }p.cjk { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }p.ctl { font-family: "Liberation Serif"; font-size: 12pt; }a.western:link { }a.cjk:link { }a.sdendnoteanc { font-size: 57%; }</style>
</i></div>
<div align="justify" class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Se si osserva il periodo pre-fascista</b> si possono osservare tre
movimenti: prima della Prima Guerra Mondiale, quando i salari sono in
aumento; durante il periodo bellico questi subiscono una forte
diminuzione (da 1,44 lire all’ora a 1,05); <b>durante il biennio
rosso ‘19-’21 si osserva un forte aumento</b>. Inoltre dopo la
guerra l’orario di lavoro viene ridotto a 8 ore giornaliere. In
quest’ultimo periodo i salari raddoppiano in termini orari (da 1,05
a 2,31) e aumentano di circa il 30% a livello giornaliero (da 11,60 a
17,34) in termini reali.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Su questo periodo Zamagni osserva:</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-style: normal;">Se
si aggiungono agli effetti degli aumentati costi di lavoro e della
crisi economica quelli (se non altro paventati) della tassazione dei
sovraprofitti di guerra, si hanno eloquenti elementi per valutare
quanto apparisse grave la situazione tra il 1920 e il 1922 al mondo
imprenditoriale, specialmente a quello dell’industria pesante, che
fu infatti il più largo di aiuti a Mussolini.”<sup>iv</sup></span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Il trend iniziato con il Biennio Rosso si inverte con la salita al
potere del fascismo</b>. Come si vede dalla tabella, il salario
giornaliero diminuisce costantemente dal picco del 1921 fino al 1927.
<b>Parallelamente si osserva un aumento del tempo di lavoro<sup>v</sup></b>.
A conferma di quanto osservato precedentemente, la prima fase del
fascismo fu caratterizzata da un programma economico ultra-liberale
in cui, con <b>le privatizzazioni e lo smantellamento del ruolo dello
stato in economia</b>, viene redistribuita la ricchezza dagli operai
verso gli industriali, con una compressione del salario e con
l’aumento del tempo di lavoro. La crescita, grazie alle politiche
fasciste, andò ad esclusivo beneficio delle classi possidenti.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Dopo l’inflazione post-bellica</b>, con conseguente svalutazione
della lira rispetto alle altre valute, <b>il regime decise una
rivalutazione della moneta nazionale</b>: in un famoso discorso a
Pesaro, Mussolini fissò quota 90 Lire contro una Sterlina. Senza la
variazione in termini nominali dei salari, grazie alla diminuzione
dell’inflazione, questi avrebbero potuto aumentare in termini
reali. <b>Il regime intervenne quindi in due occasioni tagliando i
salari </b>prima del 10% poi del 20%. Zamagni descrive così le
scelte politiche di Mussolini:</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-style: normal;">La
discesa dei prezzi che seguì la rivalutazione della lira presentò
al regime ormai consolidato la necessità di intervenire per una
decurtazione dei salari monetari, dato che non voleva alienarsi
l’appoggio della classe imprenditoriale scaricandole addosso il
peso della stabilizzazione monetaria concepita da Mussolini in
funzione prevalentemente politica. Nessuno poteva inoltre prevedere
allora che tali riduzioni non sarebbero rimaste affatto isolate. Si
inaugura così un periodo di sostanziale stagnazione dei salari reali
che, sia pur in mezzo ad inevitabili oscillazioni, dura fino al 1939.
Tale stagnazione è frutto di una deliberata politica di intervento
da parte del regime ogniqualvolta i salari reali mostravano una
tendenza ad allontanarsi troppo da un certo livello minimo
considerato “acquisito” - di sussistenza – e che si può
indicare intorno alle 15 lire del 1938.”</span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Ulteriori tagli ai salari furono fatti negli anni ‘30</b>. Per
tutto il decennio questi stagnarono, sotto l’effetto della crisi
economica e delle politiche del regime. Nonostante i provvedimenti
sociali (che determinarono però anche un aumento dei contributi) non
vi fu un miglioramento nella distribuzione del reddito.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-style: normal;">La
disaggregazione dei consumi nelle componenti principali rivela però
che il disagio delle classi più povere dovette essere ben maggiore,
se già dal 1924 i generi alimentari di origine vegetale iniziarono
la loro ripida discesa, fermatasi solo nel 1937; la crisi del 1927
venne registrata anche dai consumi di origine animale e dai grassi,
mentre i generi di vestiario declinarono solo dal 1930 in poi (la
spesa per l’abitazione, che sale violentemente dal 1926 al 1935,
lungi dal rivelare un miglioramento dello standard di vita, è indice
del fatto che una certa liberalizzazione dei canoni di affitto, da un
lato, e la loro rigidità monetaria, dall’altro, finirono col fare
incidere di più questo capitolo di spesa sul bilancio domestico, a
parità, o a deterioramento, di prestazioni).”<sup>vi</sup></span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
I salari si ripresero solo dal 1939 in poi grazie alla preparazione
dello sforzo bellico, e con il fine di assicurarsi l’appoggio dei
lavoratori alla guerra. Poco dopo furono però decimati dagli effetti
della partecipazione alla guerra. Il bilancio del ventennio è
racchiuso in un dato: <b>il livello salariale del 1946 era pressapoco
uguale a quello del 1911</b>. Vent’anni di fascismo hanno portato i
lavoratori indietro di oltre trent’anni.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Zamagni riassume questa tendenza di lungo periodo</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="western" style="line-height: 150%;">
“<span style="font-style: normal;">La
compressione salariale come condizione della via italiana
all’accumulazione venne restaurata con la forza, sì che essa durò
praticamente indisturbata per altri 25 anni e richiese poi altri
quindici anni per essere gradualmente posta in liquidazione, non
senza strascichi di notevole rilevanza.”<sup>vii</sup></span></blockquote>
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b>Conclusioni</b></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Appare chiaro che non ci sono basi per sostenere che il fascismo
abbia lavorato a beneficio del popolo italiano nel suo insieme, o
addirittura che abbia attuato politiche in favore delle classi
popolari. È invece chiaro che, dietro la retorica nazionalistica, si
celavano politiche apertamente di classe, atte a favorire una
redistribuzione del reddito e della ricchezza verso l’alto e a
ripristinare condizioni economiche tali per riavviare l’accumulazione
e permettere di competere con gli altri capitali nazionali. In
sostanza, <b>il fascismo, spezzando le organizzazioni dei lavoratori
e reprimendo le lotte, ha permesso di ridurre il costo del lavoro
fino a livelli di sussistenza</b>, creando così le condizioni
migliori per gli imprenditori italiani, dopo l’incubo (per loro)
del biennio rosso che seguiva gli echi della Rivoluzione d’Ottobre.</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
È oggi quindi importante <b>sfatare il mito, sempre più diffuso,
che un ritorno dell’estrema destra al potere possa essere di
beneficio per le classi popolari “autoctone”. </b>Questo non è
avvenuto storicamente e non avverrà oggi. <b>I referenti sociali di
queste forze</b> sono gli stessi del secolo scorso, e come allora,
dietro la retorica del “prima gli italiani”, <b>lavorano sempre
per ridurre il costo del lavoro in nome del sacrificio per la patria</b>.
</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
*<i>Ricercatore indipendente</i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
FONTI</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Mussolini, B., Discorso alla Camera dei Deputati, 21 Giugno 1921</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Kalecki, M., Aspetti politici del pieno impiego</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Vecchi, G., 2011, In ricchezza e in povertà. Storia del benessere
degli italiani dall’Unità ad oggi, il Mulino,</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Zamagni, V., "La dinamica dei salari nel settore industriale
1921-1939", Rivista Quaderni Storici (Maggio-Dicembre 1975),
n.29-30</div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<i>Note</i></div>
<div class="western" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div id="sdendnote1" style="text-align: justify;">
<div class="sdendnote-western">
<i>i<span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"> Mussolini,
B</span></span></span></span></i></div>
<i>
</i></div>
<i>
</i>
<br />
<div id="sdendnote2">
<i>
</i><br />
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<i>ii<span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"> Kalecki</span></span></span></span></i></div>
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">iii </span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">Gli
altri due grafici possono aiutare a caratterizzare altre due epoche
della storia economica e politica italiana. Il periodo ‘77-’91,
che rappresenta le ultime lotte sociali e gli anni ‘80 del
Pentapartito è caratterizzato da un tasso di crescita alto e da una
distribuzione in favore dei ceti bassi, che decresce al crescere del
reddito. Al contrario, il periodo ‘91-2008, corrispondente alla
Seconda Repubblica, con l’alternarsi di centro destra e centro
sinistra, vede i redditi bassi decrescere o stagnare, mentre
aumentano i redditi altissimi.</span></span></span></span></span></span></span></span></i></div>
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">iv Zamagni, p. 534-5</span></span></span></span></span></span></span></span></i></div>
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">v </span></span></span></span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="it-IT"><b>“</b></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">Già
nel 1923 Mussolini, pur riaffermando la giornata di 8 ore,
introdusse parecchi eccezioni; il 30 Giugno 1926 i datori di lavoro
vennero autorizzati a prolungare la giornata di lavoro da 8 a 9 ore
(cosa che era già praticamente in vigore in parecchi settori).
Gualerni afferma che le ore aggiuntive dovevano essere prestate
gratuitamente soltanto in quelle industrie, come le tessili, che
dovevano sostenere l’urto della concorrenza straniera.” Zamagni,
p. 536</span></span></span></span></i></div>
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT">vi </span></span></span></span></i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><i>Zamagni,
p. 547</i></span></span></span></span></div>
<div class="sdendnote-western" style="text-align: justify;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><i>vii </i></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><i>Zamagni,
p. 535</i></span></span></span></span><br />
<span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"><i><span style="color: black;"><span style="font-family: "liberation" serif , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="it-IT"></span></span></span></span></i></span></span></span></span></div>
</div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-50760601297563932152017-01-25T13:21:00.001+01:002017-01-25T13:24:21.935+01:00Un “segreto” ben conservato: Washington è dietro il brutale esperimento indiano per abolire la maggior parte delle banconote.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-P2FMeKG7qmM/WIiXPJwFW1I/AAAAAAAAE3I/sNgTmB0O7EUb5q1J4UGYlr7kT4A4WlqVwCLcB/s1600/demonetisation_pti-m.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="177" src="https://3.bp.blogspot.com/-P2FMeKG7qmM/WIiXPJwFW1I/AAAAAAAAE3I/sNgTmB0O7EUb5q1J4UGYlr7kT4A4WlqVwCLcB/s320/demonetisation_pti-m.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Traduzione dell'articolo: <a href="https://rwer.wordpress.com/2017/01/03/a-well-kept-open-secret-washington-is-behind-indias-brutal-experiment-of-abolishing-most-cash/" target="_blank">A well-kept open secret: Washington is behind India’s brutal experiment of abolishing most cash</a><br />
<br />
di Norbert Haering (Co-Fondatore della World Economics Association e giornalista economico ed ex-opinionista economico del giornale tedesco Handelsblatt. Vincitore 2014 del premio della Keynes-Gesellschaft)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
All'inizio di Novembre, senza preavviso, il governo indiano ha dichiarato invalide le due più grandi banconote in circolazione, abolendo oltre l'80% in valore del denaro circolante. Tra la commozione e lo scandalo che questo ha causato, nessuno sembra aver notato il ruolo decisivo che ha giocato Washington in tutto questo. Ed è sorprendente, poiché il ruolo di Washington è stato nascosto solo superficialmente.<br />
<br />
Il Presidente americano Barack Obama ha dichiarato che a collaborazione con l'India era una priorità della sua politica estera. La Cina deve essere limitata. Nel contesto della collaborazione, l'agenzia americana per lo sviluppo USAID ha negoziato un accordo di cooperazione con il Ministero indiano della Finanze. Una di queste ha dichiarato l'obiettivo di restringere l'uso del contante in favore dei pagamenti digitali, in India e nel mondo.</div>
<a name='more'></a><br />
<div style="text-align: justify;">
L'8 Novembre, il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha annunciato che le due più grandi banconote non potevano essere più usa per i pagamenti con effetto quasi immediato. I possessori potevano recuperare il proprio valore solamente mettendole in un conto corrente bancario prima che il breve periodo di grazia terminasse. La quantità di denaro contante che le banche erano autorizzate a distribuire ai clienti individuali è stata fortemente ridimensionata. Circa la metà degli indiani non ha un conto corrente bancario e molti non hanno nemmeno una banca nelle vicinanze. L'economia è largamente basata sul contante. Così è seguita una grave scarsità di contante. Quelli che ne hanno sofferto di più sono stati i poveri e i più vulnerabili. Hanno aggiunto loro ulteriori difficoltà nel guadagnarsi la propria povera vita nel settore informale o nel pagare beni essenziali e servizi, quali il cibo, le medicine, o gli ospedali. Il caos e le frodi hanno regnato da Dicembre in poi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nemmeno quattro settimane prima di questo assalto agli indiani, USAID aveva annunciato il lancio di “Catalyst: Inclusive Cashless Payment Partnership” (Partnership per i pagamenti senza contanti inclusivi NdT), con l'obiettivo di effettuare un salto quantistico nei pagamenti senza contanti in India. L'annuncio del 14 Ottobre afferma che Catalyst “segna la prossima fase della collaborazione tra USAID e il Ministero delle Finanze indiano per facilitare l'inclusione finanziaria universale”. L'annuncio non appare (più ?) nella lista dei comunicati stampa del sito di USAID. Nemmeno filtrando con la parola “India”. Per trovarlo sembra che si debba sapere che esista, e trovarlo tramite una ricerca web. Infatti, questi ed altri annunci, che sembravano prima piuttosto noiosi, sono diventati ora molto più interessanti e rivelatori dopo l'8 Novembre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Leggendo l'annuncio con il senno di poi, diventa ovvio che Catalyst e la collaborazione di USAID con il Ministero delle Finanze, da cui Catalyst è nato, non sono altro che fronti che sono stati usati per essere capaci di preparare l'assalto a tutti gli indiani che usano banconote senza generare sospetti. Anche il nome Catalyst suona molto più inquietante, una volta che si sa quello che è successo il 9 Novembre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il direttore del Progetto di Incubazione di Catalyst è Alok Gupta, che era Amministratore Delegato del World Resources Institute a Washington, che ha USAID come sponsor principale. É anche uno dei membri fondatori del gruppo che ha sviluppato Aadhaar, il sistema tipo Grande Fratello per l'identificazione biometrica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo il report dell'Indian Economic Times, USAID si è impegnata a finanziare Catalyst per tre anni. L'ammontare del finanziamento resta segreto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Badal Malick era il Vice Presidente del più importante sito di acquisti on line, Snapdeal, prima di essere nominato Direttore Generale di Catalyst. Così ha commentato:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“La missione di Catalyst è quella di risolvere i problemi della coordinazione multipla che hanno bloccato la penetrazione dei pagamenti digitali tra i commercianti e tra i consumatori a basso reddito. Non vediamo l'ora di creare un modello sostenibile e replicabile. (…) Sebbene ci siano stati (…) una spinta concertata per i pagamenti digitali da parte del Governo, che ancora un ultimo miglio da percorrere per quanto riguarda l'accettazione da parte dei commercianti e i temi del coordinamento. Vogliamo portare un approccio olistico a questi problemi”.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Dieci mesi dopo</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Il problema della coordinazione multipla e il tema dell'ecosistema del denaro che Malick ha menzionato è stato analizzato da un report che USAID ha commissionato nel 2015 e che ha presentato a Gennaio 2016 nel contesto della collaborazione contro le banconote con il Ministero delle Finanze indiano. Il comunicato stampa di questa presentazione manca anch'esso dalla lista dei comunicati stampa di USAID. Il titolo dello studio era “Oltre il contante”.</div>
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“I commercianti, come i consumatori, sono intrappolati nell'ecosistema del contante, che inibisce il loro interesse” nei pagamenti digitali, si dice nel rapporto. Poiché pochi accettano i pagamenti digitali, pochi consumatori vi sono interessati, e poiché pochi consumatori usano i pagamenti digitali, pochi commercianti lo ritengono interessante. Dato che banche e fornitori di pagamenti richiedono commissioni per l'equipaggiamento da usare o anche solo per provare i pagamenti digitali, è necessario un forte impulso esterno per raggiungere un livello di penetrazione delle carte che crei un mutuo interesse da parte da entrambe le parti nell'opzione di pagamenti digitali.</div>
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Si è scoperto in Novembre che il cosiddetto “approccio olistico” per creare questo impulso consisteva nel distruggere l'ecosistema-contante per un tempo limitato e per prosciugarlo poi lentamente, limitando la disponibilità di contante da parte delle banche per i clienti individuali. Poiché l'assalto doveva essere una sorpresa per raggiungere i suoi pieni risultati, lo studio “Oltre il contante” e i protagonisti di Catalyst non potevano descrivere apertamente i loro piani. Hanno usato un espediente furbo per nascondersi e per essere in grado di fare apertamente le operazioni necessarie, anche quella di consultare esperti. Hanno continuamente parlato di un esperimento regionale sul campo che stavano visibilmente pianificando.</div>
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“L'obiettivo è quello di prendere una città e di aumentare i pagamenti digitali di dieci volte in 6-12 mesi” ha detto Malick meno di quattro settimane prima che la maggior parte del contante fosse abolito in tutta l'India. Per non essere limitati a una sola città nella preparazione, lo studio “Oltre il contante” e Catalyst continuano a parlare di un arco di regioni che stanno prendendo in esame, chiaramente per decidere successivamente quale sarebbe la città migliore o la regione per il loro esperimento sul campo. Solo in Novembre è diventato chiaro che l'India intera sarebbe stata il vitello da ammazzare nel percorso globale per mettere fine al ricorso al contante. Leggendo le affermazioni dell'Ambasciatore Jonathan Addleton, Direttore di Missione per USAID in India, con il senno di poi, diventa chiaro quello che annunciò sommessamente quando disse quattro settimane prima:</div>
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“L'india è in prima linea nello sforzo globale per digitalizzare le economie e creare nuove opportunità economiche che si estendano alle popolazioni “difficili da raggiungere”. Catalyst sosterrà questi sforzi concentrandosi sula sfida di rendere gli acquisti giornalieri senza contante”</div>
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<b>Veterani della guerra ai contanti in azione</b></div>
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Quali sono le istituzioni dietro questo decisivo attacco al contante? Nella presentazione del suo studio USAID ha dichiarato: “Oltre 35 organizzazioni internazionali, americane ed indiane, hanno collaborato con il Ministero delle Finanze e con USAID in questa iniziativa”. Sul sito catalyst.org si può vedere che esse sono prevalentemente fornitori di IT (tecnologia dell'informazione) e fornitori di servizi di pagamento che vogliono fare soldi dai pagamenti digitali o dai dati da esso generati. Molti sono veterani di quello che un alto dirigente della Bundesbank ha chiamato “la guerra al contante di istituzioni finanziarie “interessate””. Includono Better Than Cash Alliance, the Gates Foundation (Microsoft), Omidyar Network (eBay), the Dell Foundation Mastercard, Visa, Metlife Foundation.</div>
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<b>La Better Than Cash Alliance</b></div>
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La Better Than Cash Alliance (L'Alleanza meglio del contante), che include USAID tra i membri, è menzionata per prima per una ragione. È stata fondata fondata nel 2012 per restringere il contante su scala globale. Il segretariato ha sede presso il United Nations Capital Development Fund (UNCDP) a New York, cosa che potrebbe trovare un senso nel fatto che questa povera e piccola organizzazione delle Nazioni Unite era contenta di avere la Fondazione di Bill Gates in uno dei suoi due esercizi precedenti e la fondazione MasterCard come suo donatore più generoso.</div>
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I membri dell'alleanza sono grandi istituzioni degli Stati Uniti che avrebbero beneficiato maggiormente dal restringimento del ruolo del contante, per esempio società di carte di credito come Mastercard e Visa, ma anche istituzioni americane i cui nomi ricorrono spesso nei libri sulla storia dei servizi segreti degli Stati Uniti, cioè la Fondazione Ford e USAID. Un importante membro è anche la Fondazione Gates. Omidyar Network del fondatore dei Ebay Pierre Omidyar e CitiBank sono importanti sostenitori. La maggior parte di queste sono individualmente anche collaboratori dell'attuale USAID-India-Initiative per mettere fine alla dipendenza sul contante in India ed oltre. L'Iniziativa e il programma Catalyst sembrano poco più che delle estensioni della Better than Cash Alliance, rafforzata dalle organizzazioni indiane ed asiatiche con forti interessi in una forte diminuzione del contante.</div>
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<b>La Banca Centrale indiana e i Chicago Boys del FMI</b></div>
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La collaborazione per preparare il divieto di utilizzo della maggior parte del contante in India coincide più o meno con il mandato di Raghuram Rajan a capo della Banca Centrale indiana dal Settembre 2013 al Settembre 2016. Rajan è stato, ed ora è di nuovo, un professore di economia all'Università di Chicago. Dal 2003 al 2006 è stato capo economista del Fondo Monetario Internazionale a Washington (questo è un punto del suo Cv che condivide con un altro soldato della guerra al contante, Kenneth Rogoff). È membro del Gruppo dei Trenta, un'organizzazione che raggruppa rappresentanti di alto livello delle maggiori istituzioni finanziarie mondiali per condividere opinioni e progetti con i presidenti delle più importanti banche centrali, a porte chiuse e e senza verbali. Diventa sempre più chiaro che il Gruppo dei Trenta è uno dei coordinamenti principali nella guerra al contante. I suoi membri includono altri soldati come Rogoff e Larry Summers ed altri.</div>
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Raghuram Rajan ha ampie ragioni di aspettarsi un'ulteriore salita nei ranghi più alti della finanza internazionale così come ha ragioni di giocare anche a Washington. È già stato presidente della American Finance Association e destinatario del premio Fisher-Black per la ricerca finanziaria. Ha vinto premi retribuiti di Infosys per la ricerca economica e di Deutsche Bank per l'economia finanziaria così come il premio Financial Times/Goldman Sachs per il miglior libro di economia. È stato nominato indiano dell'anno dal NASSCOM e banchiere centrale dell'anno da Euromoney e dalla rivista “The Banker”. È considerato un possibile successore di Christine Lagarde alla testa del FMI, ma si può certamente attendere di essere considerato per posti di vertice nella finanza internazionale.</div>
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Come governatore della Banca Centrale era molto rispettato e ammirato dal settore finanziario, ma poco apprezzato dai manager del settore produttivo, nonostante la sua attitudine per la deregolazione e per le riforme economiche. La ragione principale erano le sue politiche monetarie restrittive che ha introdotto e fortemente difeso. Dopo essere stato fortemente criticato dai ranghi del partito di governo, ha dichiarato a Giugno che non avrebbe cercato un secondo mandato a Settembre. Più tardi ha detto al New York Times che avrebbe voluto restare, ma non per un intero mandato, e che il Premier Modi non aveva accettato. L'ex Ministro del Commercio Swamy ha detto nel momento della partenza di Rajan che questa avrebbe reso felice molti industriali:</div>
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“sicuramente lo volevo fuori dal posto di presidente, e ho l'ho detto chiaramente al primo ministro, l'ho detto il più chiaramente possibile. (…) i suoi ascoltatori erano essenzialmente in occidente, e i suoi ascoltatori in India era la società occidentale trapiantata. Gente veniva in delegazione a casa mia chiedendomi di fare qualcosa”.</div>
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<b>Doveva succedere un disastro</b></div>
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Se Rajan era coinvolto nella preparazione di questo assalto per dichiarare illegale la maggior parte delle banconote indiane – e dovrebbero esserci pochi dubbi che, dati i suoi collegamenti personali e istituzionali e l'importanza delle Banca Centrale nella fornitura di contante – aveva ampie ragioni per restare lontano dai riflettori. Dopotutto nessuno di quelli fortemente coinvolti nella materia si sarebbe stupito che questo sarebbe finito nel caos e in grosse difficoltà, specialmente per la maggioranza povera e rurale degli indiani, che erano segnalati come i presunti beneficiari di questo mal nominato percorso di “inclusione finanziaria”. USAID e i suoi collaboratori avevano analizzato a fondo la situazione e avevano scoperto nello studio “oltre il contante” che il 97% delle transazioni erano fatte in contanti e che solo il 55% degli indiani ha un conto in banca. Hanno anche trovato che anche di questi conti correnti, solo il 29% era stato usato negli ultimi 3 mesi.</div>
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Tutto questo era ben conosciuto e era chiaro che l'abolizione improvvisa del contante averebbe causato problemi grossi e anche esistenziali per molti commercianti e produttori e a molte persone in remote regioni senza banche. Quando fu attuato, è diventato ovvio quanto fossero false le promesse di inclusione finanziaria della digitalizzazione dei pagamenti e del restringimento del contante. Semplicemente non c'è altro mezzo di pagamento che possa competere con il contante nel permettere a tutti quelli che affrontato tali dure difficoltà di partecipare ad un'economia di mercato.</div>
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Tuttavia, per Visa, Mastercard e altri fornitori di servizi di pagamento, che non sono toccati da questi problemi esistenziali delle vaste masse, l'assalto al contante probabilmente diventerà un grande successo, in un forte progresso dei pagamenti digitali in una regione prova. Dopo questo caos e con tutte le perdite che hanno dovuto sopportare, tutti i commercianti che se lo possono permettere, sicuramente accetteranno pagamenti digitali in futuro. E i consumatori, che hanno visto restringersi la quantità di contante che possono ottenere dalle banche, useranno l'opportunità di pagare con le carte, a grande beneficio di Visa, di Mastercard e degli altri membri della Better than cash Alliance.</div>
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<b>Perché Washington sta combattendo una guerra globale al contante</b></div>
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Gli interessi affaristici delle aziende americane che dominano il settore delle telecomunicazioni e dell'informatica e dei sistemi di pagamento sono ragioni importanti per lo zelo del governo americano nella spinta a ridurre l'uso del contante a livello mondiale, ma ma non è l'unica ragione e potrebbe non essere la più importante. Un altro motivo è il potere di sorveglianza che accompagna l'aumento dell'uso dei pagamenti digitali. Le organizzazioni dell'intelligence americana e le compagnie tecnologiche possono sorvegliare tutti i pagamenti internazionali attraverso le banche e possono monitorare la maggior parte del flusso generale di dati digitali. I dati finanziari tendono ad essere i più importanti e di maggior valore.</div>
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Ancora più importante, lo stato del dollaro come moneta mondiale di riferimento e il dominio delle imprese americane nella finanza internazionale fornisce al governo americana un tremendo potere su tutti i partecipati al sistema finanziario formale senza contante. Rende tutti conformi alle leggi americane piuttosto che alle loro locali o alle regole internazionali. Il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha recentemente pubblicato una notizia che descrive come è stato che un impiegato (tedesco) della impresa di factoring Geran, compiendo un lavoro completamente legale con l'Iran, sia stato messo sulla lista americana dei terroristi, che significa che sarà a loro chiuso la maggior parte del sistema finanziario e pure perché alcune imprese della logistica non trasporteranno più il loro materiale. Una grande banca tedesca è stata costretta a licenziare diversi dipendenti su richiesta USA, che non avevano fatto niente di sbagliato o illegale.</div>
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Ci sono molti altri esempi. Qualsiasi banca attiva a livello internazionale può essere ricattata dal governo Usa ad eseguire i suoi ordini, poiché la revoca della licenza per eseguire i propri affari negli Usa o in dollari significa di fatto farla chiudere. Pensate alla Deutsche Bank, che ha negoziato con il Tesoro Usa per mesi se pagare una multa di 14 Miliardi di dollari e probabilmente o fallirà oppure si arriverà a 7 Miliardi e sopravviverà. Se hai il potere di provocare una bancarotta delle più grandi banche o di grandi paesi, hai il potere anche sui loro governi. Questo potere potere attraverso il dominio sul sistema finanziario e i dati associati è già tra noi. Meno contante usiamo, più diffuso e tranquillo sarà, poiché l'uso del contante è la via principale per scampare a questo potere.</div>
<br />
<br />Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-38424524571617933102016-02-04T12:49:00.002+01:002016-02-04T12:55:02.964+01:00Un bilancio della Riforma Fornero. Ipotesi sugli effetti del Jobs Act di Renzi<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://2.bp.blogspot.com/-EjSFEZQiD_8/VrM5ZOodxaI/AAAAAAAAEcg/pfwQYs_VdPs/s1600/elsa-fornero-piange.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-EjSFEZQiD_8/VrM5ZOodxaI/AAAAAAAAEcg/pfwQYs_VdPs/s320/elsa-fornero-piange.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Fornero che piange mentre annuncia le riforme</td></tr>
</tbody></table>
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Sono ormai passati quasi 5 anni dalla Riforma Fornero del mercato del lavoro. Quella riforma aveva come obiettivo quello di ridurre la disoccupazione in Italia e di ridurre il dualismo del mercato del lavoro (cioè la forte differenza di diritti tra contratti a tempo indeterminato e gli altri contratti). Una riforma che ha inciso così profondamente nel diritto del lavoro, ha ottenuto i risultati che si prefiggeva? E a partire da quei risultati, cosa possiamo dire del Jobs Act di Renzi?</div>
<a name='more'></a><br />
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Un'analisi degli effetti della Riforma Fornero ci viene fornita da questo articolo pubblicato tra gli studi della Confederazione Europea dei Sindacati.</div>
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Gli obiettivi della riforma erano sostanzialmente due : ridurre la disoccupazione; ridurre il dualismo nel mercato del lavoro italiano. Partiamo da un'analisi del mercato del lavoro italiano prima della riforma e delle trasformazioni che aveva ricevuto nei 15 anni precedenti.</div>
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<b>Le riforme Treu e Biagi</b><br />
<br />
È difficile descrivere il mondo del lavoro italiano in poche parole. Mi concentro su alcuni dati citati nell'articolo. Fin dagli anni '90 il lavoro in Italia si differenziava da quello di altri paesi per una disoccupazione più alta che altrove e per un tasso di partecipazione molto basso rispetto a quello europeo: solo il 51% della popolazione lavorava. Inoltre solamente il 57% dei lavoratori beneficiava del contratto a tempo indeterminato. A fronte di questo dato c'era una forte diffusione delle Partite Iva (32%) e dei contratti atipici (i Co.co.co). La protezione contro i licenziamenti ingiustificati copriva solo i lavoratori a tempo indeterminato in imprese sopra i 15 dipendenti (44%).<br />
<br />
Le riforme Treu (governo Prodi, centro sinistra) e Biagi/Maroni (governo Berlusconi, centro destra) si sono proposte di modificare questa situazione creando nuovi contratti a tempo determinato (quindi non protetti contro i licenziamenti) e favorendoli rispetto a quelli a tempo indeterminato. Come sottolinea l'autore, la forte opposizione sindacale alla modifica dell'art. 18 ha impedito di lavorare sul cuore del problema: tutti ricordiamo i 3 milioni di persone della manifestazione a Roma.<br />
<br />
Dal 1999 al 2007 (anno prima dell'inizio della crisi) l'occupazione è cresciuta di circa 2 milioni e mezzo di posti di lavoro. Di questi 2,3 Milioni non sono contratti a tempo indeterminato. La disoccupazione è così scesa al 6,1% e il tasso di partecipazione è cresciuto al 65%. Quindi queste riforme sono riuscite? Non sembra. Questo aumento sembra sia stato causato (oltre che dalla crescita economica) dalla regolarizzazione di contratti irregolari, a partire da quelli di lavoratori stranieri (oltre 900 mila tra il 2000 e il 2005).</div>
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<b><br />L'occupazione nella Grande Crisi</b><br />
<br />
La variazione del tasso di disoccupazione durante la Grande Crisi del 2008-2013 (l'ultimo anno preso in considerazione dall'articolo) può essere divisa in due periodi.<br />
<br />
Nel primo periodo, dal 2008 al 2011, la disoccupazione non varia in maniera sostanziale. In Italia passa dal 6,7% al 8,4%, nonostante l'economia abbia una caduta considerevole (specie nel 2009). Dopo la riforma Fornero, che viene varata nel 2011, la disoccupazione passa, in soli due anni, dal 8,4% al 12,7%, con un aumento di quasi il 50%. Una conseguenza politica di questa variazione sarà che, purtroppo, permarrà nella memoria dei lavoratori un ricordo positivo degli ultimi anni del Governo Berlusconi, un momento in cui, nonostante la crisi, l'occupazione aveva resistito. Mentre il giudizio sarà radicalmente negativo su tutti i governi che sono seguiti (Monti, Letta e Renzi).<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-Nh2jb4cuOAc/VrM6mTc_lJI/AAAAAAAAEco/yhUa2m6Hkm8/s1600/disocc-Europa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="176" src="https://4.bp.blogspot.com/-Nh2jb4cuOAc/VrM6mTc_lJI/AAAAAAAAEco/yhUa2m6Hkm8/s400/disocc-Europa.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Un dato da notare è che nello stesso periodo (2008-2013) la disoccupazione in Germania diminuisce: questa passa dal 7,4% al 5,2%, diminuendo quindi del 30%. È vero che in questi numeri sono compresi i Mini Job, lavori a basso salario e sovvenzionati dallo stato. In ogni caso si assiste a una redistribuzione dell'occupazione a beneficio della Germania, che sembra “beneficiare” della crisi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-UZJSnanWjdo/VrM6rVXIo2I/AAAAAAAAEcs/xxJ-tvubGqQ/s1600/occupaz-europa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="177" src="https://2.bp.blogspot.com/-UZJSnanWjdo/VrM6rVXIo2I/AAAAAAAAEcs/xxJ-tvubGqQ/s400/occupaz-europa.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<b><br />Gli effetti della Riforma Fornero</b><br />
<br />
L'evento che marca una rottura rispetto al periodo precedente e che da' il via (tra l'altro) alla riforma Fornero (ministro del governo Monti, succeduto a Berlusconi) è la lettera di Trichet e Draghi (rispettivamente governatore uscente e neo governatore della Bce) al governo italiano. Tra le altre cose questi chiedono esplicitamente <br />
<br />
“<i>C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.</i>”[1]<br />
<br />
Appare chiaro quindi il riferimento all'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Qui, a parere dei due governatori, sta la causa della persistente disoccupazione italiana. Le pressioni della finanza internazionale sul debito italiano, la lettera dei due governatori e la debolezza del sindacalismo italiano sono finalmente riusciti a ottenere la riforma della protezione dai licenziamenti che veniva chiesta da oltre 30 anni. Come osserva l'autore<br />
<br />
“<i>La riforma Fornero ha in qualche modo cambiato la direzione delle politiche del lavoro in Italia. Se i tentativi precedenti si concentravano nella flessibilità ai margini, la Riforma Fornero si propone di correggere l'asimmetria tra lavoratori dipendenti e atipici. Con la modifica dell'art.18 è la prima volta che la protezione dell'occupazione viene ridotta per i lavoratori a tempo indeterminato</i>”[2]<br />
<br />
Ma quali sono gli effetti della Riforma? Da un punto di vista occupazionale, la riforma non ha avuto alcun impatto[3]. In altri termini, non sono stati creati nuovi posti di lavoro grazie alla maggiore possibilità di licenziare. <br />
<br />
In termini di riequilibrio verso i contratti a tempo indeterminato, la Riforma ha avuto gli effetti sperati? A guardare i dati ha avuto conseguenze negative. I contratti a tempo indeterminato, che prima della riforma erano il 20% di tutti i contratti sottoscritti, sono diventati il 16% a fine 2013.<br />
<br />
Inoltre non è aumentata la percentuale di quelli che sono passati dai contratti atipici a quelli a tempo indeterminato: chi ha un contratto atipico continuerà a firmare contratti atipici anche dopo la Riforma Fornero.<br />
<br />
La conclusione dell'autore è che <br />
<br />
“ <i>La Riforma Fornero si poneva come obbiettivo quello di affrontare due principali problemi, dell'aumento della disoccupazione dell'utilizzo dei contratti atipici.[…] Per due decenni l'art.18 è stato accusato di essere il principale ostacolo al raggiungimento di questi due obiettivi. L'analisi delle tendenze passate dell'occupazione in Italia non supportano questa tesi. Come non li supportano i cambiamenti osservati nel breve periodo dal 2012. Infatti la disoccupazione continua ad aumentare e l'occupazione a diminuire. I contratti temporanei restano la prima scelta dei datori di lavoro poiché la proporzione di lavoratori temporanei rimane costante e il numero di nuovi contratti temporanei aumenta. E il passaggio dai temporanei ai tempi indeterminati non è cambiata dopo la modifica dell'art.18</i>”[4]<br />
<br />
A partire dall'analisi della Riforma Fornero si possono azzardare alcuni giudizi sulla recente riforma “Jobs Act” del Governo Renzi?<br />
<br />
“<i>La conclusione è che qualsiasi soluzione politica che si concentra sulla riduzione della protezione del lavoro difficilmente porterà risultati positivi. Questo è un risultato importante al momento, poiché il Governo Renzi, con il Jobs Act del 2015, si è mosso nella stessa direzione con la cancellazione dell'art.18 per i neo assunti. Qualsiasi soluzione politica che abbia come obiettivo quello di affrontare i problemi dell'occupazione in Italia dovrebbe partire dall'affrontare i problemi strutturali nell'economia italiana, cioè prima di tutto le differenze tra Nord e Sud e il bisogno di una transizione verso nuove attività economiche</i>”[5]<br />
<br />
<br />
<b>Consigli di lettura sull'argomento:</b><br />
<b>La maggiore precarietà non riduce la disoccupazione. Appunti per Mario Monti, Elsa Fornero (e Giuliano Ferrara)</b>, E. Brancaccio: <a href="http://www.emilianobrancaccio.it/2012/02/03/la-maggiore-precarieta-non-riduce-la-disoccupazione/" target="_blank">http://www.emilianobrancaccio.it/2012/02/03/la-maggiore-precarieta-non-riduce-la-disoccupazione/</a><br />
<br />
<b>Recensione: A cosa serve l’articolo 18</b> <a href="http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/05/recensione-cosa-serve-larticolo-18.html" target="_blank">http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/05/recensione-cosa-serve-larticolo-18.html </a><br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Martin Myant, 2016.
"<b><a href="https://ideas.repec.org/p/etu/wpaper/14738.html">Italy's labour market reforms of 2012: did they reduce unemployment?</a></b>,"
<a href="https://ideas.repec.org/s/etu/wpaper.html">Working Papers</a>
14738, European Trade Union Institute (ETUI).<br />
<br />
<b>Note</b><br />
<br />
[1] <b>Il testo della lettera della Bce al Governo italiano</b> <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml" target="_blank">http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml</a><br />
[2] Myant, Pag. 23<br />
[3] Myant, pag. 25<br />
[4] Myant, Pag. 31<br />
[5] Myant, Pag. 32 </div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-68935292182679534542016-01-20T18:27:00.000+01:002016-01-20T18:32:58.447+01:00L'Alta Velocità Torino-Lione : la pianificazione ecologica in atto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-_yDme0UWbmM/Vp_CdaR9_wI/AAAAAAAAEaA/8GYQuTCwso8/s1600/tav-torino-lione-480x308.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="205" src="http://4.bp.blogspot.com/-_yDme0UWbmM/Vp_CdaR9_wI/AAAAAAAAEaA/8GYQuTCwso8/s320/tav-torino-lione-480x308.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
di Alan Ruiz (Segr. Del Pcf per l'Alta Savoia e ferroviere)<br />
<br />
Apparso sulla rivista <a href="http://revue-progressistes.org/2014/05/10/la-transalpine-lyon-turin-la-planification-ecologique-en-actes-alain-ruiz/" target="_blank">Progressistes</a> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La linea Torino-Lione è un “grande progetto inutile”? Eppure si tratta di un progetto essenziale per liberare le valli delle Alpi dall'inquinamento stradale, soprattutto dei camion. Più in generale contribuisce a ridurre le emissioni dei gas a effetto serra e di creare lavori stabili e di qualità.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
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Il collegamento ferroviario Lione – Torino è l'anello mancante della futura grande rete ferroviaria transeuropea. Ritenuto dal 1994 uno dei 14 progetti prioritari in Europa, dovrà permettere di collegare la Manica, la regione di Parigi, la penisola iberica e le città francesi delle Alpi e del Rhone alla pianura padana e ai paesi dell'Europa dell'est. I lavori sono cominciati solo per le gallerie esplorative e il collegamento non sarà operativo prima del 2025. Ora, il progetto era stato ufficializzato all'incontro del 20 Gennaio 2001 e un Trattato bilaterale ratificato dai parlamenti italiano e francese ne prevedeva la messa in funzione nel 2015. Un progetto che quindi sconta un ritardo di almeno 10 anni.</div>
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<b>Il progetto AV Lione-Torino, anello essenziale per il traffico ferroviario in Europa</b></div>
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<b>La linea del Moncenisio, principale imbuto tra l'Italia e la Francia</b></div>
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Inaugurata nel 1871, la linea storica tra la Francia e l'Italia attraversa le Alpi. Da Lione va verso Chambéry e Saint Jean de Maurienne, poi sale a Modane per imboccare il tunnel del Moncenisio prima di scendere verso Susa e Torino. Tra St-Jean-de-Maurienne e Bussoleno, la linea incontra delle limitazioni importanti, dovute al percorso e al profilo della linea, all'assenza di vie di fuga, alla differenza di sistemi di segnalazione, di elettrificazione, di scarto, ma anche limitazioni giuridiche e regolamentarie, con specifiche misure di sicurezza all'interno del tunnel e con una classificazione della linea “a forte pendenza”. I trasporti di merci sono particolarmente toccati, con dei limiti di peso trasportato, una velocità massima di 40 chilometri all'ora e delle rotture di carico sulle rampe di St-Jean-de-Maurienne e Modane, combinate con un cambiamento di corrente incompatibile con la maggior parte delle locomotive francesi. Così numerosi treni merci sono “bloccati”, fermati per più di 24 ore, prima di poter salire nel tunnel, e i binari di St-Jean-de-Maurienne e di St Avre costituiscono il principale imbuto per i trasporti internazionali verso l'Italia.</div>
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I trasporti di merci nell'arco alpino non smettono di crescere; in 10 anni sono cresciuti globalmente del 20,5%. Sulla tratta franco-italiana una combinazione di eventi eccezionali – incendi drammatici, chiusura del tunnel autostradale del Monte Bianco nel marzo 1999, lavori nel tunnel ferroviario del Frejus dal 2002 al 2011 – hanno reso meno chiara l'evoluzione della linea in questo periodo. Nel 1992 Modane era la prima stazione internazionale francese, e fino al 2000 il tonnellaggio sulla linea storica non aveva smesso di aumentare. Da allora fluttua al ritmo delle sostituzioni di itinerario.</div>
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Con 1'338'000 automezzi pesanti e 17,8 Milioni di tonnellate nel 2010, il solo tunnel stradale di Ventimiglia è il secondo passaggio transalpino stradale dell'Europa. Ed è arrivato a saturazione.</div>
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<b>Il trasporto transalpino, una sfida per tutta l'Europa</b></div>
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La sfida è quella di ottenere un trasferimento modale, dalla strada verso la ferrovia. Tra il 1991 e il 2001, il trasporto di merci in Francia è cresciuto del 34%, il trasporto stradale del 60% e quello ferroviario è diminuito del 35%. Una catastrofe per le emissioni di gas serra, conseguenza dell'apertura al libero mercato delle ferrovie, alla distruzione della SNCF (ndt la compagnia ferroviaria pubblica francese), la gestione compartimentata e l'abbandono della politica dei grandi volumi (abbandono dei flussi non sufficientemente remunerati).</div>
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La distanza ottimale per l'opzione ferroviaria è attualmente di almeno 600 Km. Al di sotto, il vantaggio è degli automezzi pesanti. Da qui la necessità di incentivare lo sviluppo delle linee a grande distanza, che implica una migliore interoperabilità dei sistemi ferroviari europei. Una misura essenziale è l'introduzione di un sistema europeo di gestione del traffico ferroviario ERTMS, che sostituirà tutti i sistemi di segnalazione del continente e che promuoverà un trasporto più performante sotto tutti i punti di vista. Con questo sistema, l'interpenetrazione degli agenti e delle locomotive sarà possibile e permetterà di avere dei corridoi ferroviari europei. Tra i sei corridoi prioritari, due attraversano la Francia e si riuniscono a Lione: il C (Anversa- Lione, 1840 Km) e il D (Valencia-Lione-Torino-Budapest, di 3000 km).</div>
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Una linea ferroviaria Lione-Torino conforme al ERTMS e che sfugga ai vincoli della linea storica del Moncenisio, costituisce un collegamento transeuropeo indispensabile per porre fine al “sempre sui Tir” e per rispondere alle sfide ecologiche. La soluzione è ovviamente quella di una linea ad Alta Velocità attraverso il tunnel di base. Un tunnel lungo e costoso, ma che eviterà discese e rotture di carico e che permetterà di ridurre il tempo del tragitto Lione-Torino da 4 ore e 17 a 1 ora e 45 e di liberare la linea storica per i treni regionali, poiché sulla parte Lione-Chambery questa linea è oggi satura. Alleggerita dall'Alta Velocità dal traffico transalpino, questa potrà offrire dei treni regionali tra Lione, Grenoble, Chambery o Annency o permettere dei servizi interurbani di tipo tram-treno.</div>
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<b>La barriera delle Alpi e le differenzi vie di transito</b></div>
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<b>Opposizioni locali e sfide democratiche</b></div>
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Il progetto prevede che il trasporto ferroviario costituirà l'85% delle operazioni dell'Alta Velocità, sorpassando di molto la capacità limiti di 11 Milioni di tonnellate della linea storica. Cosa che dovrebbe permettere un vero trasferimento modale dalla strada alla ferrovia. Eppure è con degli argomenti ecologici che si mobilitano gli oppositori al progetto.</div>
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Loro indicano a ragione la Savoia come “la provincia più inquinata di Francia”; ma è il trasporto stradale la causa, e i numerosi progetti di infrastrutture stradali (tangenziale di Chambery, allargamento del Tunnel del Frejus, prolungamento dell'autostrada A48 etc) non mobilitano che pochi oppositori, molti meno che il tunnel ferroviario.</div>
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È la politica dei trasporti nel suo insieme che deve essere pensata in un senso più favorevole all'ambiente, prendendo in conto l'interesse generale dell'umanità nel lungo periodo e l'impatto dell'attività economica sull'ecosistema. È il significato della pianificazione ecologica proposta dal Front de Gauche nel suo programma.</div>
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Devono essere trattati in maniera più concreta e democratica anche i rapporti sull'impatto sulla popolazione. Bisogna mettere in opera dei progetti per aiutare gli agricoltori a rispondere all'impatto del progetto sull'economia agricola locale. Si devono anche prendere in considerazione dei trattamenti degli effetti collaterali (rumore, vibrazioni, espropriazioni, calo dei valori immobiliari dei beni) per quelli che sono vicini alla futura linea. E considerare che il progetto creerà nella regione più di 2000 posti di lavoro diretti negli anni dei lavori e 285 di lunga durata per l'utilizzo del tunnel.</div>
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<b>Il finanziamento, la falsa via dei risparmi poco lungimiranti</b></div>
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I mezzi finanziari devono essere all'altezza delle sfide. Secondo il Tesoro, il progetto nel suo insieme costerà 26,1 Miliardi di Euro, da raccogliere presso l'Unione Europea (40%) e l'Italia (34,7%) e la Francia (25,3%). Bisogna misurare il costo per la collettività di una politica di continuazione del “solo autostrade”: incidenti, congestioni, danni alle infrastrutture, precarietà e dumping sociale, emissioni inquinanti. Inoltre sul piano sanitario, i problemi di bronchite cronica, asma, cancro ai polmoni, infarti etc legati alle emissioni di particelle dai trasporti (92% dal trasporto stradale, 2% da quello ferroviario) causano secondo la Commissione Europea 42'000 morti ogni anno. Il costo totale esterno generato dal trasporto in Francia si eleverebbe a 87 Miliardi di Euro per la Francia e a 650 Miliardi per l'Europa.</div>
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Costruire la linea Torino-Lione è quindi un ottimo mezzo per fare dei risparmi! E un mezzo per smettere di favorire il trasporto stradale e la sua elusione massiva delle regole trasporto, che non fanno altro che portare i lavoratori della strada a condizioni sociali di lavoro deplorevoli, a un'estrema flessibilità e una messa in concorrenza brutale su scala continentale.</div>
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Per ridurre il costo del progetto, il rapporto parlamentare Duron prevede di spostare i cantieri delle linee di accesso diretto al tunnel di base, cioè i tunnel previsti sotto i massicci del Chartreuse e del Belledonne e di aggirare l'agglomerazione lionese. Uno spostamento che significherebbe che il tunnel principale sarà aperto ma che per accedervi i treni continueranno a usare la linea storica attraverso Chambery, con maggiore frequenza, creando nuovi problemi ai vicini alla ferrovia e non permettendo i miglioramenti, al contrario, del traffico regionale.</div>
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Se si deve lavorare al finanziamento del progetto, si dovrà farlo piuttosto cercando entrate la dove oggi ci sono dei costi. Applicando per esempio in Francia una tassa sui Tir sul modello di quella applicata in Svizzera, si potrebbe finanziare il tunnel di base in un solo anno e l'insieme del progetto in 3 anni di entrate...</div>
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ALAIN RUIZ Segretario del Partito Comunista Francese nella Haute Savoie et ex-conducente alla Sncf</div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-50513484570116724222015-05-27T18:02:00.001+02:002015-05-30T13:15:37.260+02:00La crisi e la ricerca economica: cosa studiano gli economisti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-O-y6Qj7oGIE/VWXo12hvVNI/AAAAAAAAENg/cN5vy4aBRZI/s1600/economisti-e-non.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="286" src="http://1.bp.blogspot.com/-O-y6Qj7oGIE/VWXo12hvVNI/AAAAAAAAENg/cN5vy4aBRZI/s320/economisti-e-non.jpg" width="320" /></a></div>
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Stiamo vivendo una crisi economica che dura ormai dall'estate del 2007. A tutt'oggi non ci è stato spiegato come sia possibile che una crisi di queste dimensioni non sia stata prevista e prevenuta per tempo. Cosa è successo? Come mai nessun economista ha avvertito del pericolo che si avvicinava?</div>
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<b>Cosa hanno studiato gli economisti</b><br />
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Il dibattito che si osserva sui giornali o in televisione è solo la fine e la semplificazione del più ampio dibattito accademico. Il confronto scientifico tra gli economisti si svolge su riviste specializzate, pubblicate o dalle principali università, o da grandi case editoriali. La redazione di queste riviste è assegnata ad economisti che hanno il compito di selezionare quali articoli pubblicare, chiederne modifiche o sottoporli al parere di altri ricercatori esperti in quello specifico tema. Ogni rivista viene classificata secondo il numero di citazioni che i propri articoli ricevono (l'impact factor): quanto più viene citata, tanto più la rivista è importante(1). La lettura di queste riviste (che tranne alcuni casi, non sono alla portata dei non economisti) può dare un'idea di quali sono i temi su cui si sono concentrati gli economisti negli ultimi anni.<br />
<br />
E proprio questo fa l'articolo Lea Kosnik. Non potendo leggere materialmente tutti gli articoli pubblicati negli ultimi 50 anni, usa un metodo automatizzato e l'aiuto di un computer per analizzare gli articoli. L'attenzione si concentra sulle prime 7 riviste economiche per importanza e compre un lasso temporale che va dal 1960 al 2010. In questi 50 anni sono stati pubblicati circa 20'000 articoli, un campione che quindi può rappresentare bene cosa è stato studiato e come è cambiato l'interesse accademico rispetto ai vari temi.<br />
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I risultati principali di questa ricerca sono tre.<br />
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1) La microeconomia, quella parte dell'economia che studia le relazioni tra singoli soggetti economici, è il tema più studiato. Seguono a molta distanza il lavoro e la macroeconomia (quella che studia al contrario le grandi relazioni economiche tra stati, tra classi sociali e in generale tra i grandi aggregati).<br />
<br />
2) La macroeconomia osserva un costante declino dagli anni '70 in poi. Su 19 temi di ricerca considerati, gli unici due che cambiano considerevolmente la propria frequenza negli articoli sono la macroeconomia e la microeconomia: al costante declino della prima corrisponde un aumento di interesse per la seconda.<br />
<br />
3) Un crescente utilizzo della matematica negli articoli economici.<br />
<br />
A questo si aggiunge un aumento di interesse crescente per le microfondazioni della macroeconomia: anche quando si parla di fenomeni macroeconomici, spesso gli articoli li trattano come aggregazioni di fenomeni micro. Questo fatto è dovuto sicuramente alla direzione presa dalla disciplina dagli anni '70 in poi e al sempre più forte distacco dall'orientamento di Keynes.<br />
<b><br />Le conseguenze</b><br />
<br />
Il filosofo tedesco Hegel affermava che “la Verità è il Tutto”, un insegnamento che sembra essere stato dimenticato dagli economisti.<br />
<br />
Una delle accuse che infatti viene mossa agli economisti è quella di non aver previsto e riconosciuto la crisi che stiamo vivendo, spesso nemmeno quando questa era già diventata conclamata, continuando ad affermare per anni che sarebbe stata breve e che l'uscita era imminente. Come osserva l'articolo “E' notevole che negli anni precedenti la crisi, l'attenzione per la macroeconomia sia declinato”. Negli anni si è fatta strada l'idea che i fenomeni macroeconomici non siano altro che la somma di tanti fatti microeconomici, che insomma le scelte di consumo del singolo consumatore e le decisioni di investimento del singolo imprenditore (aggregate assieme) fossero le uniche determinanti dei grandi aggregati economici (il Pil, l'inflazione etc). In sostanza si è negata un'influenza dei fenomeni macroeconomici su quelli micro: la direzione per l'interpretazione era unicamente dal basso verso l'alto. In sostanza si vedeva il tutto solamente come somma delle parti e non come qualcosa che viene prima e influenza esso stesso i comportamenti microeconomici. Un esempio per capire questo errore è quello della folla: sicuramente questa è composta da tutti gli individui che ne fanno parte, ma ha un'identità a sé stante, e influenza il comportamento dei singoli individui che la compongono che compiono così atti che, al di fuori di quel momento, non compirebbero. Pensare a una folla come alla somma di singoli individui slegati dalla situazione e dagli altri individui ha portato gli economisti a fare analisi povere che non hanno saputo prevedere la crisi.<br />
<b><br />Ma la matematica serve?</b><br />
<br />
Il secondo fenomeno descritto è quello del crescente utilizzo della matematica negli articoli economici. Sebbene questo possa sembrare per alcuni un dato positivo che aumenta la precisione previsionale della disciplina, è al contrario un altro sintomo della direzione sbagliata presa dall'economia.<br />
<br />
Gli economisti liberisti hanno infatti cercato di trasformare l'economia da scienza sociale (quindi influenzata dalle altre scienze sociali, una scienza non perfetta e non completamente descrivibile) in una scienza pura, che seguisse quindi il modello della fisica. Questo ha portato a un utilizzo sempre più marcato della matematica al fine di descrivere il movimento della realtà, come la fisica lo fa di un grave in moto. I modelli hanno così fatto sempre maggiore astrazione dai fenomeni sociali, politici e culturali che disturbano la precisione matematica e la capacità di previsione, per andare verso modelli che semplificano e uniformano la realtà economica. In seguito, vista la distanza tra il modello e il loro funzionamento e la realtà, si è cercato di obbligare la realtà a conformarsi al modello, esempio di perfezione rispetto a una realtà ancorata a vecchie influenze sociali di tempi imperfetti. <br />
<br />
Inoltre vi è stato quindi un abuso della matematica, uno strumento necessario ma non sufficiente per lo studio dell'economia, al fine giustificare conclusioni come imparziali politicamente e socialmente. Non era l'orientamento ideologico dell'economista a determinare le conclusioni dei modelli, ma un'asciutta e asettica dimostrazione matematica, valida per ogni stato in ogni tempo. Da questo nascono espressioni diventate famose come il TINA (there is no alternative, non c'è alternativa), usata dalla Tatcher in poi per giustificare misure fortemente antipopolari, o l'”It's economy, stupid”, usato da Bill Clinton nella sua prima campagna elettorale, per dire che non c'erano differenze programmatiche in materia economica, ma solo proposte più o meno efficienti. <br />
<br />
Il risultato è la sottrazione del dibattito economico dalla sfera politica e democratica. Da una parte a chiunque contestasse i risultati di queste ricerche, veniva risposto appunto che erano le uniche e necessariamente giuste. Dall'altra l'uso sovrabbondante della matematica ha reso la ricerca economica materia esclusiva per economisti specializzati: chiunque non conosca strumenti avanzati di matematica, non può comprendere le ricerche che vengono portate avanti e deve accontentarsi di accettarne le conclusioni.<br />
<br />
E' auspicabile che tutto questo finisca e che l'economia cambi direzione nuovamente. Va notato che non tutti gli economisti hanno abbandonato lo studio della Macroeconomia e che non tutti accettano l'uso della matematica come unico strumento di descrizione della realtà. Molti economisti eterodossi rifiutano questa direzione e cercano, seppur lontano dai riflettori e con pochi mezzi, di portare avanti uno studio alternativo dell'economia, che sia più aderente alla realtà, in dialogo con altre scienze sociali e interno al dibattito sociale e politico. </div>
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Note</div>
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(1) Questo sistema di classificazione è tanto diffuso quanto criticato per le distorsioni che provoca.</div>
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Lea Kosnik, 2015.
"<b><a href="https://ideas.repec.org/p/zbw/ifwedp/20154.html">What have economists been doing for the last 50 years? A text analysis of published academic research from 1960-2010</a></b>,"
<a href="https://ideas.repec.org/s/msl/workng.html">Working Papers</a>
1006, University of Missouri-St. Louis, Department of Economics. </div>
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<br /></div>
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Abstract: This paper presents the results of a text based exploratory study of over 20,000 academic articles published in seven top research journals from 1960-2010. The goal is to investigate the general research foci of economists over the last fifty years, how (if at all) they have changed over time, and what trends (if any) can be discerned from a broad body of the top academic research in the field. Of the 19 JEL-code based fields studied in the literature, most have retained a constant level of attention over the time period of this study, however, a notable exception is that of macroeconomics which has undergone a significantly diminishing level of research attention in the last couple of decades, across all the journals under study; at the same time, the "microfoundations" of macroeconomic papers appears to be increasing. Other results are also presented.
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Keywords: text analysis; economics research; research diversity; topic analysis.</div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-18247221836278780812015-02-04T12:05:00.002+01:002015-02-04T12:50:51.486+01:00Il programma di Syriza e il futuro della Grecia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-jBMkXUIq4Z0/VNH9BeiQMPI/AAAAAAAAEIw/sdQmj8Y8Rkw/s1600/SYRIZA4-622x200.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-jBMkXUIq4Z0/VNH9BeiQMPI/AAAAAAAAEIw/sdQmj8Y8Rkw/s1600/SYRIZA4-622x200.jpg" height="127" width="400" /></a></div>
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Le elezioni greche hanno generato molte aspettative a sinistra, nella speranza che la vittoria di Tsipras e di Syriza possa cambiare gli equilibri europei e quindi aprire la strada alla fine dei programmi economici di austerità che hanno colpito i paesi europei negli ultimi anni. Al contempo, l'alleanza con il Partito dei Greci Indipendenti ha colto di sorpresa molti.</div>
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Partirò da un'analisi del programma di Syriza e di come è mutato rispetto al 2012. Cercherò poi di indicare l'importanza delle scelte post elettorali.</div>
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<b>Le differenze con il programma del 2012</b></div>
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Il programma di Syriza è stato presentato a Settembre a Salonnico durante un discorso tenuto da Tsipras e poi ampiamente diffuso in rete. Il discorso può essere trovato qui in inglese(1) mentre la traduzione italiana è disponibile qui(2).</div>
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Innanzitutto non si possono non notare importanti differenze con il programma che Syriza presentò solo due anni e mezzo fa, quando per la prima volta arrivò a pochi passi dal governo della Grecia(3). Il programma attuale tratta esclusivamente il tema economico, non lasciando alcuna indicazione su altri importanti temi. In particolare due punti risaltano per la loro assenza. Se nel 2012 Syriza chiedeva l'uscita dalla Nato e il ritiro dal territorio greco di tutte le truppe americane (oltre che il ritiro delle truppe greche dall'Afghanistan e dall'Iraq), ora non vi è traccia di tutto questo. Così come non viene più chiesto il drastico taglio della spesa militare o la fine degli accordi di cooperazione militare con Israele. Inoltre è sparito anche il proposito di abolire i privilegi fiscali della Chiesa Ortodossa greca, forse il maggiore proprietario di immobili ed esentata dal pagamento di imposte. </div>
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Non si dice niente inoltre sulle nuove crisi che si sono sviluppate negli ultimi due anni e che chiederebbero una presa di posizione chiara da parte di un futuro governo di sinistra: la posizione sull'Ucraina, le sanzioni alla Russia, la situazione in Siria. Ma anche temi più vicini ai greci come la situazione a Cipro e le relazioni con la Turchia non sono trattati.</div>
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Su tutti questi importanti temi il comportamento di Tsipras ha colmato i vuoti del programma.</div>
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Per quanto riguarda la Chiesa Ortodossa, Tsipras si è recato in visita sul monte Athos lo scorso agosto, lodando i comuni ideali di uguaglianza e solidarietà, in un paese in cui la Costituzione impone ancora la religione ortodossa come religione di Stato e dove non si è dimenticato il sostegno al regime dei colonnelli.</div>
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Allo stesso modo, nell'incontro di Ottobre tra Tsipras e le gerarchie militari, non sono stati riportati impegni per la riduzione della spesa militare o riguardo agli impegni militari. Al contrario il ministro ombra degli esteri ha affermato che l'uscita della Nato non è al momento in agenda.</div>
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In generale, come nota l'agenzia finanziaria Bloomberg, le posizioni di Syriza si sono progressivamente ammorbidite su tanti temi internazionali(4). Con un pessimo segnale che era arrivato da Bruxelles(5) sulla votazione sulla risoluzione contro la Russia(6).</div>
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<b><br /></b>
<b>Il programma economico</b></div>
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Dal punto di vista economico, Syriza mantiene lo stesso punto di vista di fondo che l'aveva caratterizzata nel 2012 (e in realtà sin dalla sua fondazione): l'idea alla base del programma è quella di non uscire dall'Euro o dall'Unione Europea, quanto di trasformarla dall'interno in senso sociale. Anche su questo aspetto però le posizioni di Syriza sembrano essersi ammorbidite.</div>
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In particolare nel 2012 si chiedeva la nazionalizzazione delle banche, oltre che degli ospedali privati e delle imprese ex pubbliche in settori strategici per la vita nazionale. Queste proposte sono state eliminate dal programma per il 2015: al contrario si parla solamente della creazione di una banca pubblica con obiettivo quello di investire nell'economia greca.</div>
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Più in generale non si parla di nazionalizzazioni, eliminando quindi il tema della programmazione economica ad opera dello Stato.</div>
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<br /></div>
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Il cuore del programma di Syriza è quindi il debito pubblico, in relazione quindi alle politiche imposte dall'Unione Europea e dalla Troika, come chiave per cambiare direzione in Grecia e in Europa.</div>
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Syriza si propone di ottenere la cancellazione della maggior parte del debito greco; di ottenere una moratoria sul pagamento del debito restante per accumulare fondi per la crescita; di pagare il restante debito con la crescita e non con avanzi di bilancio. A questo si aggiunge il proposito di modificare le politiche europee: esclusione degli investimenti dai vincoli di bilancio imposti dagli stati; un forte programma di investimenti europeo, sul modello di quello di Roosevelt negli anni '30 (il New Deal); la possibilità per la Bce di acquistare i titoli di stato europei all'emissione. Inoltre Syriza chiede che sia rimborsato alla Grecia il prestito forzoso imposto dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.</div>
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<br /></div>
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In particolare va notato come la cancellazione del debito della Grecia non sarebbe contrattata direttamente con i creditori, ma all'interno di una conferenza europea sul debito, sul modello di quella creata nel 1953 per il debito tedesco.</div>
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In attesa che queste misure possano essere attuate, Syriza propone un programma sociale per alleggerire le condizioni di vita dei greci, cadute spesso a livello di sopravvivenza. Questo programma prevede programmi per l'occupazione, di contrasto della povertà ormai dilagante, di investimenti pubblici e di riforma dello stato greco. Il programma sarà attuato con un pareggio di bilancio, cioè senza generare disavanzi, anzi prevedendo entrate superiori alle uscite.</div>
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<b>I limiti del programma di Syriza</b></div>
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Anche tralasciando le reticenze sulla politica estera, se il programma fosse attuato rappresenterebbe un grosso passo avanti rispetto alla situazione attuale della Grecia e dell'Europa.</div>
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Restano però alcuni dubbi sulla sua realizzabilità da un punto di vista politico.</div>
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Come sottolinea Krugman in un editoriale scritto dopo la vittoria di Syriza</div>
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<br /></div>
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<i>"If anything, the problem with Syriza’s plans may be that they’re not radical enough. Debt relief and an easing of austerity would reduce the economic pain, but it’s doubtful whether they are sufficient to produce a strong recovery. On the other hand, it’s not clear what more any Greek government can do unless it’s prepared to abandon the euro, and the Greek public isn’t ready for that."(7)</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>[Piuttosto, il problema del piano di Syriza può essere quello che non è abbastanza radicale. La cancellazione parziale del debito e l'allentamento dell'austerità ridurrebbero la sofferenza economica, ma difficilmente saranno sufficienti a produrre una forte ripresa. D'altra parte, non è chiaro cos'altro possa fare qualsiasi governo greco, a meno che non sia pronto ad abbandonare l'euro, e il popolo greco non è pronto per questo]</i></div>
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<i><br /></i>
Krugman sembra condividere il punto di vista espresso da Emiliano Brancaccio sul tema:<i><br /><br />“ È esattamente lo scenario di “mezzogiornificazione” europea e di violenta centralizzazione dei capitali al quale ambiscono i portatori degli interessi prevalenti, in Germania e non solo. Questi soggetti stanno ottenendo quel che volevano: perché dovrebbero mutare la loro posizione a seguito di una vittoria di Tsipras? Al limite offriranno un’austerità appena un po’ mitigata, un piatto avvelenato che condannerebbe Syriza alla stessa agonia che ha ridotto ai minimi termini il Pasok di Papandreou”(8)</i></div>
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<i><br /></i>
In sostanza le modifiche che Syriza si propone sono di difficile attuazione, poiché sarebbero osteggiate dall'Europa del Nord, che trae grande vantaggio dalla situazione attuale e che non avrebbe alcun interesse ad alcuna modifica sostanziale dei trattati. Nella migliore delle ipotesi la deindustrializzazione della Grecia continuerebbe (in favore dei paesi del Nord) e trasformerebbe il Sud Europa in un'area di manodopera disperata e a basso costo (magari mantenuta da un reddito minimo) disposta a migrare in cerca di occupazione.</div>
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<br /></div>
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Come lo stesso Brancaccio sottolineava tre anni fa(9)(10)</div>
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<i><br /></i>
<i>“Il problema della posizione di Tsipras è che era palesemente contraddittoria. Essa ha messo in evidenza l’incapacità dei vertici di Syriza di affrontare in modo esplicito le possibili conseguenze derivanti da un eventuale fallimento della richiesta di rinegoziazione del debito. Cosa avrebbe fatto Tsipras se la Germania e le autorità europee si fossero limitate a proporre delle revisioni marginali degli accordi e avessero rifiutato di avviare una profonda rinegoziazione del debito? Il leader di Syriza in questi giorni ha eluso il problema. Egli cioè ha evitato di ammettere che, a quel punto, sarebbe stato costretto ad affrontare la crisi abbandonando la moneta unica europea e mettendo in discussione, se necessario, anche il mercato unico dei capitali e delle merci.”(11)</i></div>
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<b><br /></b>
<b>Svolta post elettorale?</b><i><br /></i></div>
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<br /></div>
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Come sottolinea lo stesso Brancaccio <i>“Soprattutto in tema di moneta, ciò che una forza politica dichiara in campagna elettorale vale solo fino a un certo punto.”</i>. E, visti i primi passi di Tsipras, sembra averci preso. </div>
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<br /></div>
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Da un lato si osserva chiaramente che sul tema dell'Euro e dell'Unione Europea l'opinione di Syriza non è mutata negli anni ed è coerente con quella del Partito della Sinistra Europea di cui è membro fondatore e di cui Tsipras è vice presidente. D'altra parte l'alleanza con la destra dei Greci Indipendenti, che come Syriza chiedono la fine dell'austerità e il rimborso del debito forzoso della seconda guerra mondiale, indica un possibile cambio di rotta verso un'opzione patriottica e ostile all'Unione Europea.</div>
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Anche sul tema della Russia (e dell'Ucraina) Tsipras ha effettuato un brusco cambio di direzione subito dopo le elezioni. Se prima era stato ambiguo fino alla reticenza, e il voto al Parlamento Europeo aveva dato un'indicazione preoccupante, dopo le elezioni i segnali sono andati verso un chiaro avvicinamento alla Russia di Putin. In particolare va ricordato che i primi ambasciatori che ha incontrato sono stati quelli di Russia e Cina(12). </div>
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Va notato che le due posizioni sono mutualmente indispensabili: l'unica via possibile per modificare veramente i trattati europei, e intaccare così quegli squilibri interni all'area Euro che hanno causato l'impoverimento e la deindustrializzazione, è quella di porre sul tavolo della trattativa l'uscita della Grecia dalla moneta unica(13). Per essere credibile tale minaccia necessita di un'alternativa concreta, che permetta all'economia greca di avere relazioni commerciali nel periodo immediatamente successivo all'uscita dall'Euro. Una concreta possibilità è quella di stringere le relazioni con i Brics, in particolare con la Russia.(14)</div>
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Sembra quindi che l'avvertimento di Brancaccio fosse molto sensato. Il comportamento successivo alle elezioni in tema di Russia (si veda la minaccia di porre il veto su ulteriori sanzioni(15)) è radicalmente diverso da quello precedente. Così come la volontà di andare a uno scontro diretto con l'Unione Europea sul tema del rimborso del debito e dei vincoli di bilancio. Concentrarsi sul tema economico, tralasciando il resto, così come la posizione molto moderata su tutti i temi può essere stata una tattica per evitare di alienarsi consensi indispensabili per la vittoria, consensi che sono venuti da settori socialisti e della destra di Nuova Democrazia, colpiti dai provvedimenti europei, ma titubanti su un'uscita immediata dall'Euro e dalla Nato. </div>
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Un ruolo importante è stato giocato anche dalla grande eterogeneità di posizioni presenti dentro Syriza. Una diversità di posizioni (anche su temi importanti come gli schieramenti internazionali o l'Unione Europea) che ha caratterizzato Syriza fin dalla sua formazione, ma che è ulteriormente aumentata con l'entrata in massa di quadri del Pasok negli ultimi anni. Non conosco gli equilibri interni di Syriza, ma posso ipotizzare che nel partito sia prevalente una posizione più moderata e ostile a rotture verticali. Probabilmente Tsipras ha utilizzato l'alleanza con i Greci Indipendenti per rovesciare questo equilibrio.</div>
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Sapremo molto presto se Tsipras sarà coerente con questa nuova positiva svolta e se l'equilibrio su cui si regge il suo partito e la sua coalizione reggeranno allo scontro con l'Unione Europea, con la Troika e con la Nato. Il nuovo governo ha già rifiutato il prestito di 7 Miliardi che doveva arrivare a fine Febbraio, poiché la contropartita erano ulteriori contro riforme. Nel contempo, il governo di Samaras ha lasciato solo 2 Miliardi di euro nelle casse greche. A tutto questo va aggiunto il costo dei 12 Miliardi necessari ad attuare il programma elettorale. Il rimborso del debito che Tsipras rifiuta prevede un pagamento di 23 Miliardi nel 2015, di cui 4 Miliardi entro Marzo e 8 in Luglio e Agosto(16). La prova del fuoco arriverà quindi molto presto.</div>
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<b>Oltre l'euforia e la speranza</b></div>
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Il voto greco ha suscitato, fin dall'indizione delle elezioni, una speranza nei partiti di sinistra specie nell'Europa del Sud, a cui si è aggiunta l'euforia dopo il risultato che ha portato Syriza ad essere il primo partito in Grecia. Al dibattito anche franco si sono sostituite sempre più spesso forme di discussione più simili al tifo da stadio, ostili a qualsiasi tentativo di analisi o di critica.</div>
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Lo stato di difficoltà della sinistra italiana è stato chiaramente evidenziato nei giorni successivi alla vittoria elettorale. Molti tifosi si sono trasformati il giorno dopo in feroci critici, per via della scelta di Tsipras di non avere ministri donne o per via dell'alleanza con un partito di destra nazionalista. Questo mostra un ritardo ideologico, che si esprime nella difficoltà nel riconoscere che la lotta di classe non si esprime solamente nello scontro contro lo sfruttamento in fabbrica, ma anche nella lotta per l'indipendenza nazionale.</div>
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Come ci ricorda Losurdo </div>
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<i>“Siamo dunque in presenza di tre grandi lotte di classe: gli sfruttati e gli oppressi sono chiamati a modificare radicalmente la divisione del lavoro e i rapporti di sfruttamento e di oppressione che sussistono a livello internazionale, in un singolo paese e nell’ambito della famiglia. […] Abbiamo dunque tre forme di lotta di classe emancipatrice, tra le quali non c’è armonia prestabilita: come combinarle nelle diverse situazioni nazionali e a livello internazionale in modo che possano confluire in unico processo di emancipazione, è questa la sfida con cui deve misurarsi una sinistra autentica.”</i>(17)</div>
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Una sinistra che ha difficoltà ad individuare qual'è la contraddizione principale è una sinistra che non riesce a uscire dalla propria crisi. E la contraddizione principale oggi è certamente quella che oppone la Grecia (e l'Europa del Sud) alla Germania (e all'Europa del Nord) e che ha ridotto in pochissimi anni il popolo greco a livelli di sussistenza(18).</div>
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La situazione di incertezza unita all'aperta ostilità che ha colpito il governo Tsipras in questi giorni mi spinge ad esprimere un invito a tutta la sinistra italiana, in particolare a quella comunista. L'importanza della situazione attuale in Grecia e in Europa richiede freddezza e capacità d'analisi. E soprattutto lucidità nell'azione. La giusta euforia per il risultato elettorale della sinistra greca (dove anche il Partito Comunista Greco (KKE) ha aumentato i seggi) non deve offuscare la nostra ragione. I rapporti di forza nazionali e internazionali, il più generale equilibrio tra le classi in Europa e nel mondo, saranno purtroppo molto più determinanti del nostro entusiasmo e delle nostre speranze.</div>
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Note</div>
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<br /></div>
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(1)<a href="http://syriza.net.gr/index.php/en/theseis/45-what-the-syriza-government-will-do">http://syriza.net.gr/index.php/en/theseis/45-what-the-syriza-government-will-do</a></div>
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<br /></div>
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(2)<a href="http://listatsipras.eu/blog/item/2842-grecia-il-programma-di-governo-di-syriza.html">http://listatsipras.eu/blog/item/2842-grecia-il-programma-di-governo-di-syriza.html</a></div>
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<br /></div>
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(3)<a href="http://web.rifondazione.it/home/index.php/12-home-page/7794-programma-di-syriza">http://web.rifondazione.it/home/index.php/12-home-page/7794-programma-di-syriza</a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(4)<a href="http://www.bloomberg.com/news/2015-01-14/syriza-massages-foreign-policy-goals-as-it-smells-power.html">http://www.bloomberg.com/news/2015-01-14/syriza-massages-foreign-policy-goals-as-it-smells-power.html</a></div>
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<br /></div>
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(5)<a href="http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25023-riflessioni-sul-voto-del-parlamento-europeo-sulla-questione-ucraina.html">http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25023-riflessioni-sul-voto-del-parlamento-europeo-sulla-questione-ucraina.html</a></div>
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<br /></div>
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(6)Su questo tema, così come sulle relazioni con gli Usa, preoccupano le opinioni espresse da uno dei 4 economisti che si occupano del programma di Syriza. Sebbene non sia una posizione ufficiale, questi afferma che “ L'idea di libero mercato con gli Stati Uniti è splendida. Il problema è che il TTIP non riguarda il libero commercio […].Nello stesso modo, riguardo il tema della sicurezza. L'Ucraina dovrebbe essere stabilizzata e la Russia democratizzata.”<a href="http://yanisvaroufakis.eu/2015/01/01/greek-and-european-prospects-for-2015-interview-in-lantidiplomatico/">http://yanisvaroufakis.eu/2015/01/01/greek-and-european-prospects-for-2015-interview-in-lantidiplomatico/</a></div>
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<br /></div>
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(7)<a href="http://www.other-news.info/2015/01/ending-greeces-nightmare/">http://www.other-news.info/2015/01/ending-greeces-nightmare/</a></div>
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<br /></div>
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(8)<a href="http://temi.repubblica.it/micromega-online/brancaccio-%E2%80%9Cl%E2%80%99eurozona-insostenibile-tsipras-valuti-anche-l%E2%80%99uscita-dall%E2%80%99euro%E2%80%9D/">http://temi.repubblica.it/micromega-online/brancaccio-%E2%80%9Cl%E2%80%99eurozona-insostenibile-tsipras-valuti-anche-l%E2%80%99uscita-dall%E2%80%99euro%E2%80%9D/</a></div>
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<br /></div>
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(9)Proprio su questo tema, i due partiti comunisti italiani mostrarono le proprie vere differenze strategiche. I Comunisti Italiani sottolinearono che “<i>È stato già scritto (l'economista Brancaccio, tra gli altri), che anche la posizione di Syriza contiene in sé un elemento problematico e contraddittorio: a fronte di una manifesta indisponibilità della Germania e dell'Ue nel suo insieme - come stiamo verificando proprio in questi giorni - a concedere alla Grecia correzioni sostanziali al Memorandum, se non piccole ed insignificanti modifiche, quali margini esistono per la Grecia di sottrarsi ad una politica di massacro sociale, restando al tempo stesso legata alle compatibilità dell'Ue e dell'eurozona?<br />[...]<br />Ci sono i margini politici ed economici per questa “terza via”? O viceversa l'alternativa secca che si pone ai comunisti e alle forze di sinistra è: o si capitola ai diktat dell'UE e dei suoi poteri forti o se, invece, si tiene duro sul no a questa linea si innesta una dinamica destinata in ultima analisi a portare un paese (oggi la Grecia, domani, forse, altri paesi in cui la crisi dovesse approfondirsi) fuori dall'euro e da una Ue che si configura sempre più intrecciata al sistema imperialista euro-atlantico?</i>” <a href="http://www.marx21.it/internazionale/europa/2003-dopo-il-voto-greco-e-francese-alcuni-spunti-di-riflessione.html">http://www.marx21.it/internazionale/europa/2003-dopo-il-voto-greco-e-francese-alcuni-spunti-di-riflessione.html </a></div>
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<br /></div>
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(10) Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, dissentì fortemente dalla posizione di Brancaccio. Infatti affermò che “<i>Ho letto l'articolo di Brancaccio in cui dice che Syriza ha perso a causa della sua ambiguità. In tutta franchezza la tesi mi pare completamente sbagliata e ancor più sbagliato è far discendere la posizione di Syriza dal liberoscambismo di sinistra.<br /> In primo luogo dire che un partito che passa dal 6 al 27 per cento in tre mesi ha perso mi pare un modo strampalato di affrontare la faccenda. Syriza in queste elezioni, non è diventata il primo partito e quindi non guiderà questo governo. Da qui a dire che ha perso secondo me ce ne passa. La situazione greca è tutt'altro che stabilizzata e la partita è ancora tutta aperta.<br /> In secondo luogo vi è un errore di tipo illuministico: come se la gente votasse puramente e semplicemente sulla valutazione delle posizioni politiche - quelle espresse sul financial times in lingua inglese magari - e non con mille altre motivazioni: ad esempio è un caso che Syriza vince in tutte le grandi città e perde nelle campagne? che vince tra i giovani e perde tra gli anziani? Forse le elezioni sono un po' più complicate...<br /> In terzo luogo, ho l'impressione che se Syriza avesse scelto la strada indicata da Brancaccio di indicare le misure da prendere in caso di fallimento della trattativa, probabilmente non sarebbe arrivata al 10%.<br /> In quarto luogo se il problema è di dire che bisogna uscire dall'euro, il KKE, invece di dimezzare i voti a favore di Syriza avrebbe dovuto vincere le elezioni.<br /> Finisco qui. Ho molto apprezzato il libro di Brancaccio ma questo articolo su Syriza mi è parso completamente sbagliato.</i>” <a href="https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10150958929854194&id=88466229193&stream_ref=5">https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10150958929854194&id=88466229193&stream_ref=5 </a></div>
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<br /></div>
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(11)<a href="http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/">http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/</a></div>
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<br /></div>
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(12) Così come il giuramento sulla Costituzione invece che sulla Bibbia rappresenta un cambiamento rispetto alla visita e alle lodi alla Chiesa Ortodossa.</div>
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<br /></div>
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(13) E' da sottolineare che, sebbene l'uscita dall'Euro della Grecia arrecherebbe danno anche ai paesi del Nord e potrebbe innescare un effetto a catena su altri paesi “Piigs”, non è garantito che possa avere successo. I paesi del Nord potrebbero ritenere che il processo di deindustrializzazione del Sud renda quest'ultimo impossibilitato a competere per molti anni, anche in caso di uscita dalla moneta unica. In questo caso il Nord potrebbe semplicemente accettare l'uscita del Sud, considerando inferiori i costi della sua uscita rispetto a quelli di una sua permanenza. Detto questo, l'unica possibile arma per modificare la situazione attuale, resta quella della minaccia di un'uscita dalla moneta unica.</div>
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<br /></div>
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(14) Le crescenti relazioni tra Russia e Turchia, soprattutto sul tema del gas e dei gasdotti, faciliterebbe anche le relazioni tra Grecia e Turchia sui tanti punti di scontro, non ultimo Cipro. Come sottolinea Demostenes Floros in un recente articolo “Il presidente russo ha illustrato al contempo il progetto di una nuova pipeline sotto il Mar Nero, con approdo in Turchia, ai confini con la Grecia.” Un allungamento della pipeline non costerebbe molto in termini di realizzazione e porterebbe alla Grecia preziose materie prime e flussi finanziari indispensabili in caso di uscita dall'Euro. <a href="http://temi.repubblica.it/limes/le-contromosse-della-russia-nella-guerra-fredda-finanziaria/67590">http://temi.repubblica.it/limes/le-contromosse-della-russia-nella-guerra-fredda-finanziaria/67590</a></div>
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<br /></div>
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(15) <a href="http://www.marx21.it/internazionale/europa/25061-la-grecia-di-tsipras-rompe-il-fronte-europeo-sulla-russia-nasce-un-asse-con-putin.html">http://www.marx21.it/internazionale/europa/25061-la-grecia-di-tsipras-rompe-il-fronte-europeo-sulla-russia-nasce-un-asse-con-putin.html</a></div>
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(16) <a href="http://www.lemonde.fr/europe/article/2015/01/31/la-grece-se-dit-prete-a-se-passer-de-7-milliards-d-euros-de-l-ue_4567222_3214.html"> http://www.lemonde.fr/europe/article/2015/01/31/la-grece-se-dit-prete-a-se-passer-de-7-milliards-d-euros-de-l-ue_4567222_3214.html</a></div>
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<br /></div>
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(17) <a href="http://www.criticaliberale.it/news/105155">http://www.criticaliberale.it/news/105155</a></div>
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<br /></div>
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(18)Non ritengo peraltro che la promozione delle donne negli organismi decisionali in politica o in economia sia un segno di liberazione della donna.</div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-67113091674567587942014-12-12T12:52:00.002+01:002014-12-12T12:56:14.139+01:00La Ricostruzione del Pc e il dibattito in economia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-tcwisLlz4cc/VIrWv5ZVv1I/AAAAAAAAEG4/tYeZFhEp9G0/s1600/marx-e-engels-il-manifesto-del-partito-comunista_ba24c393de1729340b12814d6bd2f4f7.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-tcwisLlz4cc/VIrWv5ZVv1I/AAAAAAAAEG4/tYeZFhEp9G0/s1600/marx-e-engels-il-manifesto-del-partito-comunista_ba24c393de1729340b12814d6bd2f4f7.jpg" height="213" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
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<br /><br />La crisi dell’economia capitalistica colpisce i paesi occidentali ormai da molti anni, eppure a leggere i giornali (o ascoltando i dibattiti in televisione o alla radio) sembra che nulla sia cambiato nelle analisi e nelle proposte di politica economica. Oggi, come prima della crisi, il liberismo economico appare l’unica visione dell’economia e sembra che nessuno la metta in discussione. Se davvero questa crisi è paragonabile a quella del 1929, la resistenza del liberismo rappresenta una differenza significativa.<br /><br /><b> La lotta ideologica in economia</b><br /><br />Come osservava Marx<br /><br /><blockquote class="tr_bq">
<i>“nel campo dell'economia politica la libera ricerca scientifica non trova solo gli stessi nemici che trova in tutti gli altri campi. La natura propria della materia che tratta richiama a battaglia contro di lei le passioni più forti, più meschine e più brutte del cuore umano, le furie dell'interesse privato.<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3177884942490011458#sdfootnote1sym">1</a>”</i></blockquote>
</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<br />Lo studio dell'economia è stato fortemente influenzato dai mutamenti politici che sono avvenuti negli ultimi decenni. Proprio a causa dei forti interessi in gioco, l'economia rappresenta un campo di lotta che oltrepassa i semplici confronti scientifici: in questo campo i normali criteri di selezione delle idee e degli studiosi vengono abbandonati, e a prevalere non è più la semplice contesa accademica, ma una selezione fondata sulla vicinanza o meno agli interessi dominanti.<br /><br />L'economia che viene presentata oggi sui grandi media così come nelle facoltà è il risultato di questa lotta e della sconfitta degli economisti critici, avvenuta a cavallo tra gli anni '70 e '80, diventata una rovinosa ritirata negli anni '90. La visione oggi prevalente dell'economia non presenta alternative a sé stessa (è quindi l'unica e giusta) e ha espulso dal suo campo di studio qualsiasi elemento sociale: non esistono le classi o la società, e la base di ricerca è il comportamento di individui egoistici in competizione tra loro per massimizzare il proprio profitto. L'impresa è l'unica creatrice di valore e tutto il resto deve quindi piegarsi ai suoi interessi e bisogni. Il libero mercato è quindi l'unica opzione possibile, oltre ad essere la migliore. <br /><br /> <b>Eterodossi e mainstream: dagli anni ‘70 ad oggi</b><br /><br /> L’influenza degli interessi dominanti può presentarsi in tre distinti momenti. <br /><br />Il primo è quello della selezione dei ricercatori e dei professori, così come nell’assegnazione dei fondi per la ricerca. Tutti gli economisti possono essere suddivisi in due macro gruppi: i mainstream e gli eterodossi. I primi sono quelli che sostengono l’economia capitalistica e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Gli eterodossi invece sono quegli economisti che, pur partendo da visioni differenti, sono ostili, avversi o critici (secondo diverse misure) all’attuale assetto economico e propongono radicali cambiamenti. Questo gruppo comprende, tra gli altri, marxisti, keynesiani, sraffiani, studiosi delle problematiche di genere. Ormai da tempo i primi sono quelli che più facilmente prevalgono nelle selezioni per i posti accademici, mentre i secondi trovano con difficoltà una posizione stabile. Il progressivo processo di privatizzazione dell’insegnamento universitario ha facilitato questa selezione ideologica all’entrata. Lo stesso può dirsi nell’assegnazione dei fondi per la ricerca: a meno dei pochi mecenati illuminati o di qualche istituzione di promozione di un dibattito democratico, gli eterodossi trovano difficoltà a reperire i fondi per la ricerca e ciò rende difficile il dibattito e la circolazione delle idee.<br /><br />Il vero punto dove si esercita l’influenza delle classi dominanti è nelle riviste accademiche. Le riviste più considerate sono quelle con un orientamento mainstream e al contempo si viene considerati economisti importanti solamente se si pubblica su queste riviste. Il meccanismo chiaramente si autoalimenta. La stessa sopravvivenza delle riviste eterodosse viene messa in discussione, poiché qualsiasi facoltà o biblioteca universitaria privilegerà un abbonamento a una rivista mainstream rispetto a una eterodossa. Inoltre il meccanismo di selezione accademica si basa oggi quasi esclusivamente sulle pubblicazioni: più le pubblicazioni sono su riviste prestigiose, più è facile entrare<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3177884942490011458#sdfootnote2sym">2</a>. Un economista eterodosso troverà quindi più difficile pubblicare (per il minor numero di riviste) e le pubblicazioni avranno un valore minore.<br /><br />Infine c’è uno sbarramento nella divulgazione sui grandi media. Sebbene dall’inizio della crisi si osservi una maggiore tolleranza da parte dei principali giornali e sia aumentato il numero di pubblicazioni critiche, la sproporzione tra gli spazi offerti ai due gruppi resta enorme. Gli economisti che possono parlare vengono selezionati secondo il loro grado di “criticità”: tanto più mettono in discussione le fondamenta del pensiero dominante e del capitalismo tanto meno spazio avranno. Questa selezione sarà giustificata dalle precedenti: gli incarichi in Italia o all'estero (dati quasi solo ai mainstream) così come l’autorevolezza dell’economista (certificata dall’importanza delle pubblicazioni) giustificheranno la scelta di uno rispetto all’altro.<br /><br />Questo mostra come l'avanzamento sia tutt’altro che basato sul merito e presupponga una selezione ideologica all’accesso. Al massimo la selezione meritocratica si applica all’interno delle diverse scuole di pensiero, ma tra le diverse scuole agisce un semplice meccanismo di potere. Chi può trovare un criterio oggettivo per giudicare quale posizione ideologica sia migliore dell’altra? E’ evidentemente impossibile e a decidere sarà il più ampio scontro politico nella società.<br /><br /> <b>Economisti disarmati</b><br /><br /> Un secondo problema, dopo quello della selezione ideologica, è quello della politica economica. <br /><br />Gli economisti eterodossi, quei pochi che hanno resistito alla selezione, si trovano difatti ad essere politicamente inefficaci. Le loro analisi, così come le loro proposte di politica economica non trovano un soggetto che le sostenga e le porti nel dibattito politico e nelle lotte sociali. Gli articoli che appaiono e che sfuggono alla censura mediatica perdono così molta della loro pericolosità e diventano un attestato di democraticità dell'editore invece che un'arma ideologica per i lavoratori.<br /><br /> L'impressione per molti economisti è quindi quella di essere disarmati. Grandi sforzi di studio con mezzi risicati producono risultati senza efficacia sociale, per la mancanza di un soggetto politico che li ascolti e che abbia il necessario radicamento sociale e una rappresentanza istituzionale tale da poterli contrapporre agli argomenti dei liberisti e farli diventare quindi un'arma dello scontro politico.<br /><b><br /> La necessità del Partito Comunista per la battaglia in economia</b><br /><br />La situazione è comune a tutta l'Europa (seppure con diversi gradi di gravità) e agli Stati Uniti. Ma non è sempre stato così. Se ci limitiamo all'Italia, si può vedere come le passate generazioni di economisti vivessero in un ambiente accademico ben diverso, dove c'era certamente una prevalenza degli economisti mainstream, ma dove vi erano ampi spazi per gli economisti critici. Alcuni dei contributi più interessanti al pensiero critico in economia sono giunti proprio dall'Italia (pensiamo a Sraffa, al circuito monetario di Graziani, così come ai tanti marxisti e keynesiani italiani).<br /><br />E d'altra parte questo lavoro di ricerca trovava un'ampia presenza nel dibattito pubblico, dove grazie all'azione della Cgil e del Pci aveva voce nelle istituzionale così come nelle lotte dei lavoratori. Questo agiva anche sulle stesse università (dove gli studenti si confrontavano con approcci diversi), come sulla selezione dei ricercatori e dei professori, che traevano forza e autorevolezza accademica dal riscontro sociale e politico delle proprie tesi.<br /><br />Anche tra gli economisti si sente quindi la mancanza del Partito Comunista. Oggi manca un partito non settario e non massimalista, con un radicamento popolare e tra i lavoratori, presente nel sindacato, che stimoli la ricerca accademica critica e che dia a questa un'effettività politica. Questo è particolarmente urgente per gli economisti marxisti che in Italia sono stati di fatto espulsi dall'accademia e che sono ormai ridotti a piccolissimi numeri.<br /><br />La ricostruzione del Pc in Italia deve porsi l'obiettivo di fare rientrare con forza Marx nello studio dell'economia, che tutto il patrimonio degli economisti marxisti ritorni nel dibattito e che quindi contribuisca alla crescita degli studenti e dei ricercatori. Ma deve anche porre l'ambizioso obiettivo, insieme alle altre correnti critiche, di trasformare l'economia (o come viene oggi asciuttamente chiamata, l'economics) in una scienza sociale, aperta ai contributi delle altre scienze sociali. <br /><br />Infine è necessario un lavoro di formazione capillare presso i quadri militanti, che contrasti l'insidiosa influenza dei punti di vista dominanti. <br /> </div>
Note:<br /><br /><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3177884942490011458#sdfootnote1anc">1</a> Prefazione di Marx alla prima edizione del Capitale<br /><br /> <a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=3177884942490011458#sdfootnote2anc">2</a>Ciascuna rivista viene classificata secondo un indice, l’impact factor, basato sul numero di citazioni che altri articoli, su quella o su altre riviste, fanno degli articoli pubblicati. In questo modo gli autori di riviste con un alto impact factor (quelle mainstream) avranno più possibilità accademiche e di pubblicazione e al contempo contribuiranno all’aumento dell’impact factor delle riviste su cui pubblicano.<br /><br /><br /><br /><br />Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-56781242295991104012013-07-22T15:37:00.000+02:002013-07-22T16:15:41.312+02:00[A&C] L’ascesa, la caduta, la stabilizzazione dell’Islanda e oltre<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YtqzKvGTAxo/Ue0yvWDZMpI/AAAAAAAADSs/ivvEgunMkLA/s1600/proteste-in-Islanda.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="http://4.bp.blogspot.com/-YtqzKvGTAxo/Ue0yvWDZMpI/AAAAAAAADSs/ivvEgunMkLA/s320/proteste-in-Islanda.png" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;">Proteste in Islanda</span></td></tr>
</tbody></table>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-068e-e2ce-c660-9c21d1972140" monospace="" new="" ourier="" quot="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><b>Robert
H. Wade & Silla Sigurgeirsdottir</b>, 2012. "Iceland's rise, fall,
stabilisation and beyond," Cambridge Journal of Economics, Oxford
University Press, vol. 36(1), pages 127-144.</span></span></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; font-size: small;"><br /><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"></span></span>
<br />
<div dir="ltr" font-family:="" monospace="" new="" ourier="" quot="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Qualche
tempo fa si è parlato molto dell’Islanda, che ha rifiutato di pagare il
debito estero delle proprie banche. Ma cosa è davvero successo? E quali
lezioni si possono trarre? Questo articolo cerca di descrivere e di
trarre una lezione dall’esperienza islandese.</span></span></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; font-size: small;"></span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; font-size: small;"><br /></span>
<br />
<div dir="ltr" font-family:="" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">L’articolo
dei due autori si concentra su alcuni punti. L’Islanda è stata infatti
un esempio dei meccanismi che hanno portato al boom e alla recessione
degli anni 2000. Questo processo ha operato su tre livelli secondo gli
autori: è stato un esempio di processo Minsky, in cui l’aumento del
presso dei titoli finanziari creava una crescita utilizzata dalla
finanza per crescere ulteriormente; il potere delle imprese è aumentato ;
lo Stato, invece di mitigare questi processi li ha amplificati. Inoltre
in Islanda si riscontra il controllo di una piccola élite (che gli
autori chiamano flexians), basata su reti sociali flessibili, che
controlla la politica, l’economia e l’informazione. Come osservano gli
autori : </span></span>
<br />
<div dir="ltr" font-family:="" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" font-family:="" monospace="" new="" ourier="" quot="">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-068f-1dc8-f4f5-a8d1f8c29852" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">“</span><span style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">i
flexians operano su reti flessibili, i cui membri sono più leali l’un
l’altro che verso l’organizzazione per la quale di volta in volta
lavorano. Il movimento di riforma conosciuto come “new public
management”, basato sulla premessa che i governi debbano operare più
come aziende e debbano incoraggiare l’interscambio di personale tra il
settore pubblico e privato, ha creato vaste opportunità per i flexians e
per le reti sociali flessibili di guadagnare accesso a informazioni
strategiche del settore pubblico e delle scelte politiche, e di
diffondere la loro influenza in favore del profitto e la sua ideologia.”(1)</span></span>
</blockquote>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-068f-79e5-3316-2a3dbdf416f1" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">L’Islanda
non è sempre stata prospera e ricca come lo era prima della crisi del
2007. Fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale questa era stata
un’isola povera, fonte di emigrazione, la cui economia era basata sulla
pesca e sull’esportazione di materie prime non lavorate. Dopo la guerra
lo sviluppo dell’isola è accelerato, grazie agli aiuti del Piano
Marshall e a un’economia fortemente regolata, dove viene costruito un
welfare sul modello di quello scandinavo. Dell’Islanda precedente resta
un’organizzazione sociale fortemente corporativa, dove 14 famiglie
controllano l’economia, la politica, lo stato, la finanza e
l’informazione. I partiti di destra hanno sempre governato l’Islanda e
hanno avuto come oppositori i sindacati che hanno difeso il livello di
vita dei lavoratori. Negli anni ‘70 nasce un nuovo gruppo “élitario” “la
locomotiva”, che ha come programma una forte dose di liberalizzazioni:
questo gruppo sarà quello che guiderà l’Islanda nei decenni precedenti.
Sebbene le prime liberalizzazioni siano cominciate negli anni ‘70, la
maggior parte di queste sono state fatte nella fine degli anni ‘80 e
l’inizio degli anni ‘90:sono stati tolti i controlli sui flussi di
capitale e soprattutto sono state privatizzate le banche statali
(1998),che è stato il vero innesco alla crescita finanziaria
dell’Islanda le cui 3 banche in breve tempo sono entrate nelle maggiori
300 mondiali. Ingredienti di questo boom sono stati il sostegno totale
dello Stato agli interessi della finanza (disposto quindi a fare tutto
ciò che chiedevano, tra cui abbassare le tasse fino a far diventare
l’Islanda un paradiso fiscale.), una crescita fittizia dei valori
azionari delle banche e il boom dei mutui. In particolare, per ottenere
bassi tassi di interesse i mutui venivano conclusi in Franchi svizzeri o
in Yen. Il primo vero boom è però stato quello della disuguaglianza(2) e
lo spostamento del carico fiscale sui redditi bassi.</span></span></div>
<div justify="" text-align:="">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; font-size: small;"><br /></span>
</div>
<div dir="ltr" font-family:="" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Una
prima crisi c’è stata nel 2006, quando l’ampio deficit delle partite
correnti rese i mercati diffidenti sulla possibilità che la banca
centrale islandese potesse davvero sostenere le banche locali (cresciute
a dismisura) in caso di difficoltà. Poiché la maggior parte del debito
delle banche islandesi era in valuta estera, queste hanno aperto negli
altri paesi delle affiliate che offrivano agli operatori locali
interessi vantaggiosi sui conti correnti, al fine di raccogliere valuta
estera per sostenere il debito contratto.</span></span></div>
<div justify="" text-align:="">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; font-size: small;"><br /></span>
</div>
<div dir="ltr" font-family:="" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Quando
nel 2008 fallì la Lehman Brother, anche le banche islandesi saltarono.
La situazione di estrema gravità fu risolta chiedendo un prestito al Fmi
e dal rifiuto del governo di salvare le banche che stavano fallendo.
Per la prima volta inoltre vinse una coalizione di sinistra. In seguito,
con un referendum, il popolo islandese si rifiutò di pagare il debito
estero delle banche(3).</span></span></div>
<div dir="ltr" font-family:="" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<br /></div>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-068f-db85-69e4-1aa36c9332c3" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">La
coalizione di sinistra però si impegnò in manovre di austerità, tese a
ottenere un surplus del bilancio statale, attraverso un taglio delle
prestazioni pubbliche. Non ci si può stupire di questo. Nonostante la
crisi, “</span><span style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">la finanza è restata nel posto di guida</span><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">”(4), determinando le politiche pubbliche. Ne è prova la decisione del governo nel 2008 di “</span><span style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">garantire
una copertura illimitata ai depositanti locali […] quando se questo
fosse stato limitato a 5 Milioni di Corone (70’000 $) avrebbe protetto
il 95% dei depositanti”(5)</span><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">. I sindacati stessi non sono alieni da questa influenza. Infatti:</span></span></div>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-068f-db85-69e4-1aa36c9332c3" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" font-family:="" monospace="" new="" ourier="" quot="">
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0690-7e68-176f-d4d1e93cf845">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">“</span><span style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">La
potente Confederazione del lavoro avrebbe potuto rappresentare una voce
di avvertimento, ma per decenni è stata co-direttrice, con la
Federazione degli impiegati, degli enormi fondi pensione e, per questo,
incline a favorire persone e politiche che promettessero alti ritorni
sugli investimenti”(6)</span></span></div>
</blockquote>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0691-d4fc-5253-b27ec945ef14" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: bold; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Appunti e Commenti</span></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<br /></div>
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0692-0710-bbda-403aa34b4d17" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">L’Islanda
appare un esempio in miniatura della crisi che ormai da anni stiamo
vivendo. Nella piccola isola nordica si sono prodotti gli stessi
meccanismi che, più in grande, a livello mondiale, hanno provocato la
crisi nel 2007. In sostanza, un’isola che basava la propria ricchezza
sulla pesca e sulle esportazioni di materie prime ha spostato il proprio
centro economico verso la finanza, grazie alle liberalizzazioni, a una
tassazione bassissima e al libero movimento di capitali. L’isola è
diventata in breve tempo un modello per gli economisti liberisti, che ne
hanno decantato le virtù e l’hanno portata a modello per gli altri
paesi. Questa crescita è risultata assolutamente insostenibile per
l’isola che era arrivata ad avere 3 banche tra le prime 300 mondiali. Lo
scoppio di questa bolla ha riportato l’Islanda indietro di decenni e ha
obbligato il governo a reintrodurre i precedenti controlli su capitali e
merci. E le 3 banche passano nella lista degli 11 più grandi collassi
finanziari della storia.</span></span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Ci sono alcuni elementi interessanti nel caso islandese.</span></span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Il
primo riguarda le banche, che invece di essere salvate con soldi
pubblici (rimanendo private), come negli altri paesi, sono invece state
nazionalizzate. Inoltre si è rifiutato di pagare il debito estero che
queste avevano accumulato per salvarsi dal primo mini crack del 2006. La
conseguenza è che l’Islanda è forse l’unico paese che è uscito a
sinistra dalla crisi. Ma anche qui va notato come la vittoria dei
socialdemocratici abbia portato risultati differenti da quelli che la
popolazione si aspettava. Se nell’immaginario collettivo
“socialdemocratico” fa ancora rima con “stato sociale”, dobbiamo ormai
prendere coscienza che non è più così: la socialdemocrazia mondiale ha
ormai fatto propria la cultura liberista e impone con i propri governi
misure di austerità. A guidare i socialdemocratici oggi è l’interesse
della finanza, non quello della classe lavoratrice.</span></span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Il
secondo elemento è il ruolo delle Stato durante la creazione della
bolla. Invece di fungere da controllore e di porre limiti alla crescita
della finanza, questo ha assecondato le domande di un settore che si
ingrandiva sempre di più. In questo caso come in tanti altri, abbiamo
visto un controllore i cui interessi sono stati rapiti dai suoi
controllati. Il comportamento dello Stato è stato quello di lavorare per
la finanza, invece di limitarla, nell falsa convinzione che i due
interessi si sovrapponessero.</span></span></div>
<div dir="ltr" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">E’
interessante notare il ruolo che un’élite ha giocato nello sviluppo del
paese e nella creazione della bolla finanziaria. I flexians
rappresentano un gruppo di persone che, sebbene elette o nominate da
poteri pubblici, perseguono obiettivi diversi da quelli della
popolazione islandese. Anzi si può notare chiaramente come gli interessi
siano contrapposti. La democrazia, soprattutto quando vengono eliminati
i partiti contrari agli interessi privati, non garantisce affatto che
questi vengano estromessi da altri amministratori più legati ai
lavoratori. Questo dovrebbe farci riflettere anche sulla situazione
italiana, dove a torto si sovrappongono queste élite e la politica.</span></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Per
ultimo va notato come gli stessi sindacati siano stati assorbiti dagli
interessi della finanza mondiale. La gestione dei fondi pensione porta i
sindacati a salvaguardare la finanza, dove sono investiti i contributi
dei lavoratori. ma così facendo si rendono complici di danni ben più
gravi per la classe lavoratrice, come il caso islandese evidenzia.</span></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<b><span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Note:</span></span></b></div>
<div style="color: #f3f3f3; font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(1) </span><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-67df-953c-14a880c21aa4" style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">p. 129</span></span></div>
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-67df-953c-14a880c21aa4" style="background-color: transparent; font-style: italic; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(2)</span> </span><span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">L’indice di Gini, che misura l’ineguaglianza di reddito, passa da 0,26 nel 1995 a 0,43 nel 2007. p. 136</span></span></div>
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(3)</span><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-4769-b2a7-e9b29a5bcce9" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">L’attivo delle banche in seguito migliorò, eliminando il problema del pagamento del debito estero.</span></span></div>
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-4769-b2a7-e9b29a5bcce9" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(4) </span><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-7e69-226b-ca8b824411fb" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">p.141</span></span></div>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-7e69-226b-ca8b824411fb" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(5) p. 141</span></span></div>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-7e69-226b-ca8b824411fb" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">(6) p. 142</span></span></div>
<div dir="ltr" font-family:="" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" justify="" monospace="" new="" ourier="" quot="" text-align:="">
<br /></div>
<div dir="ltr" id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0693-a09b-f6e1-062038bb78dc" style="color: #f3f3f3; font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span id="docs-internal-guid-3b6d4a9f-0694-7e69-226b-ca8b824411fb" style="background-color: transparent; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><b>Fonte: </b> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div dir="ltr" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Robert H. Wade & Silla Sigurgeirsdottir</b>, 2012.
"<b><a href="http://ideas.repec.org/a/oup/cambje/v36y2012i1p127-144.html">Iceland's rise, fall, stabilisation and beyond</a></b>,"
<a href="http://ideas.repec.org/s/oup/cambje.html">Cambridge Journal of Economics</a>,
Oxford University Press, vol. 36(1), pages 127-144.
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Abstract: Iceland is an unusually pure example of the dynamics that blocked regulation and caused financial fragility across the developed world for 20 years. This essay describes the statist-and-corporatist political economy of the country as it soared from near the bottom of the Western European income hierarchy at the end of the World War II to up near the top by the 1980s. It illustrates how a group of neoliberal politicians and allied civil servants drove through selective deregulation and privatisation in the 1990s and 2000s. In the space created for newly privatised banks, Icelandic financiers grew the banks and linked private equity firms through mergers and acquisitions abroad to the point where by 2007 tiny Iceland supported three banks in the world's biggest 300 banks, with assets eight times the GDP--second highest in the world after Switzerland. As profits from these overseas operations were partly redistributed back to Iceland the economy boomed, in the grip of super-Minsky processes. The government, the banks and the media interpreted the boom as testimony to the validity of neoliberal policies and went out of their way to hide increasing financial fragility from view, preventing a negative or self-correcting policy feedback loop. The accident waiting to happen happened in the wake of the Lehman collapse in September 2008. The essay charts the zigzags of the government's response and the citizens' response, and discusses the prospects for a resumption of growth on a more sustainable basis. It suggests that Iceland illustrates in miniature the ratcheting down of mass living standards underway across the Western world now that the cushion of debt has been removed, even as financiers and others in the top few percentiles of national income distributions increase their share of national income. But economic institutions and politics matter: in Iceland the large devaluation spread the cut in a relatively 'apolitical' way; the government let the banks go bust rather than bail them out at taxpayers' expense; it imposed capital controls on
outflows; and it used fiscal transfers to protect the bottom half of
the population from disproportionate cuts.
</div>
<br /></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-32739269489790799642013-07-03T15:59:00.000+02:002013-07-03T15:59:10.817+02:00[A&C] The effect of financialization on labor's share of income<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Dünhaupt, Petra, 2013.
"<a href="http://ideas.repec.org/p/zbw/ipewps/172013.html">The effect of financialization on labor's share of income</a>,"
<a href="http://ideas.repec.org/s/zbw/ipewps.html">IPE Working Papers</a>
17/2013, Berlin School of Economics and Law, Institute for International Political Economy (IPE).
</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Qual è stato il ruolo della finanziarizzazione dell’economia sulla quota salariale? E’ colpa della finanza se oggi i salari ottengono sempre meno della ricchezza prodotta dall’economia?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questo è il quesito che si pone questo articolo e di cui si cerca una conferma nei dati economici: il conflitto distributivo si svolge oggi tra salari e stipendi contro dividendi e profitti. Una prima prova dell’influenza della finanza ci viene dal fatto che la percentuale di ricchezza persa dai salari è stato assorbita da dividendi e interessi, più che dai profitti industriali. Un fatto questo che è particolarmente grave, poiché, come viene ricordato nell’articolo, la crescita europea è legata ai salari (wage-led): se questi non salgono o addirittura diminuiscono, vi sarà quindi scarsa crescita. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Come la finanza provoca la diminuzione dei salari? L’autrice identifica 7 elementi: l’orientamento ormai prevalente alla creazione di valore per gli azionisti e la visione di corto termine dei dirigenti aziendali; l’aumento degli stipendi dei managers; una maggiore importanza degli investimenti finanziari rispetto a quelli reali; le acquisizioni ostili e le fusioni, così come la liberalizzazione dei movimenti finanziari e delle merci; la deregolamentazione del mercato del lavoro e la riduzione del settore statale(1).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">A partire da questi elementi, l’autrice propone un modello e cerca conferme nei dati empirici. Le 7 cause vengono raggruppate in 3 aree: la globalizzazione, l’orientamento al valore per gli azionisti e l’attività governativa. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per quanto riguarda la prima l’autrice ipotizza che sia gli Ide (investimenti diretti esteri) in entrata che quelli in uscita abbiano contribuito a ridurre la quota dei salari sul Pil. Quelli in uscita sono le delocalizzazioni ed è ormai evidente a tutti che questi mettono in competizione i lavoratori locali con quelli stranieri sul costo del lavoro. Meno ovvio è invece l’influenza degli investimenti delle imprese estere nel proprio paese: l’autrice osserva che spesso si tratta di grandi imprese multinazionali, che hanno una maggiore forza contrattuale rispetto ai lavoratori e che quindi indeboliscono la loro capacità di aumentare il proprio salario. Sicuramente in generale l’impatto della deindustrializzazione, un settore dove le organizzazioni del lavoro erano forti, ha fortemente contribuito a diminuire la quota salariale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">L’orientamento alla creazione di valore per gli azionisti ha spinto sempre di più le aziende a concentrarsi sul breve periodo e ad aumentare i dividendi pagati agli azionisti. Questo ha portato, oltre al calo degli investimenti, a una riduzione dei salari per permettere una maggiore distribuzione alla finanza. Inoltre il maggiore indebitamento delle imprese produce una maggiore pagamento di dividendi, quindi una pressione a tenere bassi i salari.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Infine la riduzione del ruolo del governo ha contribuito ulteriormente a diminuire la quota salariale. L’ideologia neoliberista ha ridotto in maniera significativa il ruolo dello Stato in economia. In particolare le imprese dello stato (le partecipazioni statali, o Soe in inglese) erano imprese che, seppure formalmente di capitali, non erano guidate dagli stessi principi delle imprese private. In particolare non dovevano pagare dividendi agli azionisti, quindi potevano reinvestire i profitti in investimenti e potevano garantire salari maggiore. La riduzione di questo ruolo dello Stato ha quindi fatto abbassare ancora i tutti i salari.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">L’autrice cerca conferme a queste ipotesi testando un modello econometrico sulla base di dati Ocse. L’apertura dei mercati delle merci si evidenzia come un elemento che ha contribuito ad comprimere i salari, così come gli investimenti in entrata, la disoccupazione, l’aumento del pagamento dei dividendi e la riduzione del ruolo del governo. Risulta invece non influente il flusso in uscita di investimenti (le delocalizzazioni), il tasso di sindacalizzazione e quello di sciopero, così come il pagamento degli interessi. In sostanza i dati dicono che</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Innanzitutto la forza contrattuale dei lavoratori è frenata dall’aumento all’orientazione alla creazione di valore per gli azionisti e dalla visione di corto periodo dei dirigenti, combinata con la globalizzazione e la liberalizzazione dei commerci e della finanza. Inoltre l’aumento dei costi delle merci di importazione hanno un impatto negativo sulla quota dei salari. Infine un aumento delle spese generali nella forma di aumento degli interessi e dei dividendi pagati è fatto a spese dei salari, risultando in un aumento del mark-up e causando una riduzione della quota dei salari. Inoltre il declino dell’attività del governo ha spostato la composizione dell’economia, così come lo spostamento verso il settore finanziario, entrambi hanno contribuito al declino generale della quota salari”(2)</span></i></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Appunti e commenti</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In economia si ha spesso la tentazione di cercare nei dati e nelle statistiche le teorie. Ci si aspetta in pratica che i dati parlino da soli: la scoperta di qualche ricorrenza o di una certa correlazione nei dati porta molti economisti a costruire su questi risultati teorie esplicative. Questo metodo è sbagliato, poiché i dati da soli non parlano, o meglio, possono dire più cose allo stesso tempo, magari in contraddizione tra loro. In questo articolo questo errore non viene fatto. L’autrice propone un modello e lo giustifica brevemente sul piano logico e teorico; in un secondo momento cerca conferme al modello nei dati che sono disponibili. Utilizzando i dati a sua disposizione, alcune conclusioni del modello vengono confermate, mentre altre risultano non supportate dai dati. Anche in questo caso, questo non invalida il modello o diminuisce l’importanza teorica degli altri elementi che non trovano conferma econometrica. Questo potrebbe essere a causa di una mancanza di dati o di altre ragioni che celano il ruolo di quella variabile e fanno si che non trovi conferma nei dati.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Se ci si sofferma sulle variabili confermate dal modello econometrico si ottengono risultati interessanti. Il primo è la conferma empirica che i fenomeni economici degli ultimi decenni hanno giocato contro il lavoro e hanno ridotto la quota salariale. Questo è un risultato importante, se si pensa ai tanti che hanno esaltato la globalizzazione e le liberalizzazioni come delle opportunità per i lavoratori. Un secondo risultato importante è quello sull’impatto negativo degli investimenti esteri nel proprio paese: questi vengono sempre invocati come soluzione alla crisi e si fa di tutto per invogliare i capitali esteri a investire in Italia. Ma il risultato è ancora una volta una diminuzione del salario. Inoltre viene evidenziato chiaramente come un aumento dei dividendi causi una diminuzione dei salari. Molti lavoratori sono stati spinti a investire in borsa i propri risparmi o i conrtibuti della pensione, e lo hanno accettato nella speranza di recuperare, tramite il mercato finanziario quello che avevano perso nella contrattazione sindacale. Il risultato è quindi opposto: tanto più aumenta il ruolo della finanza, tanto più vengono compressi i salari. Infine la fine del ruolo del governo in economia ha contribuito a una riduzione secca dei salari, poiché sono venute a mancare imprese che avevano una visione di lungo periodo e che non dovevano pagare i dividendi agli azionisti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">L’analisi empirica dei dati quindi spiega chiaramente l’avversione di molti lavoratori verso i processi di globalizzazione e di liberalizzazione e dovrebbe spingere le organizzazioni politiche e sindacali a riconsiderare le proprie visioni in materia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Note</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1) p. 6</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2) p.18</span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-17751760136000843962013-06-02T20:21:00.000+02:002013-06-02T20:24:13.915+02:00[A&C] A Monetary and Fiscal Framework for Economic Stability: A Friedmanian Approach to Restoring Growth<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b><a href="http://ideas.repec.org/e/pwr20.html" target="_blank">Wray, R</a>. (2002). <a href="http://www.cfeps.org/pubs/wp/wp22.html" target="_blank">A Monetary and Fiscal Framework for Economic Stability: A Friedmanian Approach to Restoring Growth</a>. CEFPS – UMKC, Wp 22</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il nome di Milton Friedman è generalmente associato alle politiche liberiste che sono state applicate dagli anni ‘70 in poi in molti paesi del mondo. Ma secondo Randall Wray se si legge bene un articolo del 1948 di Friedman si può arrivare a conclusioni differenti.</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Wray osserva che nell’articolo del 1948 Friedman propone di finanziare il deficit di bilancio tramite la creazione pubblica di moneta (quindi impedendo alle banche private di crearne, tramite un coefficiente di riserva al 100%). Inoltre propone di fissare il pareggio di bilancio in corrispondenza del livello di pieno impiego dei lavoratori. In sostanza Friedman propone un mix di politiche fiscali e monetarie che agiscano in senso anticiclico: fare dei deficit finanziati dalla creazione monetaria in periodi di crisi e disoccupazione, arrivare al pareggio di bilancio quando la piena occupazione è raggiunta e fare dei surplus di bilancio nei periodi di boom economico. Ovviamente il surplus, al contrario del deficit, distrugge moneta. Quindi sia la spesa pubblica che le tasse devono essere fortemente cicliche. Inoltre il governo deve essere “grande”, almeno quanto l’ammontare dell’investimento privato. Al contrario di quello che si crede generalmente, Wray osserva come i cosiddetti trenta gloriosi sono stati caratterizzati più da una politica di stampo friedmaniano che keynesiano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Un elemento che Friedman non aveva preso in considerazione era il defict estero, che ha caratterizzato il decennio del 1970 (per gli Usa). In questo caso, anche in presenza di pieno impiego, lo stato è obbligato a fare deficit di grandezza uguale a quello estero per evitare che il deficit si crei nel settore privato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Gli anni ‘90 sono invece diversi. Questi sono stati caratterizzati da una situazione Goldilocks, cioè non troppo forte da creare inflazione ne troppo fredda da fare aumentare la disoccupazione. Quello che è avvenuto è che, a causa del deficit commerciale pre-esistente e dei surplus di bilancio dell’amministrazione democratica di Clinton, il settore privato ha accumulato un deficit (e quindi un debito) crescenti. Il boom economico di quegli anni è stato quindi finanziato dal debito privato, creando una situazione sempre più fragile: Wray condivide con Minsky l’idea che il debito pubblico sia più stabile di quello privato, e che sebbene non sia possibile una politica di aggiustamenti progressivi (fine tunig), la crisi sia meno dura quando la crescita sia stata finanziata tramite il debito pubblico.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il principale obiettivo di Wray è la “responsabilità fiscale” del Partito Democratico, che ha deciso di attuare politiche di surplus di bilancio, considerando come negativo il debito e il deficit. Al contrario Wray mostra che, in presenza di deficit commerciale, per evitare che la crescita del debito privato, che renderebbe fragile l’economia, il governo è obbligato ad essere permanentemente in deficit.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nell’articolo vengono aggiunte due note interessanti. La prima è una proposta per rendere fortemente ciclico il bilancio rispetto alla piena occupazione. Wray propone che lo stato agisca come “datore di lavoro di ultima istanza”, cioè che implementi piani per occupare tutti quelli che non trovano un lavoro sul mercato. Secondo i suoi calcoli questi programmi, che sarebbero più ampi in periodi di crisi e che si ridurrebbero nei periodi di prosperità, sarebbero di ammontare equivalente alle fluttuazioni degli investimenti. In questo modo il bilancio aumenterebbe il deficit nei periodi di crisi, impiegando i disoccupati espulsi dal privato, e si ridurrebbe nei periodi di benessere, quando questi opterebbero per un lavoro privato meglio remunerato. La seconda nota riguarda il Messico, cioè un paese che non ha la stessa forza economica degli Usa, ma che potrebbe seguire le politiche di Wray/Friedman. L’unico limite, sembra dire Wray, sono le politiche sbagliate dei suoi governi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Appunti e commenti</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La scienza economica, soprattutto quando viene fatta dai grandi economisti, si mostra renitente a farsi chiudere in schemi “biancho o nero”. I grandi economisti, come Friedman, anche quando sono estremamente conservatori e anti popolari, possono contribuire al progresso, a patto di saperne cogliere i pregi e tralasciarne i difetti. L’articolo di Wray si mostra un’intelligente mossa per utilizzare Friedman con la destra liberista.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Proprio a partire dal pensiero del primo Friedman, l’articolo evidenzia velocemente alcuni elementi di forte critica verso i governi di sinistra degli ultimi 20 anni, i democratici per gli Usa e i socialisti/socialdemocratici/laburisti europei. Il primo riguarda il deficit del bilancio pubblico. Molti governi di sinistra europei, per mostrare la propria propensione verso il libero mercato e la fede nella superiorità delle libera impresa privata, sono stati i protagonisti di politiche di riduzione della spesa pubblica: in Europa questo è stato fatto sotto la minaccia del bastone europeo (ma anche per profonda convinzione), negli Usa è stata una libera scelta. Wray evidenzia come questo sia stato un elemento che abbia reso fragile l’economia, poiché alla diminuzione del deficit pubblico è aumentato il debito privato. Il deficit e la spesa pubblica quindi non sono cattivi, anzi, il loro uso rende meno dura la crisi ed evita che questa si trasformi in recessione. Di conseguenza il debito pubblico, liberato dai moralismi europei, non rappresenta un male, al contrario serve ad evitare che la crisi diventi recessione. L’attenzione al contrario deve essere spostata sul pieno impiego, un obiettivo che unisce Keynes e Friedman. La riduzione della disoccupazione deve essere l’obiettivo delle politiche di bilancio, che non troverebbero alcun limite nel debito, anzi, questo sarebbe lo strumento da utilizzare per finanziare i programmi come quello del datore di lavoro di ultima istanza.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Queste osservazioni parlano molto all’Europa, che proprio ora sta attraversando un periodo di dura recessione. Nell’articolo di Wray si trovano riassunte tutte le cause dell’attuale recessione europea: i deficit esteri, il terrore immotivato per il debito, il disinteresse per la disoccupazione. L’Europa sembra marciare in piena opposizione rispetto alle posizioni di Friedman e di Wray. La cosa che stupisce maggiormente è che queste politiche vengono applicate in ossequio al pensiero conservatore, che dice di ispirarsi al pensiero friedmaniano. Più che conservatrici queste sono politiche stupide, che si distanziano cretinamente dal pensiero del loro economista di riferimento. Al contrario l’Europa avrebbe bisogno di ristudiare quello che Friedman ha scritto e di partire da lì, come ha fatto giustamente Wray, per trovare soluzioni urgenti per l’oggi.</span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-39121062484400579202013-05-29T13:03:00.000+02:002013-05-29T13:07:52.253+02:00[A&C] Monetary Policy and Central Banking after the Crisis: The Implications of Rethinking Macroeconomic Theory<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Thomas I. Palley, 2011.
"<a href="http://ideas.repec.org/p/imk/wpaper/8-2011.html">Monetary Policy and Central Banking after the Crisis: The Implications of Rethinking Macroeconomic Theory</a>,"
<a href="http://ideas.repec.org/s/imk/wpaper.html">IMK Working Paper</a>
8-2011, IMK at the Hans Boeckler Foundation, Macroeconomic Policy Institute. </span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Se questa crisi è una crisi causata dalla troppa liquidità, concessa dal sistema bancario, che ha creato le bolle nel mercato immobiliare, l’attenzione deve essere posta principalmente alla riforma della Banca Centrale, responsabile tanto della vigilanza sul credito quanto soprattutto della regolazione della liquidità del sistema. L’articolo di Palley parte da questa necessità per proporre delle riforme più complessive della teoria macroeconomica.</span></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Palley, economista keynesiano vicino ai sindacati Usa, osserva innanzitutto che le proposte di riforma hanno due radici diverse: gli economisti insider, quelli che sono interni all’attuale sistema, propongono modifiche che non intaccano le caratteristiche base del sistema, a partire dall’indipendenza della banca centrale e dai suoi obiettivi di inflazione. Al contrario la proposta degli outsider è più generale e porta a cambiamenti profondi del sistema bancario e della teoria dominante(1). </span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il primo dogma che gli outsider come Palley si pongono di abbattere è quello dell’indipendenza della Banca Centrale. Infatti osserva che dietro l’indipendenza della Banca Centrale sono avvenuti due “rapimenti”. Il primo, e forse più conosciuto in economia, è il rapimento che il controllato attua sul controllore: questo porta il controllore a rispondere più agli interessi del controllato che a quelli generali, portando i due a coincidere. Il secondo è un rapimento cognitivo, che ha portato la Banca Centrale a utilizzare un modello economico funzionale agli interessi dei controllati. Il primo rapimento mette in evidenza che dietro la presunta indipendenza della Banca Centrale si cela la vicinanza ad alcuni interessi piuttosto che ad altri. In particolare, come osserva Palley, gli obiettivi inflazionistici pongono la Bc vicina agli interessi della finanza, piuttosto che a quelli del lavoro o del capitale industriale(2). Inoltre l’indipendenza della Bc dal potere politico pone problemi democratici: per questo Palley sottolinea come i modelli economici debbano essere compatibili con una realtà democratico-costituzionale(3). Inoltre va reinserito nei modelli il conflitto tra interessi contrapposti, che è stato rimosso dall’indipendenza della Bc in nome del perseguimento di un interesse generale comune(4). Anche per rimuovere questo rapimento, Palley ritiene che sia necessaria una nazionalizzazione(5) della Fed che la sottragga dagli interessi della finanza e dei controllati.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il rapimento è quello cognitivo, attraverso il quale la Bc si è fatta portatrice di un’unica visione economica escludendo le altre. Come osserva Palley :</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Nonostante impieghi centinaia di economisti, l’intero sistema della Fed è stato preso alla sprovvista dalla crisi; ha fallito a capire cosa stava succedendo; ed è stato ripetutamente sorpreso dalla profondità e dalla durata della Grande Recessione”(6)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questa mancanza di pluralismo è indicata da Palley come una delle cause che hanno impedito la previsione della crisi(7) e che ne ha reso imprevedibile la durata agli occhi delle Bc(8). Uno dei compiti della Bc dovrà quindi essere quello di promuovere il pluralismo in materia economica. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Da un punto macroeconomico più generale Palley propone dei diversi obiettivi per la Bc. Invece del NAIRU monetarista, viene proposto il Minimum unemployment rate of inflation(9), che ribalta la concezione precedente. Più in generale Palley osserva che non sono sufficienti i controlli del tasso di interesse a breve e gli obiettivi di inflazione per governare il sistema finanziario ed economico. La Bc deve poter imporre obblighi di capitale di composizione dello stesso alle istituzioni finanziarie, in modo da controllarne i bilanci, il rendimento e l’utilizzo dei capitali che possiedono. Inoltre propone di rendere nuovamente non remunerato il deposito delle istituzioni finanziarie presso la Banca centrale. E quando si riferisce a queste, Palley si concentra più sulla funzione delle varie entità, piuttosto che sulla loro forma giuridica.<br /><br />Un’ultima proposta interessate, tra le tante contenute nell’articolo, vi è la fine dei finanziamenti della finanza alla politica(10).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Appunti e commenti</b><br /><br />Non si può negare che la Fed, la Banca Centrale americana, porti molte responsabilità in questa crisi. Le politiche adottate negli ultimi 20 anni hanno determinato la creazione di due gigantesche bolle speculative, quella delle dot.com e quella dei mutui subprime, che hanno aggravato lo stato di crisi capitalistica preesistente. Quindi qualsiasi risposta a questa crisi deve partire da una riforma della Fed. Palley nel suo articolo avanza molte proposte (di molte non ho parlato) che vanno verso un assetto maggiormente democratico e più controllato. Queste, riassumendole, rappresentano un completo ribaltamento delle politiche attuate dagli anni ‘70 in poi, basate sulla fede nel mercato e sulla sua efficienza. Al contrario bisogna riportare il sistema economico sotto il controllo politico e inserirvi il conflitto tra interessi contrapposti per la sua direzione. Infatti, come analizza Palley, gli interessi dominanti, dietro i modelli e le politiche imposte nell’ultimo quarantennio, sono esclusivamente gli interessi della rendita finanziaria.<br /><br />Poiché Palley è americano, si pone come obiettivo la propria Bc. Ma noi italiani ed europei dobbiamo porci domande sulla Bce. Se la Fed è apparsa come la causa della crisi, la Banca Centrale Europea porta la pesantissima responsabilità dell’aggravarsi e del prolungarsi della crisi europea. La struttura rigidamente monetarista, il rigore nell’applicazione di norme economicamente assurde, ha portato l’Europa a diventare il centro della crisi mondiale e sta condannando intere nazioni a decenni di povertà e disoccupazione. Se la Fed, almeno formalmente deve perseguire due obiettivi, la Bce ne ha uno solo: il controllo del tasso di inflazione a prescindere dal ciclo economico. Nei suoi obiettivi non vi rientra la piena occupazione, perciò, per ottenere la stabilità dei prezzi, è pronta a creare disoccupazione. L’ossessione per i debiti pubblici si aggiunge a questa norma assurda.<br /><br />Infine non bisogna dimenticare che questa crisi economica non è sono finanziaria e che le radici vanno oltre la finanza. Non si deve cioè fare l’errore di pensare che le cause di questa crisi siano da cercare esclusivamente in una mancata regolazione del sistema, oppure in obiettivi di politica economica sbagliati. Le crisi sono connaturate al sistema economico capitalista e, finché questo esisterà, si evolverà tramite crisi economiche. La differenza tra l’attuale modello economico e quello keynesiano, supportato da Palley, è nella gravità di queste crisi e nella loro lunghezza.</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Note</b></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />(1) “I programmi degli insider non propongono alcun cambiamento alla teoria macroeconomica e sono acritici rispetto alle passate azioni della Fed. Da questa prospettiva qualsiasi fallimento della Fed è stato un involontario peccato di omissione. I programmi degli outsider sfidano alle fondamenta la teoria macroeconomica esistente e sono molto critici della Fed. Da questa prospettiva i fallimenti della Fed sono dolosi radicati in “rapimento politico” e cognitivo e in un’euforia intellettuale” p.2-3</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2) “Il capitale finanziario è molto propenso a preferire la bassa inflazione per proteggere la ricchezza finanziaria; il capitale industriale preferisce una forte economia reale e una bassa inflazione per spingere la domanda e i profitti; i lavoratori vogliono il pieno impiego per alzare i salari reali” p. 9</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(3) “In questo senso, lo schema di indipendenza della Banca Centrale è sbagliato. Al contrario, lo schema dovrebbe instaurare istituzioni che si esprimono al meglio all’interno di una democrazia costituzionale” p. 10</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(4) “Queste assunzioni rimuovono il conflitto sugli obiettivi politici e il conflitto su come funziona l’economia e su che cosa è economicamente possibile”</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(5) p. 11</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(6) p.12</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(7) “Questi gruppi hanno spinto per una pulizia intellettuale di tutti quelle che erano in disaccordo con il nuovo consenso economico” p. 12</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(8) “Visto in questa luce, il fallimento della Federal Reserve riflette una mancanza di pluralismo radicato in una credenza fondamentalmente sbagliata che si avesse accesso alla verità, e che il proprio modello era il modello vero.” p.13</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(9) p. 16</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(10) p. 28</span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-73889742217889682632013-05-07T13:27:00.001+02:002013-05-07T13:27:45.930+02:00[A&C] Origins and prospects of the Euro existential crisis<b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Luigi Bonatti & Andrea Fracasso, 2013.
"<a href="http://ideas.repec.org/p/trn/utwpem/2013-03.html">Origins and prospects of the Euro existential crisis</a>,"
<a href="http://ideas.repec.org/s/trn/utwpem.html">DEM Discussion Papers</a>
2013/03, Department of Economics and Management. </span></b><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span><br />
<a name='more'></a>Gli autori cercano, con questo breve articolo, di rispondere a questo problema: come mai la crisi è nata negli Usa, ma è l’Europa che ne sta soffrendo più a lungo e più duramente? E quali saranno gli sviluppi futuri della crisi(1)?<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il primo passo che gli autori compiono è quello di riassumere il processo che ha portato alla creazione dell’Euro. L’idea della moneta unica è nata da due necessità complementari: la Germania e i paese centrali volevano evitare le svalutazioni competitive dei paesi mediterranei; i paesi periferici necessitavano di un “vincolo esterno” per disciplinare i salari e i prezzi. Il processo da’ i primi frutti già negli anni ‘80 dove la Germania ottiene di nuovo dei surplus commerciali (cioè esporta più di quello che importa) e i paesi periferici europei sconfiggono l’inflazione. Ma la costruzione entra palesemente in crisi nel ‘92-3 quando causa l’uscita della Lira e della Sterlina e genera la crisi europea: la ragione sta nelle mancate riforme del governo italiano durante gli anni ‘80 (cioè non è stato tagliato il bilancio), durante i quali l’Italia aumenta il debito pubblico e quello estero, così da rendere poco credibili gli impegni di mantenere il cambio entro la banda di oscillazione prevista dalla Sme. Proprio questa crisi porta alla nascita del progetto della moneta unica: questa avrebbe impedito le svalutazioni competitive e non avrebbe avuto problemi di credibilità, poiché non era possibile uscirne. In più il Patto di Stabilità obbligava i governi a fare i tagli ai bilanci pubblici. Il risultato sperato era che i paesi periferici attuassero quelle riforme del mercato del lavoro per deflazionare i propri salari, seguendo così la moderazione tedesca.<br /><br />Quello che è avvenuto è stato il contrario: invece di una convergenza tra le economie si è avuta una divergenza, anche a causa di ulteriori tagli alla spesa dei paesi centrali e ad altre operazioni di diminuzione dei salari relativi. A questa mancanza di coordinamento si è aggiunta la Cina, che dal 2001 è membro del Wto e che ha fatto concorrenza proprio ai paesi periferici determinando un ulteriore peggioramento della bilancia commerciale. </span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Le cause della crisi europea attuale vengono individuate nell’alto debito pubblico dei paesi periferici, dovuti o ai deficit (Italia e Grecia) o al salvataggio delle banche (Irlanda e Spagna) e alla bassa crescita di questi paesi. La soluzione alla crisi dei debiti pubblici è stata l’austerità, che però ha depresso la ricchezza prodotta rendendo ancora più insostenibile il debito pubblico. Questo ha convinto la Bce e i paesi centrali a intervenire. Questo intervento non è però risolutivo, se non nel breve periodo, perché l’unica soluzione nel lungo periodo è che queste economie diventino più competitive: devono cioè effettuare una svalutazione interna rispetto ai propri competitori, riducendo i salari e i prezzi di beni e servizi(2). In sostanza è necessaria una lunga e dura recessione con alta disoccupazione per riequilibrare la situazione dei paesi periferici e centrali(3) (4).</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Gli autori si domandano se, per i paesi centrali, sia valsa la pena pagare i costi della nascita dell’Euro. Dal punto di vista della Germania sembra di si. Questa infatti è riuscita a preservare il proprio sistema sociale, fatto di lavori abbastanza stabili e ben pagati, di media qualità, con la collaborazione dei lavoratori nella gestione dell’impresa. L’alternativa che spaventava le élites tedesche era quella dell’americanizzazione della Germania con una forte polarizzazione del lavoro, tra pochi lavori molto qualificati e ben pagati e una massa di lavoratori a basso salario e bassa qualifica, in una società orientata ai consumi più che alla produzione(5).</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Infine ci si domanda se l’attuale situazione di impoverimento dei paesi periferici è compatibile con la tenuta dell’Euro. In sostanza si sostiene che i paesi periferici hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e che devono ora accettare un forte ridimensionamento dei salari, della spesa pubblica e della ricchezza, a causa delle mutate condizioni dell’economia mondiale. Perché questo sia sostenibile, è necessario un miglioramento della situazione economica.</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Appunti e commenti</b></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questo articolo sembra confermare la diffusione anche al di fuori degli ambienti eterodossi della teoria secondo cui alla radice della crisi europea dei debiti pubblici ci sia un problema di bilance commerciali. Questa teoria è stata sostenuta per la prima volta da Emiliano Brancaccio, e sostiene che l’accumulazione del debito non sia dovuta a una cattiva amministrazione dei paesi periferici, ma sia dovuta piuttosto al diverso grado di sviluppo delle economie europee e soprattutto a una forte deflazione salariale imposta ai lavoratori dei paesi centrali. Come descrive abbastanza bene anche l’articolo di Bonatti e Fracasso, questo ha generato surplus commerciali per la Germania e i paesi vicini a fronte di minus per le bilance dei paesi periferici, tra cui l’Italia e la Francia. <br /><br />A fronte di questa presa di coscienza da parte degli economisti non eterodossi, le soluzioni divergono. In particolare le economie europee si trovano davanti a due possibilità: o aumentare i salari dei paesi centrali (come suggerisce Brancaccio) o diminuire quelli dei paesi periferici (come suggeriscono invece Bonatti e Fracasso). Mentre la proposta di Brancaccio mira ad essere egemonica verso i lavoratori nordici, quella di questo articolo mira a imporre l’austerità e la deflazione salariale ai paesi periferici. La ragione addotta sembra essere che Brancaccio non consideri l’impatto dei paesi extra-Ue, in particolare della Cina: se anche aumentassimo i salari e la spesa pubblica nel Nord Europa, si creerebbero problemi di competitività verso il resto del mondo, con un probabile risultato di creare una bilancia commerciale europea globalmente negativa. Con questo si mira a suggerire che la colpa dell’austerità non è tanto della Germania (che si è adattata alle nuove condizioni del mercato internazionale, attuando una forte deflazione salariale), ma della Cina, che con la sua entrata nel mercato mondiale ha reso insostenibili i precedenti livelli salariali e di spesa pubblica sociale.<br /><br />Dietro questo ragionamento sembrano esserci alcune assunzioni acritiche. La prima è quella di considerare l’Euro e la sua attuale costruzione come immodificabili: le economie europee sono fortemente diverse e anche in presenza di una forte deflazione salariale difficilmente potrebbero convivere. Sarebbero necessari trasferimenti verso la periferia e investimenti pubblici europei per riequilibrare le varie economie. Altrimenti il risultato sarebbe comunque una migrazione di capitali e di lavoratori verso il centro. Inoltre non tiene conto dei costi sociali e politici di questa deflazione: l’aumento dell’estrema destra in Grecia e in tanti paesi europei è un segnale di cui bisognerebbe tenere conto. La seconda assunzione è quella di mantenere l’attuale regime mondiale di libera circolazione dei capitali e di anarchia monetaria determinata unicamente dal mercato. Una riforma dell’area Euro, così come in caso di uscita di alcuni paesi dalla stessa, prevedono l’adozione di controlli sul movimento dei capitali e una tassazione degli stessi. <br /><br />Infine forse l’articolo non considera pienamente due aspetti dell’attuale situazione. La prima è che è veramente difficile sostenere, soprattutto in un paese come l’Italia, che si è vissuti al di sopra delle proprie possibilità e che ora si debba per questo tagliare la spesa pubblica e i salari. Ormai quasi il 90% dei contratti sono precari e il livello dei salari ha toccato dei livelli veramente bassi. La seconda è che la Germania non è veramente un paese così armonioso come viene descritto dall’articolo, in cui i lavoratori partecipano alla gestione delle imprese e sono retribuiti con buoni salari. La deflazione salariale ha colpito duramente le condizioni di vita dei lavoratori tedeschi, dove si sono diffusi i mini-job senza tutele e a bassi salari. Anche in Germania i lavori sicuri e classici sono in diminuzione e così le loro condizioni di lavoro.<br /><br />La crisi impone scelte radicalmente diverse.</span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b> </b></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>--</b></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Note</b></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1) <i> “Può sembrare paradossale che, in seguito a una crisi causata dall’eccessivo accumulo di debito privato degli Usa, gli Usa siano stati capaci di riguadagnare una modesta ma permanente crescita del Pil e di riportare la disoccupazione sotto l’8%, mentre la zona Euro combatte ancora per mettere il proprio debito sotto controllo, con i suoi paesi della periferia sud (Portogallo, Grecia, Italia e Spagna) che soffrono una forte recessione che sta aumentando la disoccupazione a livelli record.” p.3</i></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2) <i> “[...] senza la possibilità di svalutazioni nominali del tasso di cambio all’interno della zona Euro, un paese periferico può riguadagnare competitività relativamente ai paesi centrali ed extra-Euro solo attraverso una svalutazione interna, cioè riducendo i salari nominali, il prezzo dei beni e dei servizi, della terra e delle case e così via, rispetto ai propri partner commerciali” p. 9</i></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>(3) “[...] i paesi periferici non possono evitare che il processo di aggiustamento porti con sé la riduzione dei livelli di consumo e di ricchezza privata, e in generale una riduzione negli standard di vita di una larga parte dei loro cittadini”. p.10</i></span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>(4) “in questi paesi […] è necessaria una lunga e dolorosa recessione (e un’alta disoccupazione!)” p. 10 </i><b> </b></span><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(5) <i>“Le élites che governano in Germania sembrano coscienti che l’uscita del paese dall’Euro e il ritorno all’”apprezzato Marco Tedesco” accelererebbe probabilmente l’americanizzazione della società, che molti tedeschi preferiscono evitare. Questo spiega la forte opposizione delle autorità tedesche alle raccomandazioni del Fmi perché la Germania ribilanci il proprio modello di crescita verso la domanda domestica e il settore dei servizi” p. 12</i></span>Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-59391291694027250492013-05-03T13:41:00.003+02:002013-05-03T13:51:44.903+02:00Il finanziamento pubblico ai partiti: oltre le ideologie dominanti (seconda parte) <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-lLW5xQreJ5w/UYOfsEREyAI/AAAAAAAADPM/3wig1WTpLME/s1600/parlamento.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="http://3.bp.blogspot.com/-lLW5xQreJ5w/UYOfsEREyAI/AAAAAAAADPM/3wig1WTpLME/s320/parlamento.jpg" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il Parlamento<span style="color: black;"><br /></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(<a href="http://www.pensierieconomici.blogspot.it/2013/04/il-finanziamento-pubblico-ai-partiti.html">qui la prima parte</a>)<b> </b></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Stato sociale e interessi privati: il ruolo dei partiti e dell’industria della comunicazione</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Se ci riferiamo al ruolo dei partiti all’interno della rappresentanza istituzionale, possiamo attribuirgli due funzioni. La prima è quella rappresentare la società nazionale e i differenti interessi che la compongono (bottom-up). La seconda è quella di pubblicizzare e sostenere nella società le conquiste ottenute durante la permanenza nelle istituzioni (top-down). In particolare, per quanto riguarda i partiti nati dal movimento operaio, il loro compito è a lungo stato quello di creare consenso attorno alla riforma del ruolo dello Stato e alla creazione di uno Stato Sociale in favore degli strati popolari. Questo lavoro si è scontrato con due problemi: il primo è la disparità di mezzi tra i partiti dei lavoratori e i rappresentanti del capitale; il secondo è il ruolo svolto dal sistema di comunicazione di massa. </span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />Gunnar Myrdal, un economista svedese che è stato tra i pensatori del modello di welfare scandinavo, ha osservato come questi due problemi si intreccino. Infatti Myrdal ha scritto:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“I grossi interessi anonimi delle grandi imprese esercitano in molti modi un'influenza che è di rado equilibrata democraticamente dal potere dei lavoratori e dei consumatori.[...] I ricchi di solito sono liberi di “votare con il dollaro” per mezzo di contributi finanziari ai vari partiti politici che difendono i loro interessi e, per una strana estensione del principio della segretezza del voto, costoro possono normalmente mantenere anonimi i loro contributi. […].”(14)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">A questa disparità tra i partiti nell’accesso al finanziamento privato, dove i partiti “borghesi” possono disporre di mezzi molto maggiori rispetto ai partiti “operai”, si aggiunge una forte disparità a livello di accesso all’informazione. Myrdal osserva che</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“In questo sistema sociale antidemocratico e protezionista, un ruolo di somma importanza viene esercitato dall'industria delle comunicazioni nell'influenzare gli atteggiamenti e le scelte della masse e, dato che la libertà di comunicazione è uno dei principi basilari della democrazia, non è possibile usurpare in modo molto efficace la sua attività. Ma dato che si tratta di un'industria, è possibile usufruirne i servigi solo pagandoli, ed è diretta in base all'effettiva domanda di denaro. E, poiché influenza le masse, determina non soltanto le loro preferenze nel campo dei consumi, ma può altresì determinarne le opinioni sulle questioni politiche e i voti, e ciò colpisce la democrazia proprio nelle sue fondamenta.<br />Come ho già accennato, sotto l'influenza della propaganda per il consumo privato d'ogni genere di beni, non accompagnata da una campagna altrettanto efficace per il ricorso ai servizi forniti dalla società organizzata, gli elettori tendono a mantenere il livello delle spese pubbliche al di sotto di quello che sarebbe razionale. Ma da un punto di vista ancora più generale, le riforme intese a realizzare le effettive inclinazioni degli elettori, per esempio per quanto riguarda la ripartizione dei gravami fiscali o il controllo sugli affari, devono ovunque superare potenti inibizioni create dai servizi dell'industria delle comunicazioni comprati da persone o gruppi che hanno tutto l'interesse a mantenere lo status quo.”(15) </i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il ruolo della comunicazione va quindi al di là della promozione dei prodotti di consumo, ma si pone come elemento di diffusione dei valori capitalisti e di una cultura favorevole all’economia privata e contraria a quella pubblica. Il controllo privato dell’informazione e della comunicazione distorce quindi l’opinione generale, e in particolare quella dei lavoratori, sostenendo direttamente e indirettamente politiche a favore degli interessi del capitale e contrari all’influenza pubblica in economia.<br /><br />Il ruolo del finanziamento pubblico ai partiti, soprattutto per quel che riguarda i partiti progressisti, può quindi essere quello di colmare questa disparità rispetto agli avversari di classe. Grazie a questi finanziamenti possono cercare di contrastare, anche a livello informativo e comunicativo, la promozione unilaterale dei valori e delle politiche antipopolari. Inoltre anche gruppi o partiti che non provengono dalla storia del movimento operaio, ma condividono con esso alcune posizioni e alcune prospettive di progresso sociale, sarebbero maggiormente liberi di agire e potrebbero slegarsi dall’influenza diretta e indiretta del finanziamento privato. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Quale partito?</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Non si può d’altra parte nascondere che un elemento importante dell’avversione al finanziamento pubblico derivi dalla crisi dei partiti. I molti scandali nell’utilizzo dei finanziamenti pubblici hanno portato a domandarne la fine, poiché vengono visti come fonte di appropriazione personale, piuttosto che come strumento di democrazia. Le cause di questi comportamenti sono due, uno di origine economica e l’altro di radice storica e politica.<br /><br />Il trionfo del liberismo ha segnato la fine del ruolo dello Stato in economia e quindi la fine del ruolo della politica nel deciderne indirizzi e sviluppi. Il liberismo sostiene che il maggiore benessere generale può essere raggiunto unicamente tramite l’instaurazione del libero mercato, dove le imprese siano libere di agire in regime di concorrenza e senza alcuna influenza diretta o indiretta dello Stato. L’intervento pubblico avrebbe effetti distorsivi e quindi determinerebbe una diminuzione del benessere. L’unica cosa che il liberismo chiede alla politica è l’applicazione di riforme per l’instaurazione di un regime di concorrenza perfetta, le privatizzazioni per eliminare la presenza dello Stato in economia e la flessibilizzazione del mercato del lavoro. Una volta ottenute queste, l’unico ruolo dello Stato è quello di osservare passivamente lo svolgimento del gioco economico. Una volta eliminato il ruolo della politica nell’economia, e quindi anche della regolazione degli interessi confliggenti, a questa non rimane che dedicarsi a temi etici e morali. Da un lato questi toccano scarsamente la vita delle persone, soprattutto in tempi di crisi. Dall’altro svuotano la politica della sua essenza naturale, cioè la rappresentanza degli interessi sociali. In mancanza di interessi pubblici da perseguire, molti parlamentari hanno preferito occupare il proprio tempo per seguire i propri interessi personali, determinando le degenerazioni che abbiamo letto negli ultimi anni. (16)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La seconda ragione alla base della crisi dei partiti è storica. La fine della contrapposizione tra il mondo socialista e quello capitalistico ha determinato la trasformazione dei partiti. La lotta ideologica, e l’importanza del suo esito, avevano determinato una mobilitazione generale della popolazione, pro o contro il mondo sovietico, organizzata in primis dai partiti e dai sindacati. Questi erano diventati enormi strumenti di formazione e di partecipazione popolare, per sostenere o per impedire che il paese finisse nello spazio di influenza socialista. Ogni persona doveva essere informata e ogni persona doveva essere mobilitata nello scontro. La democrazia e la partecipazione ai partiti ha qui toccato il suo apice. Quando questo scontro è finito, i partiti sono degenerati: da partiti di massa sono diventanti partiti di élites o comitati elettorali a sostegno di personalità carismatiche. Il risultato è l’estraneità della popolazione alla loro vita, la distanza dalle loro decisioni e l’avversione verso i loro membri e i loro dirigenti. La gestione di questi partiti è quindi sempre più stata orientata a rispondere agli interessi personali dei pochi che vi partecipavano, sfruttando le risorse pubbliche a proprio vantaggio.<br /><br />Come osserva Bazzocchi</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /><i>“Se l’azione politica ha come caratteristica fondamentale quella della trasparenza, allora il dibattito politico si avviterà sempre sulla questione morale, sui comportamenti inadeguati di cittadini e politici, sul malaffare, su come fare a estendere le virtù civiche nella società e su come scegliere al meglio quei rappresentanti del popolo onesti e incorruttibili, fulgido esempio di ethos repubblicano, custodi cioè del bene comune, della cosa pubblica. Saranno sempre meno rilevanti le grandi questioni economiche e sociali e sempre più lo saranno le riforme, neutre e necessarie per rendere fluida la società, per disincagliarla dalle secche dei privilegi della casta. Si premieranno sempre più i singoli e le loro competenze e non più i soggetti collettivi e la politica avrà una dimensione sempre più locale, ammantata della retorica del bene comune, del territorio con i suoi comportamenti virtuosi e operosi e del “piccolo è bello”, salvo far finta che a livello internazionale i cosiddetti poteri forti non continueranno a decidere delle nostre vite. La politica sarà associata alla virtù, alla morale, sempre più caratterizzata da un rigorismo etico che esalterà i virtuosi e competenti difensori del bene pubblico. Ci troveremo nella paradossale situazione in cui quelle riforme che volevano una partecipazione più possibile estesa avranno invece creato un sistema politico sempre più caratterizzato dall’affidarsi al leader onesto incorruttibile e dall’esaltazione delle competenze specifiche per l’attuazione di riforme modernizzatrici, che sempre più escluderanno i meno istruiti e i ceti popolari che troveranno quell’ambiente loro ostile e decideranno di non essere più grande soggetto dell’emancipazione e della liberazione da significati e culture imposte, per vivere una “tranquilla” vita borghese, affetta dal privatismo e dalla non coincidenza tra ruolo sociale e cultura. Insomma, quelle riforme che volevano forme più avanzate di partecipazione e una democrazia sempre più trasparente non avranno fatto altro che favorire le élites e porzioni sempre più ristrette di popolazione”(17)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La reazione a questa situazione non può però essere il rifiuto dei partiti in quanto tali, poiché questo condurrebbe a regimi reazionari. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Chiedere l’abolizione dei partiti non significa altro che prospettare una società in cui non vi sia più conflitto sociale organizzato e critica del reale, con la sua ideologia e i suoi rapporti di produzione volti allo sfruttamento.”(18)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Al contrario è necessario invertire la tendenza, sia dal punto di vista ideologico che politico. Va sconfitto il liberismo, che ha emarginato gli interessi popolari dalla politica e dall’economia e bisogna promuovere la partecipazione di massa alla vita dei partiti e quindi della democrazia. Infatti</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“La politica non ha bisogno di uomini onesti e competenti, ha bisogno della politica stessa, cioè della lotta contro il destino per la libertà, del conflitto sociale che infrange l’opacità di un mondo che sembra irriformabile a causa delle leggi economiche considerate naturali. […] La politica di chi vuole trasformare il mondo si fa allora affare di popolo organizzato che tiene insieme colti e incolti, abbienti e meno abbienti, dal momento che la lotta non è contro il malaffare per l’onestà, contro l’incompetenza per il sapere dei migliori, ma contro il destino per la liberazione. Una tale concezione della politica porta con sé anche un’idea di società civile e di Stato diverse da quelle dei riformatori che vogliono abolire i partiti in nome della trasparenza e della partecipazione degli individui sovrani. Ebbene, non è la società civile che deve esprimere la politica e allo stesso tempo limitarla e controllarla. È la politica che deve mettere in forma la società civile, luogo degli egoismi, degli interessi particolari, del privatismo borghese.”(19)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">RIFERIMENTI<br /><br />Myrdal, Gunnar. “I paesi del benessere e gli altri” Feltrinelli , 1962<br /><br />Bazzocchi, Claudio. “Virtù e Fortuna. In difesa del partito politico”, Il ponte editore, 2012</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--<br /> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Note</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(14) Myrdal , p.110</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(15) Myrdal, p.111</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(16) <i>“La politica e il welfare state, assieme ai soggetti fautori del patto socialdemocratico – partiti , sindacati, associazioni di categoria e burocrazia statale – divennero sinonimo di corruzione, disinteresse del bene pubblico, doppiezza e inefficienza. Le forze sane del mercato avrebbero finalmente liberato la cosa pubblica dai mille impedimenti dell’inefficienza e dei veti incrociati di tipo corporativo” </i>Bazzocchi, p. 104 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(17) Bazzocchi , p. 34-5</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(18) Bazzocchi , p. 41</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(19) Bazzocchi , p. 36-7</span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-18718942094758215372013-04-26T17:27:00.001+02:002013-05-03T13:48:36.085+02:00Il finanziamento pubblico ai partiti: oltre le ideologie dominanti (prima parte)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-akgzPxMxhCo/UXqZfusSHTI/AAAAAAAADO4/G9kC1aEZF70/s1600/beppe-grillo-urla.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://3.bp.blogspot.com/-akgzPxMxhCo/UXqZfusSHTI/AAAAAAAADO4/G9kC1aEZF70/s320/beppe-grillo-urla.jpg" width="320" /></a></span></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Beppe Grillo</span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Un tema che ormai da anni fa parte del dibattito italiano è quello del finanziamento pubblico ai partiti politici. Il Movimento 5 Stelle di Grillo ha costruito il proprio successo su questo tema e molti cittadini sono convinti che la fine della contribuzione pubblica porterebbe beneficio alla democrazia e risolverebbe la crisi economica italiana. In sostanza si attribuisce a questo la causa dell’involuzione della democrazia e la soluzione alla crisi.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span></span><br /></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Storia del finanziamento ai partiti</b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il finanziamento pubblico ai partiti rappresenta una percentuale esigua del bilancio pubblico, e quand’anche fosse azzerato (o addirittura tutti gli eletti vivessero senza stipendio) non porterebbe che un beneficio marginale alla situazione economica italiana. Questo infatti è nato molti decenni fa, quando ancora c’erano i grandi partiti di massa che esprimevano quel personale politico di qualità che tutti ricordano (a partire da quelli troppo giovani per aver vissuto quell’epoca). Va inoltre ricordato che quelli erano anni di benessere economico, quindi non si può attribuire al finanziamento pubblico, in maniera molto fantasiosa, di aver creato la crisi economica o di esserne la causa.<br /><br />La storia del finanziamento pubblico in Italia ha vissuto diverse fasi(1).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La nascita della Repubblica e la legalizzazione dei partiti politici lascia aperta la questione del loro finanziamento(sia di quello pubblico che di quello privato): nel periodo che va dal 1945 al 1974 non vi è alcuna regolamentazione.<br /><br />A partire dal 1974 questo soggetto viene regolamentato da una legge, in cui</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“[...] il finanziamento pubblico doveva rappresentare una fonte aggiuntiva di entrate rispetto agli atti di liberalità di privati e alle forme di auto finanziamento. Ma sopra ogni cosa doveva consentire un flusso regolare di denaro tale da allentare le tentazioni di finanziamenti illeciti e quindi di corruzione.”(2)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La legge infatti fu fatta in seguito allo scandalo dell’Unione Petrolifera del 1973, quando questa finanziò con tangenti i partiti di Governo per promuovere una politica contraria alle centrali nucleari e a favore di quelle termoelettriche: si sosteneva che, se vi fosse stato un finanziamento pubblico tale da poter far vivere i partiti, si sarebbe allentata la morsa della corruzione. Questa legge vinse contro un referendum, promosso dal Partito Radicale e da Democrazia Proletaria.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nel 1993 c’è un secondo Referendum abrogativo, promosso ancora dal Partito Radicale, che, grazie agli scandali di Tangentopoli, riesce ad ottenere la maggioranza e quindi ad abrogare il finanziamento pubblico(3). Il Referendum abolì il finanziamento pubblico, ma non il rimborso per le spese elettorali; la legge seguente salvaguardò quindi questa fonte di finanziamento. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In seguito furono fatte diverse leggi per un’ulteriore regolamentazione di questo soggetto. La cosa notevole è che queste leggi seguono sempre gli anni elettorali (una nel 1997, anno successivo alle elezioni del 1996 e 2002, dopo le elezioni del 2001). La ragione è che la mancanza di elezioni porta a una riduzione forte delle entrate dei partiti per il mancato finanziamento pubblico, che è appunto legato esclusivamente al momento elettorale.<br /><br /><br /><b>I Comunisti e il finanziamento pubblico</b><br /><br />Il Partito Comunista Italiano è stato a lungo contrario al finanziamento pubblico ai partiti, perché era visto come una statizzazione dei partiti e vi si vedeva il rischio di intromissioni e controlli governativi sulla vita interna dei partiti. Non si mostra però contrario alla legge del 1974. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il Pci evidenziava il ruolo svolto dai partiti nella democrazia(4) e quanto questa non possa esistere senza la loro presenza. Rigettava quindi l’attacco ai partiti (e alla forma partito in sé(5)), culturalmente di origine qualunquista, che viene portata avanti dai liberali e dai fascisti (6) (7). Il Pci aveva ben chiaro come ogni partito sia espressione di interessi economici e sociali, e trovava normale che questi finanziassero i partiti stessi (8). Un finanziamento pubblico ai partiti doveva servire a liberare i partiti dai condizionamenti dei grandi potentati economici (9) e doveva quindi permettere ai partiti di fare autonomamente le proprie scelte(10).</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span></span>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il finanziamento pubblico doveva però essere aggiuntivo e non sostitutivo rispetto all’autofinanziamento dei partiti e doveva essere per il Pci un contributo indiretto: non quindi una somma di denaro, bensì facilitazioni ai partiti nello svolgere il ruolo democratico che gli viene attribuito dalla Costituzione. In sostanza il Pci chiedeva che in ogni comune fosse messa a disposizione una sala per le riunioni dei partiti, che questi fossero esentati dal costo delle affissioni, che fossero agevolati nelle spese postali e nell’acquisto di servizi telefonici, elettrici etc. In ogni caso, la fonte principale del partito sarebbe rimasta l’autofinanziamento da parte degli iscritti e dei simpatizzanti (11) (12). Come scriveva Cossutta</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Dei partiti politici si può dire tutto il male del mondo, ma una cosa vorrei non si dicesse: che sono tutti uguali. Ognuno di essi – nessuno escluso – soffre dei suoi propri mali, ma dovrebbe essere chiaro per tutti che i partiti e i loro dirigenti o militanti non rappresentano affatto una realtà indistinta o, addirittura, una “classe politica”, essendo, in realtà, ciascuno caratterizzato dai legami effettivi che ha con gli interessi delle classi e dei ceti diversi che rappresenta e orienta, dai suoi diversi modi di comprensione e di progettazione della realtà, da un diverso costume, che è frutto di determinati ideali e di una particolare concezione del mondo e della vita.[...] Al di fuori di questo sistema [dei partiti], nelle concrete condizioni in cui si svolge la nostra vita politica, non vedo che possa esserci democrazia in Italia, ma soltanto la fine di tutte le libertà. […] Il fatto che alcuni di essi – e non di peso minore nella vita politica italiana – vivano ufficialmente non si sa di cosa, concorre non poco a snaturarne la funzione e a deteriorarne, con la qualità e il costume, anche l’immagine pubblica.”(13)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(<a href="http://www.pensierieconomici.blogspot.it/2013/05/il-finanziamento-pubblico-ai-partiti.html">continua</a>) </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">RIFERIMENTI<br /><br />Pizzimenti, Eugenio, and Piero Ignazi. "Finanziamento pubblico e mutamenti organizzativi nei partiti italiani." Rivista italiana di scienza politica 41.2 (2011): 199-236.<br /><br />Cossutta, Armando. “Il Finanziamento pubblico dei partiti.” Editori Riuniti, Seconda edizione, 1978</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Note</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1) Si veda la suddivisione fatta da Pizzimenti e Ignazi</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2) Pizzimenti e Ignazi, p.203</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(3) È da notare che spesso ci si scandalizza quando viene riproposto un referendum su un tema che ne è già stato oggetto in precedenza. In quel caso si dice che su quel tema il popolo italiano si è già pronunciato. Non è stato così per il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, che era stato sconfitto negli anni ‘70.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(4) <i>“Quali sono tali compiti [dei partiti]? In primo luogo, quello di avere un rapporto diretto e profondo con i propri iscritti, perché questi siano chiamati realmente a determinare la vita politica della loro organizzazione. In secondo luogo, quello di stabilire un rapporto costante con i propri elettori e con tutta l’opinione pubblica, affinché la condotta del partito abbia una verifica continua e non soltanto limitata al momento di espressione del voto. In terzo luogo, quello di formare quadri dirigenti a tutti i livelli sempre più preparati ad assolvere i propri compiti, sempre più legati alle esigenze e all’interesse del paese” </i>Cossutta, p. 97 </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(5) <i>“Si tratta di quella mentalità di tipo qualunquistico, secondo la quale i partiti politici e le loro attività sono cose da disprezzare o da tenere fuori della considerazione pubblica, come si fa per le “cose sporche”. […] su siffatta opinione arretrata […] pesano ancora i vent’anni del passato funesto regime […] e le concezioni che furono proprie in un momento particolare della situazione italiana postbellica di Guglielmo Giannini e del suo movimento appunto qualunquistico.” </i>Cossutta, p. 19</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(6) <i>“Ma risanamento e rinnovamento della vita pubblica siginificano anche rifiuto categorico di ogni sollecitazione qualunquistica contro “la politica” e contro la cosiddetta (dai fascisti) “partitocrazia”, giacché, al di fuori del sistema dei partiti e della pluralità delle espressioni democratiche, in Italia esisterebbe solo un regime autoritario, reazionario.”</i> Cossutta, p. 96-7</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(7) <i>“Va respinta con ogni forza la campagna qualunquista attraverso cui i fascisti tentano di porre sotto accusa il sistema democratico in quanto tale. I fascisti sono gli eredi del sistema più corrotto che la storia d’Italia abbia mai avuto. Sotto il fascismo fu data mano libera ai gruppi capitalistici dominanti; […] una gigantesca redistribuzione della ricchezza nazionale venne operata a favore dei gruppi economici più potenti” </i>Cossutta, p. 183-4</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(8) <i>“Circa i cosiddetti finanziamenti occulti, al di là di ogni moralismo, io sono francamente dell’opinione che – in toto – essi siano ineliminabili, in quanto, secondo il mio modo di vedere, i partiti sono, in forme più o meno dirette, espressione di determinati interessi.” </i>Cossutta, p. 35</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(9) <i>“Tale condotta ha ridato credito a quel tipo di propaganda apertamente fascista secondo la quale la politica è “una cosa sporca”. Ecco perché il finanziamento pubblico dei partiti può essere elemento importante, anche se non taumaturgico, di risanamento democratico” </i>Cossutta, p. 98</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(10) <i>“Ma il motivo fondamentale per cui siamo favorevoli alla legge sul finanziamento dei partiti resta un motivo di rafforzamento della democrazia. Vogliamo cioè che la dialettica democratica abbia la possibilità di liberarsi dai condizionamenti e dalle ombre che oggi gravano su di essa; che tutti i partiti possano essere più liberi di fare la loro politica, magari contro il Pci, ma la loro politica, non quella “per conto” di altri.”</i> Cossutta, p. 100</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(11) <i>“Il movimento operaio italiano, sin dalla sua formazione in movimento politicamente organizzato, e quindi da oltre un secolo, ha dovuto provvedere con le sole sue forze e con i suoi sacrifici (e quali, infiniti sacrifici) a far fronte alle sue proprie esigenze. Ha sempre fatto da sé, affrontando e superando difficoltà enormi per costruirsi nella sua autonomia una capacità di azione politica” </i>Cossutta , p. 21</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(12) <i>“Ciò è stato possibile perché abbiamo fatto leva su un partito che non è diviso – come altri – in correnti laceranti e che conta sull’impegno appassionato e sul lavoro volontario di centinaia di migliaia di lavoratori, su un partito che fa del rigore di vita uno dei capisaldi del suo costume politico e morale” </i>Cossutta, p. 30</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(13) Cossutta, p. 89-90</span></span></div>
<br />Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-50150007614208298292013-01-22T17:19:00.000+01:002013-05-03T13:48:59.279+02:00Recensione : Titanic Europa<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: 0px; margin-right: 0px; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-vHlr2gmW8ws/UP67CcgMekI/AAAAAAAADNo/1F6gxdBjtEw/s1600/costa-concordia-naufragio-infophoto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://2.bp.blogspot.com/-vHlr2gmW8ws/UP67CcgMekI/AAAAAAAADNo/1F6gxdBjtEw/s320/costa-concordia-naufragio-infophoto.jpg" width="320" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La Costa Concordia</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per una incredibile coincidenza l’uscita della prima edizione del libro “Titanic Europa” di Vladimiro Giacché è avvenuta in contemporanea con il naufragio della Costa Concordia. E il naufragio della nave al largo dell’isola del Giglio appare una perfetta metafora per l’attuale crisi. Infatti come la nave da crociera, anche l’economia europea sembra non riuscire ad uscire dal luogo del naufragio. E il dibattito sulle cause, così come sulla crisi europea, mostra una miriade di voci che rende difficile l’individuazione di una causa unica. E mentre si discute, il costo del salvataggio aumenta, mettendo sempre più in discussione l’effettiva possibilità dello stesso.</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Il libro di Giacché nasce dall’esigenza di fare chiarezza in questo insieme disordinato di spiegazioni, spesso incoerenti e contraddittorie, che ci viene proposto dalle televisioni e dai giornali. Come recita il sottotitolo, questo libro è “la crisi che non ci hanno mai raccontato”. Al contempo Giacché vuole fare chiarezza sugli esiti e sugli effetti di questa crisi se l’Europa non cambia rotta alla nave. Ma perché ciò avvenga è necessario che prima si individuino in maniera chiara e univoca la posizione in cui la nave Europa si trova e la rotta che l’ha portata a questo disastro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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In linea con quanto aveva scritto nel libro “La fabbrica del falso”, Giacché parte mostrando come questa crisi sia stata raccontata a rovescio e che, per sostenere questa visione rovesciata, siano stati diffusi luoghi comuni spesso anche con evidenti segni razzisti. La prima cosa che viene chiarita è che questa crisi non è finanziaria, bensì reale: la finanza è l’effetto di una crisi produttiva iniziata decenni addietro. Il debito privato (negli Usa) e quello pubblico (in Europa) sarebbero la risposta alla crisi capitalista che ha colpito il mondo negli anni ‘70. Per uscire da tale crisi si sono ridotti i salari e lo stato sociale. Per non diminuire le possibilità di realizzo, si è al contempo permesso ai lavoratori di indebitarsi e di consumare. La finanza sarebbe quindi una droga che ha permesso al sistema di evitare le conseguenze della crisi iniziata con la fine di Bretton Woods. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Da questo punto di vista, il debito europeo non è più il risultato di politiche dissolute dei governi mediterranei lontani dal rigore nordico. La conseguenza è che non c’è alcuna ragione morale dietro l’austerità. In una visione molto religiosa infatti l’austerità sarebbe la sofferenza del purgatorio attraverso cui passare per ritornare nel paradiso della crescita economica. Salvo che questo purgatorio lo si fa pagare ai lavoratori stessi, che oltre ad aver visto i proprio salari diminuire negli ultimi 40 anni, ora si trovano anche la colpa di un debito pubblico contratto per sostenere i profitti delle imprese. Giacché mostra come molti dei luoghi comuni sui greci, come per esempio il fatto che lavorino poco, siano completamente falsi e che al contempo siano funzionali agli interessi della finanza e dei creditori stranieri.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Se l’analisi sulle cause della crisi cambia, le soluzioni proposte non possono restare le stesse. L’austerità, cioè quel combinato micidiale di riduzione della spesa pubblica e di riduzione dei salari, oltre ad essere ingiustificata si mostra infatti inutile e addirittura dannosa. In questa ostinazione nell’imposizione dell’austerità a fronte di risultati nulli o perversi si mostra la resistenza del pensiero unico liberista: la crisi economica in sostanza non porta con sé la crisi del pensiero unico che ne è alla base.</div>
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La premessa per implementare politiche economiche diverse è la fine di questo pensiero unico. Sarebbe infatti necessario il riconoscimento che i mercati non sono razionali e che quindi sia necessario un intervento dello stato in economia al fine di guidarla per il perseguimento di obiettivi sociali. In particolare sarebbe necessario l’intervento pubblico nel sistema bancario, in modo da poter orientare le politiche delle banche e contrastare la finanza speculativa. E sarebbe necessaria una Bce che potesse svolgere il compito di prestatore di ultima istanza, sollevando così gli stati dai ricatti della finanza internazionale.</div>
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In sostanza, per Giacché, questa crisi ha mostrato che se non è possibile uno stato senza mercato (come ha mostrato il crollo del muro di Berlino), al contempo non è possibile un mercato senza stato (come mostra il crollo del muro di Wall Street).</div>
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In questa seconda edizione del libro, Giacché aggiunge un capitolo finale su quello che è avvenuto (o su quello che non si è fatto) nell’ultimo anno. Della prima parte niente è cambiato e purtroppo le previsioni passate appaiono confermate.</div>
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Sebbene la prima edizione del libro abbia avuto un’ottima diffusione, sembra che nessuno dei politici europei lo abbia letto. Le politiche di austerità sono continuate e hanno confermato quanto scritto da Giacché. Alcuni ripensamenti sembrano esserci stati (da parte del FMI e della Corte dei Conti italiana), ma sono stati troppo timidi. I risultati sono l’aumento della disoccupazione di massa, il ritorno della povertà e il peggioramento di tutti gli indicatori economici delle economie mediterranee. Con l’effetto perverso di riportare la crisi da dove questa era cominciata: dalle banche. La crisi del debito pubblico europeo mette in grave difficoltà il sistema bancario europeo, che detiene in portafoglio i titoli del debito. E le banche che maggiormente sarebbero colpite da questa crisi sarebbero le banche tedesche e del nord Europa.</div>
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<br /></div>
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Ma quali soluzioni sono possibili oggi? Quella di uscire dall’Europa appare non priva di difficoltà, in primis per le economie del nord europa (oltre che per i lavoratori del sud). Ma questa Europa, così come è stata pensata a partire dal pensiero neoliberista, non può uscirne, nemmeno se, come ci viene detto oggi, ci fosse “più Europa” e un’”Europa Politica”.</div>
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Per tornare alla metafora iniziale, come osserva Giacché, “ Se il timoniere non vuole cambiare idee e rotta, resta pur sempre un’altra possibilità: cambiare il timoniere”.</div>
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Citazione:</div>
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<blockquote>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“I programmi di riduzione del debito e di austerità in Europa delineano perciò una strategia ben precisa di uscita dalla crisi: far sgonfiare la bolla del debito dal lato del debito pubblico ( e non da quello delle imprese private), far pagare la crisi ai redditi da lavoro – e a beneficio di alcune categorie di imprese private – ampliare i mercati estendendoli a settori sinora sottratti ad esso, redistribuire i rapporti di forza non soltanto tra lavoro e capitale, ma anche tra i capitali localizzati in diversi paesi” Pg. 122</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: left;">
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /><i><b>Vladimiro Giacché<br />Titanic Europa<br />La crisi che non ci hanno raccontato</b></i><br /><i>seconda edizione<br />Aliberti editore, 2012, 15 euro</i></span></div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>--</i></span><br />
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>Pubblicato su:</i></span><br />
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i><a href="http://www.marx21.it/internazionale/europa/21650-titanic-europa-recensione-della-seconda-edizione-del-libro-di-vladimiro-giacche-.html" target="_blank">http://www.marx21.it/internazionale/europa/21650-titanic-europa-recensione-della-seconda-edizione-del-libro-di-vladimiro-giacche-.html </a></i></span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-16196540273446111922012-11-25T16:09:00.000+01:002013-05-03T13:49:20.836+02:00Primarie:alcune considerazioni economiche<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Us_EYqmAXwA/ULIwXw-UAQI/AAAAAAAADNI/GHGo5UibQds/s1600/euro-germany.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="http://1.bp.blogspot.com/-Us_EYqmAXwA/ULIwXw-UAQI/AAAAAAAADNI/GHGo5UibQds/s320/euro-germany.jpg" width="320" /></a></span></div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Oggi si svolgeranno le primarie del centro-sinistra. Questa competizione si propone di selezionare, tramite il voto popolare, il futuro presidente del consiglio. Sebbene rappresenti sotto molti punti di vista una forzatura costituzionale, queste competizioni prese a prestito dalla politica americana hanno riscosso in passato un forte successo di partecipazione. È bene quindi soffermarsi sulle proposte che sono state fatte dai candidati.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span><br /></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /><i><b>Avvertenze</b></i><br /><br />A tal proposito è bene segnalare alcune avvertenze.<br /><br />La prima riguarda la futura fedeltà alle proposte che oggi i candidati fanno. Questo non tanto per inseguire un sentimento anti-politico ora molto diffuso, secondo il quale i politici tenderebbero a cercare il massimo profitto come fanno i soggetti economici, perciò formulerebbero proposte e promesse per massimizzare i propri voti, salvo poi non mantenerle quando sono al potere1. Penso sia più utile ritenere queste, come altre proposte, come un indicatore di tendenza, che segnala quali comportamenti avrebbe il candidato di fronte alle situazioni che si troverà ad affrontare: proprio perché la situazione cambia, sarebbe sciocco pensare a proposte che non mutano a prescindere dalla realtà attorno, solo in forza di una “promessa elettorale”. Quindi le varie proposizioni saranno valutate come indicatori delle attitudini di un candidato rispetto alla realtà che si trova attorno.<br /><br />Inoltre verranno prese in considerazione solo le proposizioni che riguardano l’economia. Questo non per sminuire gli altri campi. La ragione attiene in primis all’oggetto di questo blog e alla situazione di crisi che attraversa l’economia europea, che mette in primo piano tra gli interessi degli elettori il tema dell’economia. Per questo cercherò di rendere chiare le differenze tra i tre candidati in modo che sia possibile decidere in maniera consapevole.<br /><br />Infine mi concentrerò solo sui tre principali candidati (Bersani, Vendola e Renzi) e solamente su quello che hanno scritto sui loro programmi. Per quanto siano preparati gli altri due candidati, è evidente che la loro influenza sarà scarsa. Inoltre i programmi scritti sono stati pensati più approfonditamente di un’intervista di giornale o di un dibattito televisivo. Risultano quindi essere un base migliore di analisi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /><i><b>Carta d’Intenti</b></i><br />Il primo testo su cui porre l’attenzione è la Carta d’Intenti. I punti che paiono essere maggiormente in evidenza sono quelli relativi all’Europa e al Lavoro.<br /><br />Riguardo all’Europa si propone una riforma dell’Europa e dell’Euro tale da poter rispondere ai problemi che attraversa l’attraversano. La soluzione della crisi, anche per un paese come l’Italia (quindi un Piigs) passerebbe solo attraverso una riforma e un rafforzamento dell’Europa, che abbia come obiettivo quello di costituire gli Stati Uniti d’Europa: una democratizzazione delle istituzioni europee e un coordinamento delle politiche fiscali.<br /><br />Per quanto riguarda il lavoro, si parla di un’alleanza dei produttori: in sostanza il lavoro e il capitale produttivo dovrebbero sostenere battaglie comuni contro la rendita, che verrebbe quindi indicata come la causa e al contempo la soluzione per un’uscita progressiva dalla crisi. Inoltre viene proposta una legge sulla rappresentanza, un argomento che è diventato di quotidiana attualità dopo le scelte prese da Marchionne alla Fiat e poi copiate da altre imprese<br /><br /><i><b>Bersani</b></i><br /><br />Il programma proposto da Bersani risulta molto piccolo rispetto a quello degli altri candidati. Le ragioni possono essere diverse. Innanzitutto forse ci si rende conto dell’inutilità di fare proposte dettagliate, perché perderebbero validità nel tempo. Inoltre essendo il segretario, prende a base le proposte del Pd. Inoltre viene proposta un maggiore ruolo dei partiti, sottratti tanto al populismo qualunquista, quando a visioni liquide dello stesso. La riaffermazione dei partiti come luogo di discussione e azione implica che le decisioni sulle politiche che verranno implementate saranno fatte in maniera collettiva.<br /><br />In generale si sottoscrive il patto dei produttori e si propone di colpire evasione e rendita attraverso l’imposizione fiscale. Si denuncia il processo di precarizzazione del lavoro e di smantellamento del sistema di formazione pubblico. E si propone, come mezzo per uscire dalla crisi, di puntare sull’aumento della produttività e di valorizzazione delle tipicità italiane. Infine si propone un nuovo ruolo per le Authorities (le istituzioni che vigilano su determinati aspetti sensibili dell’attività economica, come la concorrenza, l’energia, le assicurazioni etc) in modo che queste controllano che le imprese private perseguano fini pubblici.<br /><br />L’impressione è che Bersani, al di là delle singole proposte, voglia proseguire nella direzione già percorsa dai governi di centro-sinistra: un capitalismo temperato, in cui convivono la concorrenza con il controllo pubblico non invasivo da parte dello stato, che si pone come regolatore del sistema e dei conflitti all’interno dello stesso.<br /><br /><i><b>Renzi</b></i><br /><br />Il programma di Renzi appare come quello più dettagliato nelle proposizioni. <br /><br />Innanzitutto non si può notare l’abbondante uso di termini inglesi, spesso anche quando esiste un equivalente italiano. L’impressione è che ci si indirizzi verso i giovani (parlando un linguaggio che risulta sconosciuto ai più anziani) e ai ceti dinamici (quindi escludendo tutti quelli che fanno lavori non creativi). Ma soprattutto sembra denotare un riferimento reverenziale verso la cultura angloamericana, in un momento in cui questa evidenzia una crisi di egemonia e un declino economico marcato.<br /><br />Le proposte che Renzi avanza sono tante. Ne elenco alcune: la riduzione dei costi della politica e delle amministrazioni; la fine del finanziamento pubblico ai partiti; la vendita di patrimonio immobiliare pubblico e delle partecipazioni pubbliche per risanare le finanze pubbliche; una deregolamentazione delle leggi urbanistiche; una riduzione dei consumi della pubblica amministrazione e degli investimenti; i prestiti ad honorem per gli studenti; liberalizzazioni; l’ulteriore privatizzazione dello stato sociale, attraverso l’assegnazione di buoni che sarebbero poi spesi dai cittadini presso associazioni che fornirebbero i servizi alla persona; la flexicurity, che aumenterebbe i servizi per i lavoratori disoccupati senza ridurre la precarietà attuale; la vendita di tutte le reti Rai eccetto una; il sostegno alla riforma Fornero delle pensioni.<br /><br />Seppur attraverso la mia succinta presentazione, appare il candidato che rompe con le politiche dei governi di centro-sinistra e che sostiene la linea imposta dal governo Monti. In sostanza, pur nella crisi che attraversiamo, l’idea di Renzi è quella di uscirne con un impianto fortemente liberista, andando oltre le riforme in questo senso applicate dal Pd in passato.<br /><br /><i><b>Vendola</b></i><br />Il programma di Vendola è come quello di Renzi, ma di segno opposto: mentre Renzi rompe il centro-sinistra verso destra, Vendola cerca di farlo verso sinistra. Le proposte vanno verso un ripensamento degli aspetti socialmente più critici dei passati governi di centro-sinistra. Appare evidente l’influsso che la crisi ha avuto e il tentativo di proporre nuove idee tanto per uscirne quanto per formare differentemente la società che risulterà da questa crisi.<br /><br />Anche in questo caso, come per Renzi, le proposte avanzate da Vendola sono numerose e possono qui essere solo accennate. Si propone una maggiore spesa in cultura; di salvaguarda la natura pubblica della Rai; si propone il tempo pieno per tutti e l’obbligo scolastico a 18 anni; un aumento dell’edilizia scolastica; un freno alla speculazione e al consumo di territorio; un aiuto all’agricoltura; la riduzione delle spese per la difesa; la Tobin Tax; la riduzione del cuneo fiscale tra costo del lavoro e salario; una modifica della contro-riforma Fornero delle pensioni; introdurre un reddito minimo garantito per tutti; fare infrastrutture di trasporto; regolare le aliquote Ires per aumentarle sui redditi oltre i 50’000 euro; fare un’imposta patrimoniale; mettere l’ICI sugli immobili della Chiesa.<br /><br />Per quanto riguarda l’Europa, Vendola si propone di rinegoziare i Trattati dell’Unione Europea e in particolare rifiuta il Fiscal Compact imposto agli stati europei. Al contrario propone un New deal europeo, una Bce come prestatore di ultima istanza (contro la speculazione sui debiti pubblici) e gli Eurobond. Anche per Vendola l’obiettivo è quello di giungere agli Stati Uniti d’Europa.<br /><br />Come detto la proposta di Vendola è quella di cercare un’uscita alta dalla crisi, con un compromesso maggiormente favorevole alle classi popolari, e in rottura rispetto tanto alle politiche del governo Monti, quanto a quelle dei governi di centro-sinistra. Inoltre si evidenzia l’idea di una radicale riforma dell’Europa in senso contrario al liberismo imposto fin dalla sua creazione(1).<br /><br /><i><b>Considerazioni finali</b></i><br /><br />Ormai da diversi anni l’economista Riccardo Bellofiore distingue gli schieramenti politici in due categorie: i social-liberisti e i neo-liberisti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Nessuno veramente ‘liberista’ fino in fondo. I neo-liberisti amano il libero mercato contro il lavoro: smantellando quanto rimane delle difese per i lavoratori nel mercato e nel processo di lavoro; e tagliando quanto più si può nel welfare. Sono però indifferenti alle posizioni di monopolio e, all’occorrenza, ai disavanzi nel bilancio dello Stato[...]. I social-liberisti sono invece di cuore tenero, fautori in astratto di un welfare universalistico, e cantori di una flessibilità che non scivoli in precarietà. Epperò molto più liberisti dei neo-liberisti: a favore delle liberalizzazioni, incantati dal rigore del patto di stabilità e delle sue mutazioni. Entrambi gli indirizzi amano molto (ognuno a suo modo) le privatizzazioni e perfino hanno adorato (anche qui, ognuno a suo modo) la mano libera nei mercati finanziari, fino a che almeno la cosa non è stata troppo indecente.”(2)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">L’arrivo di Monti ha rappresentato un elemento nuovo nel ciclico avvicendarsi di questi due schieramenti:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Mi capitò allora di dire che i ‘liberisti’ li si trovava solo sulle colonne del Corriere della Sera. […] Il punto è che oggi l’editorialista principe del quotidiano milanese è al governo. [...] Come che sia, al governo è ora un ‘liberista’ vero, a tutto tondo. Senza né ‘neo’ né ‘social’ che inquinino la pulsione a far fare alla ‘concorrenza’, ovunque e più che si può, il benemerito lavoro ‘ottimizzante’ di stimolo all’efficienza e alla produttività che le sarebbe proprio.”</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Se analizziamo i tre candidati alla luce di questa divisione si potrebbe azzardare la seguente classificazione. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />Renzi appare il candidato dei liberisti puri, che quindi rappresenta la continuità con le politiche di austerità del governo Monti e dell’Europa della Merkel. Le cause della crisi sarebbero nelle “incrostazioni” sociali dell’Italia e dell’Europa: quindi per uscirne servirebbe un liberismo integrale, che smantelli le residue resistenze dei lavoratori per una flessibilità assoluta; che ponga fine allo stato sociale europeo attraverso una sua privatizzazione; che deregolamenti l’attività economica, sottraendo al potere pubblico anche la regolazione sui processi(3).<br />Bersani è invece in continuità con le politiche social-liberiste dei governi di centro-sinistra. In questo caso, sembra che la crisi non abbia generato eccessivi ripensamenti, se non per quanto riguarda il ruolo dei partiti: sembra essere passata l’idea che qualsiasi soluzione alla crisi necessiti dell’azione collettiva organizzata, non più di profeti politici seguiti da tifosi appartenenti a partiti leggeri o liquidi. Ma per il resto, sembra non riconoscere responsabilità per le politiche liberiste applicate dai governi di centro-sinistra.<br />Vendola è invece il candidato che si pone maggiormente il problema della via d’uscita da questa crisi e della rottura con le politiche degli ultimi 20 anni. Nel suo programma appaiono, seppur in maniera imperfetta e imprecisa, le proposte delle correnti più radicali dell’economia, quelle che avanzano oggi le critiche più efficaci contro i mainstream liberisti. In questo senso, Vendola cerca una via d’uscita anche dai recinti politici della seconda Repubblica. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />Un tema problematico accomuna però tutti e tre i candidati:l’Europa. Appare a tutti e tre una visione dell’Europa positiva e il sogno degli Stati Uniti d’Europa come obiettivo. Quest’Europa necessiterebbe quindi solo di modifiche che ne permettessero un funzionamento migliore, a cui lavorerebbero i candidati in caso di vittoria elettorale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />Sembra qui riproporsi l’ambiguità su cui, a parere di Brancaccio, è caduta la sinistra greca(4), e su cui molti si sono interrogati(5). In sostanza, come è possibile riformare questa Europa, in una situazione politica di divisione (tra Europa del Nord e del Sud) e di una indisponibilità germanica a qualsiasi cambiamento che non li avvantaggi? Come avvenuto in Grecia, anche in questo caso, a causa di un europeismo acritico, mancherebbe un piano B e una vera arma di ricatto da porre sul tavolo delle trattative:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“[Syriza] alla richiesta di rinegoziare le condizioni del prestito estero ha affiancato l’annuncio di volere restare nell’euro. [...] Essa ha messo in evidenza l’incapacità dei vertici di Syriza di affrontare in modo esplicito le possibili conseguenze derivanti da un eventuale fallimento della richiesta di rinegoziazione del debito. Cosa avrebbe fatto Tsipras se la Germania e le autorità europee si fossero limitate a proporre delle revisioni marginali degli accordi e avessero rifiutato di avviare una profonda rinegoziazione del debito? Il leader di Syriza in questi giorni ha eluso il problema.[...] L’ambiguità tuttavia non costituisce un limite della sola Syriza. [...] Per non parlare delle sinistre europee, che sembrano in troppi casi pronte a immolare i rispettivi elettori sull’altare di una incondizionata fedeltà all’euro e al mercato unico e che dunque non riescono a far di meglio che diffondere generici appelli alla solidarietà europea. A quanto parte, insomma, siamo al cospetto di una ulteriore variante di quel “liberoscambismo di sinistra” che imperversa da oltre un trentennio tra gli eredi più o meno diretti del movimento operaio, e che abbiamo cercato di esaminare criticamente nel libro L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa.”</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In sostanza, nelle posizioni di tutti e tre i candidati che rappresentano le varie anime della sinistra, non viene riconosciuta la natura di classe dell’attuale costruzione europea. Da qui derivano le proposte, a mio parere deboli, di una sua riforma favorevole alle classi popolari.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b><i>Note</i></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1)Una teoria che quindi vede le promesse come un prezzo di vendita e il mantenimento come un costo: i politici tenderebbero a cercare di vendersi al prezzo più alto (grandi promesse), ma poi cercherebbero di minimizzare i costi (non mantenendole). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2)Saraceno per esempio osserva cehe “ Per riassumere, neppure le istituzioni sono neutrali, e non è un caso che lo statuto della banca centrale risalga agli anni ‘70, dominati dal pensiero keynesiano, mentre il trattato di Maastricht rifletta la contro rivoluzione neoclassica degli anni ‘90.” <a href="http://keynesblog.com/2012/11/23/teorie-economiche-e-governi-tecnocratici/" target="_blank">http://keynesblog.com/2012/11/23/teorie-economiche-e-governi-tecnocratici/ </a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(3) <a href="http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=1961&Itemid=82" target="_blank">http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=1961&Itemid=82 </a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(4) Come mostra bene Vladimiro Giacchè, la base su cui la Cina sta costruendo il proprio progresso economico e sociale è opposta:un forte ruolo dello stato all’interno del processo economico, attraverso la proprietà diretta dei maggiori snodi economici dell’economia e l’indirizzamento di questi e degli altri settori verso obiettivi socialmente desiderati. Si veda V.Giacché, Quattro errori sulla cina, <a href="http://www.marx21.it/internazionale/cina/8012-quattro-errori-sulla-cina.html" target="_blank"><i>http://www.marx21.it/internazionale/cina/8012-quattro-errori-sulla-cina.html </i></a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(5) <a href="http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/" target="_blank">http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/ </a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br /></span>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(6) <i>“È stato già scritto (l'economista Brancaccio, tra gli altri), che anche la posizione di Syriza contiene in sé un elemento problematico e contraddittorio: a fronte di una manifesta indisponibilità della Germania e dell'Ue nel suo insieme - come stiamo verificando proprio in questi giorni - a concedere alla Grecia correzioni sostanziali al Memorandum, se non piccole ed insignificanti modifiche, quali margini esistono per la Grecia di sottrarsi ad una politica di massacro sociale, restando al tempo stesso legata alle compatibilità dell'Ue e dell'eurozona? Porre questo problema, su cui attira l'attenzione una parte della sinistra greca, comunista e non, significa mettere il dito nella piaga. Quale base realistica può avere oggi nell'Unione europea, così come essa è venuta storicamente evolvendo, una posizione che dice: respingiamo la linea UE ma non vogliamo uscire dall'euro e dall'Unione? Ci sono i margini politici ed economici per questa “terza via”? O viceversa l'alternativa secca che si pone ai</i> <i>comunisti e alle forze di sinistra è: o si capitola ai diktat dell'UE e dei suoi poteri forti o se, invece, si tiene duro sul no a questa linea si innesta una dinamica destinata in ultima analisi a portare un paese (oggi la Grecia, domani, forse, altri paesi in cui la crisi dovesse approfondirsi) fuori dall'euro e da una Ue che si configura sempre più intrecciata al sistema imperialista euro-atlantico?” </i> <a href="http://www.oltre-confine.it/index.php?option=com_content&view=article&id=303:dopo-il-voto-greco-e-francese-alcuni-spunti-di-riflessione&catid=34:news" target="_blank">http://www.oltre-confine.it/index.php?option=com_content&view=article&id=303:dopo-il-voto-greco-e-francese-alcuni-spunti-di-riflessione&catid=34:news </a></span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-60647197974772450682012-09-26T11:57:00.000+02:002013-05-03T13:49:36.743+02:00Complotti e cospirazioni: i fini reazionari di queste narrazioni (seconda parte)<div style="text-align: left;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-FdbgYiuGr_Y/UGLPVMtlXuI/AAAAAAAADM0/dYVOK09PZec/s1600/massoneria.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-FdbgYiuGr_Y/UGLPVMtlXuI/AAAAAAAADM0/dYVOK09PZec/s1600/massoneria.png" /></a></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il simbolo della Massoneria</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(<a href="http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/09/complotti-e-cospirazioni-i-fini.html" target="_blank">Qui la prima parte</a>)<b> </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><b>Se non trovi una soluzione, cerca un colpevole</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La diffusione delle teorie del complotto sono l’effetto e lo specchio della crisi politica che attraversa il movimento dei lavoratori in occidente.</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><br />La realtà è molto più complessa di quella rappresentata dai sostenitori delle varie teorie cospirative. Gli avvenimenti storici sono l’effetto di lotte ideologiche e politiche, quando non di vere e proprie guerre combattute da fazioni differenti, i cui esiti sono tutt’altro che prevedibili con la certezza meccanica di un complotto.<br /><br />Per essere più precisi, la realtà è fatta di contraddizioni, che ne causano il cambiamento. Seguendo il pensiero di Marx, la contraddizione principale nelle società capitaliste è quella tra Capitale e Lavoro. E le società capitaliste sono quindi divise in classi, quella di chi possiede il capitale e quella di chi possiede il proprio lavoro. Queste a loro volta sono attraversate da contraddizioni interne: per esempio tra capitale produttivo e capitale finanziario, tra lavoratori e sottoproletariato etc. Ognuno di questi “gruppi” e sottogruppi ha rappresentanze politiche e cerca di volgere a proprio vantaggio la situazione presente, facendo leva sui propri punti di forza, oppure cerca di difendersi dall’offensiva dell’altra classe o dalle parti avverse. <br /><br />Questa realtà può apparire complicata al singolo, difficile da afferrare ed è necessaria una preparazione personale molto approfondita. Ma proprio in questo si manifesta la crisi del movimento operaio. Proprio ai partiti del movimento operaio andava il compito e il merito tanto di elaborare le analisi della situazione quanto di diffonderle tra i lavoratori, in modo che essi potessero essere consapevoli della situazione attuale, dei punti di forza e di debolezza, così come degli errori passati. Al contempo i partiti dovevano elaborare una strategia, avendo tanto le analisi quanto la memoria degli errori passati, e con essa coinvolgere il resto della classe nella lotta contro le altre classi.<br /><br />Ma per tutto questo è necessario un organismo collettivo, un intellettuale collettivo, perché, a parte poche persone con una solida preparazione, nessun individuo da solo può arrivare a tale livello di elaborazione. In mancanza di questo si resta vittime di narrazioni semplicistiche e distorte. Appunto quelle delle cospirazioni e dei complotti.<br /><br />Senza questo organismo collettivo, il partito, diventano difficili tanto le analisi quanto l’elaborazione di strategie. E se non si può trovare una causa, e se si è condannati a una situazione di malessere, si finisce per cercare un colpevole. Molto spesso, non potendo però rivolgersi verso i potenti, troppo forti da affrontare, il colpevole viene cercato tra gli individui più deboli della società, quindi affrontabili con più facilità.<br /><br />Non si può nascondere che lo scopo nascosto delle narrazioni cospirazioniste, tanto più in periodo di crisi, è quello di distogliere l’attenzione dalle vere cause della situazione attuale (con la disoccupazione e la povertà che si porta con sè), fenomeni che non sono mai attribuibili a un solo gruppo di uomini, quanto alle contraddizioni intrinseche al modo di produzione capitalistico.</span></div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i><b>Gramsci e la massoneria</b></i></span></div>
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<br /></div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il modo migliore per mostrare la distanza tra le moderne (e antiche) teorie complottiste e una seria analisi è quella di mostrare come Gramsci abbia trattato il tema della massoneria.<br /><br />Questa è per la cultura popolare l’associazione “complottista” per eccellenza. E grande è stato effettivamente il suo ruolo durante il processo che ha portato allo stato unitario italiano. Eppure Gramsci, invece di cercare congiure e complotti, ne analizza il ruolo all’interno della realtà italiana, inserendola nella crisi politica dei partiti borghesi.</span></div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span><br /></div>
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<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i>“Che cos'è la massoneria? Voi avete detto molte parole sul significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, ecc.; ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo.<br />La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l'Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, la massoneria è stata l'unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo. Non bisogna dimenticare che poco meno che venti anni dopo l'entrata a Roma dei piemontesi, il Parlamento è stato sciolto e il corpo elettorale da circa 3 milioni di elettori è stato ridotto ad 800mila.<br />È stata questa la confessione esplicita da parte della borghesia di essere un'infima minoranza della popolazione, se dopo venti anni di unità essa è stata costretta a ricorrere ai mezzi più estremi di dittatura per mantenersi al potere, per schiacciare i suoi nemici di classe, che erano i nemici dello Stato unitario.<br />Quali erano questi nemici? Era prevalentemente il Vaticano, erano i gesuiti, e bisogna ricordare all'onorevole Martire come, accanto ai gesuiti che vestono l'abito talare, esistono i gesuiti laici, i quali non hanno nessuna speciale uniforme che indichi il loro ordine religioso. […] Poiché la massoneria in Italia ha rappresentato l'ideologia e l'organizzazione reale della classe borghese capitalistica, chi è contro la massoneria è contro il liberalismo, è contro la tradizione politica della borghesia italiana. […] Il problema pertanto è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fascismo? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo?[...] I partiti borghesi, la massoneria, come hanno cercato di risolvere questi problemi?<br /> [...]Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosiddetta contro la massoneria; essi dicono di volere cosi conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La "rivoluzione" fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale.”(1)</i></span></blockquote>
</div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Un’analisi della massoneria che ne analizza il ruolo e la funzione all’interno del processo storico italiano, che ne individua i referenti di classe, che ne evidenzia i punti di forza e di debolezza, così come le vittorie e le sconfitte. Un tono e un livello di analisi ben diverso dagli scribacchini complottisti.<br /><br />In sostanza la massoneria sarebbe uno strumento utilizzato dalla borghesia italiana, farebbe parte di una strategia e di un disegno politico elaborato all’interno del contesto italiano dell’800 e del ‘900. Una strategia che è però cambiata più volte, che si è rivelata a volte fallimentare, che ha dovuto trovare nuovi strumenti e che ha ottenuto risultati parziali. Ma anche una strategia che deve confrontarsi con le contraddizioni interne alla propria classe e soprattutto con le strategie elaborate dalla classe lavoratrice, che ha saputo opporsi e ottenere importanti vittorie, prima, durante e dopo la guerra mondiale. Quindi non un mondo pianificato dall’alto, bensì una molteplicità di strategie che si oppongono. Non un complotto, ma una molteplicità di “complotti”. </span></div>
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<i><b><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">L’economia critica invece dell’ “economia” del complotto</span></b></i></div>
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Al confronto appare evidente tutta la banalità dei complotti. Una banalità che però rischia di diventare pericolosa, perché oscura le vere cause dell’attuale crisi e impedisce una vera analisi della situazione corrente. <br /><br />Come osservano Brancaccio e Passarella :</span></div>
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<br /></div>
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<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><i>“ammettere che possano esistere trame e accordi in grado di condizionare i movimenti dei mercati finanziari e gli stessi destini dell’euro non fornisce alcun supporto all’idea che vi sia una sorta di “piano segreto” all’origine della crisi. Questa precisazione è doverosa, considerato il successo di cui oggigiorno gode quella strana miscela di ipotesi fantasiose e di populismo ingenuo che va sotto il nome di “cospirazionismo”. L’errore fondamentale dei cospirazionisti verte sul fatto che essi concepiscono la Storia come una pianificata sequenza di complotti orditi da singoli o da gruppi, con tanto di nomi e cognomi, provenienze, affinità elettive e talvolta persino di etnie e preferenze sessuali. Per questi pedestri interpreti del nostro tempo, il corso degli eventi seguirebbe un unico filo rosso che va dal Protocollo dei Savi di Sion alla Trilaterale, naturalmente passando per l’immancabile gruppo Bilderberg. Al di là delle invenzioni, delle imprecisioni e del razzismo strisciante che spesso caratterizza tali chiavi di lettura, il loro limite di fondo è che sono assolutamente banali. La meccanica del potere, infatti, è in ultima istanza sempre riconducibile a trame, accordi, coalizioni e “movimenti di truppe”. Tuttavia bisogna comprendere che le azioni individuali o di gruppo che possono dirsi vincenti, che cioè incidono realmente sul processo storico, sono soltanto quelle che si muovono lungo un solco tracciato da forze gigantesche di tipo impersonale. […] Attribuire dunque ai commensali di Manhattan il ruolo di “grandi orologiai” è al tempo stesso scontato e fuorviante, e non ci fa compiere un passo verso la comprensione delle determinanti della crisi europea. Piuttosto, occorre capire quali siano le soverchianti forze impersonali che possono rendere vincente la scommessa degli speculatori contro l’euro. […] Indagare sui fattori di propulsione di queste forze distruttive è un compito molto meno agevole di quelli ai quali di solito si dedicano gli amanti delle tesi cospirazioniste, ma è anche infinitamente più importante.”(2)</i></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;">Come riassume bene Aldo Giannuli in un suo vecchio post:</span></div>
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<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"><i>“Quella sul complottismo è una delle polemiche più stupide che si possano immaginare: è ovvio che i complotti accadono, è ovvio che ce ne sono di quelli che riescono e di quelli che non riescono ed è altrettanto ovvio che ci sono maniaci che vedono cospirazioni dappertutto e filibustieri che se ne lamentano per sviare l’attenzione dalle proprie magagne, il problema è stabilire di volta in volta di fronte a cosa siamo. Detta questa emerita banalità, possiamo andare avanti ed entrare nel merito dei problemi?”(3)</i></span></blockquote>
</div>
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(1) Intervento di Antonio Gramsci alla Camera sul disegno di Legge Mussolini-Rocco sulle società segrete. 16 Maggio 1925</div>
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<br /></div>
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(2) Brancaccio E. , Passarella M., “L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa” , Il saggiatore, 2012, P.54-55</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(3) Giannuli A. , COMPLOTTO, DOPPIO COMPLOTTO E CONTROCOMPLOTTO… <a href="http://www.aldogiannuli.it/2009/06/complotto-doppio-complotto-e-controcomplotto/" target="_blank">http://www.aldogiannuli.it/2009/06/complotto-doppio-complotto-e-controcomplotto/ </a></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"> </span><i><b><span style="font-family: "Courier New", Courier, monospace;"> </span></b></i></blockquote>
</div>
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<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"></span><br /></div>
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Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-86053024497097741982012-09-20T11:46:00.000+02:002013-05-03T13:49:54.711+02:00Complotti e cospirazioni: i fini reazionari di queste narrazioni (prima parte)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-qJKDy3stz5A/UFri_W_wlYI/AAAAAAAADMk/Ld9o-LVyXJY/s1600/jew_picture.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-qJKDy3stz5A/UFri_W_wlYI/AAAAAAAADMk/Ld9o-LVyXJY/s320/jew_picture.jpg" width="229" /></a></td></tr>
<tr align="justify"><td class="tr-caption">Il complotto ebraico contro la Germania</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Una delle conseguenze prevedibili della crisi è quella di facilitare la diffusione del pensiero della destra reazionaria su larga scala. Ormai da diversi anni si diffondono teorie complottiste che, fino a qualche anno fa, erano patrimonio solo di gruppi isolati e paranoici, di piccoli siti internet e appunto di estremisti di destra. Al contrario si assiste a un silenzio sulle analisi della crisi e sulle strategie per uscirne.</span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<i><b></b></i><br />
<a name='more'></a><i><b><br /></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il complottismo: diffusione del pensiero della destra</span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">E’ ormai facile trovare su internet e sui media ufficiali articoli che riguardano il Bilderberg(1), la Trilateral(2), il complotto del signoraggio(3), gli illuminati o altre associazioni segrete. Ma le teorie cospirative e complottiste non nascono oggi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Si può notare che ogni grande trasformazione storica e ogni grande crisi sono state accompagnate da teorie cospirative, in genere raccontate dalla parte più reazionaria della società, cioè da quella parte che “resisteva” e non accettava il cambiamento. Per portare alcuni esempi si possono citare le opere di Augustin Barruel (gesuita, feroce contro-rivoluzionario e anti-illuminista che nelle Mémoires pour servir à l'histoire du jacobinisme attribuiva la rivoluzione a un complotto di atei, massoni, illuminati e protestanti contro la chiesa e la corona), i Protocolli dei Savi di Sion (progetto degli ebrei per soppiantare la società tradizionale e la sua morale con la modernità, attraverso il controllo dei media e della finanza), o gli attacchi di Hitler e Mussolini(4) contro il complotto demo-pluto-giudaico massonico (che attraverso la finzione di una democrazia in realtà controllata da una élite di ebrei e massoni aveva lo scopo di indebolire lo spirito nazionale e assoggettare e imbrigliare la potenza di Germania e Italia).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Le odierne teorie complottiste sembrano non aver perso niente tanto del razzismo quanto dello spirito di reazione alla modernità che caratterizzava le passate teorie cospirative. Queste caratteristiche però vengono per il momento celate, lasciando al lettore il compito di arrivare alle debite conclusioni. Nessuno, o pochi, infatti attribuiscono agli ebrei la causa della crisi; però è facile notare che in tutte le liste di nomi degli appartenenti alle cospirazioni vi sia un’abbondanza di nomi di chiara origine ebraica. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ma quali sono le caratteristiche comuni a tutti i racconti cospirativi?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Innanzitutto il presunto complotto è già in opera ed è diretto contro il “popolo”, con un generico noi indifferenziato (quindi dividendo nettamente tra una piccola minoranza cospirativa e la grande maggioranza indistinta, vittima di tale macchinazione). La cospirazione viene elaborata in piccoli circoli ristretti, segretissimi e impenetrabili, da parte di un numero ristretto di persone potentissime che hanno a disposizione mezzi finanziari e organizzativi di una dimensione tale da realizzare qualsiasi progetto (quando anche non ne vengono fatti i nomi espliciti, questo ragionamento porta alla conclusione che qualsiasi uomo potente, sia esso politico o dell’economia, faccia parte, condivida e attui tale piano). Visto che il progetto va contro gli interessi generali e di ciascuno, i cospiratori devono restare anonimi, così come l’esistenza stessa dell’organizzazione, dei suoi fini e del suo progetto. Questo quindi prevede un controllo totale dell’informazione, per nascondere le informazioni e per indirizzare, attraverso un’informazione distorta, le vicende verso gli esiti da loro desiderati. A questo scopo sono necessari grandi mezzi, sia per attuare il piano, sia per cooptare chi ne venga a conoscenza e pensi di opporvisi, sia per eliminarlo. In sostanza è una teoria totalitaria, omnicomprensiva e omniesplicativa. Tutto rientra nella cospirazione e la realtà risulta completamente pianificata e senza possibilità di fuga.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><i><b>Gli scopi reazionari della propagazione di teorie complottiste</b></i><br /><br />Davanti a questo genere di racconti ci sarebbe da sorridere, se non fosse che la loro diffusione li renda sempre più pericolosi. Fa di certo sorridere che di queste associazioni “segretissime” vengano pubblicati su internet i partecipanti, gli obiettivi e le strategie per perseguirli(5). Purtroppo non siamo stati così fortunati quando si è trattato di avere le stesse informazioni sulle tante stragi perpetrate in Italia, dalla Strage di Bologna a Piazza Fontana. E quanto c’è voluto per ottenere (parzialmente) i nomi degli aderenti alla P2!<br /><br />Ma qual’è il vero scopo delle teorie cospirazioniste? E quali idee veicolano queste avvincenti narrazioni?<br /><br />Penso che i temi principali e più pericolosi che si celano dietro le teorie complottiste siano due.<br /><br />La prima caratteristica è la personalizzazione. La situazione reale nella quale viviamo, in genere insoddisfacente o in via di peggioramento, sarebbe l’effetto delle decisioni prese da una o più persone. Le conseguenze sono due. Innanzitutto la democrazia è, come sostenevano fascisti e nazisti nell 900 una farsa dietro cui si nascondono i complottisti. Poiché i politici tanto di destra che di sinistra appartengono al gruppo complottista, le contrapposizioni elettorali non sono altro che una bella recita per ingannare il popolo: alla fine l’unico piano che sarà attuato sarà quello dei complottisti. Quindi una soluzione del problema passa per l’eliminazione della farsa democratica. La seconda conseguenza è che se un gruppo di persone è la causa dell’attuale situazione, basta l’eliminazione di questo gruppo di persone per ristabilire una situazione normale e per sconfiggere la cospirazione. Ma questo,nell’ipotesi peggiore, rimanda al terrorismo, una pratica che ha portato solo danni al movimento operaio.<br /><br />La seconda caratteristica è quella di riunire tutti dietro a un indistinto “noi”. Le vittime del complotto comprendono tutti, esclusi i complottisti. Senza alcuna differenza, fanno le spese del complotto l’operaio e l’impiegato quanto il padrone o il padroncino, sindacati e imprenditori. Le differenze sociali e di classe vengono eliminate e tutti devono riunirsi per contrastare il complotto che colpisce “tutti”. Senza dubbio, a trarre maggiore giovamento da questa visione corporativista non può essere che il capitale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(<a href="http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/09/complotti-e-cospirazioni-i-fini_26.html" target="_blank">continua</a>)</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
--</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">(1) Il Bilderberg sarebbe una riunione annuale segreta a cui parteciperebbero i maggiori responsabili economici e politici mondiali con il fine di elaborare analisi e strategie. Prende il nome dall’hotel in cui fu fatta la prima riunione.</span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">(2) La Trilateral è un’organizzazione fondata negli anni ‘70 da Rockfeller e da Kissinger per lo studio e la cooperazione trilaterale tra Europa, Usa e Giappone. </span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">(3) Questa “teoria” sostiene che il mondo è controllato dalle banche, che hanno la possibilità di stampare moneta gratuitamente e di prestarla dietro interesse. Attraverso questi debiti ottengono il controllo del mondo e dei destini dei popoli, appropriandosi del patrimonio di questi, tutte le volte che questi non riescono a ripagare il debito. In particolare si mette sotto accusa la Banca Centrale, che ha appunto la possibilità di stampare moneta. Appare evidente che questa sia la trasposizione in chiave moderna e a livello macroeconomico dell’accusa nazista contro gli ebrei colpevoli di affamare attraverso l’usura il popolo tedesco.</span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">(4) </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<span style="font-size: small;">“<i>Se Pietrogrado non cade, se Denikin segna il passo gli è che cosí vogliono i grandi banchieri ebraici di Londra e di New York, legati da vincoli di razza con gli ebrei che a Mosca come a Budapest si prendono una rivincita contro la razza ariana, che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli. In Russia vi è l'ottanta per cento dei dirigenti dei soviet che sono ebrei... La finanza mondiale è in mano degli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popoli, dirige la loro politica. Dietro i fantocci di Parigi, sono i Rothschild, i Warburg, gli Schiff, i Guggenheim, i quali hanno lo stesso sangue dei dominatori di Pietrogrado e di Budapest. La razza non tradisce la razza. Il bolscevismo è difeso dalla plutocrazia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia internazionale è controllata e dominata dagli ebrei</i>” , <b>Benito Mussolini</b>, Il Popolo d’Italia, 19 Giugno 1919</span></div>
</blockquote>
</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;">(5) Come esempio significativo propongo questo articolo apparso su un sito di analisi finanziaria. Il testo cita sia i partecipanti ufficiosi (ma l’associazione non era segreta? E se ne conoscono date e luoghi degli incontri e pure i partecipanti?) sia gli obiettivi : </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“A Saint Moritz si e' parlato […] del prolungamento artificioso della crisi allo scopo di indebolire le economie nazionali. Una delle colpe maggiori del continente e' avere 400 milioni di persone che vivono con standard di vita troppo alti e costosi per lo stato (vedi sistema di sussistenza e servizi sociali). Per annullare tali privilegi, l'idea e' scatenare "un caos gestito" che sarebbe "utile non solo per screditare i politici, ma l'istituzione della statualita' come tale", che la plutocrazia considera il suo nemico principale. […] Gli obiettivi principali per scardinare i tre pilastri sono: 1) minare le economie nazionali, 2) provocare la rottura dell'Unione Europea e 3) scatenare un "caos gestito" esportando le rivoluzioni, i flussi migratori di rifugiati musulmani e la dipendenza da sostanze stupafecenti.”</span></i></span></blockquote>
</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"> <a href="http://www.wallstreetitalia.com/article/1192028/top-secret/il-club-dei-potenti-di-bilderberg-vuole-liquidare-l-europa.aspx">http://www.wallstreetitalia.com/article/1192028/top-secret/il-club-dei-potenti-di-bilderberg-vuole-liquidare-l-europa.aspx</a><br /><br />Per chi avesse ancora dubbi sull’origine politica di queste teorie, il riferimento all’invasione islamica, così come all’idea di diffondere a livello generalizzato la dipendenza da sostanze stupefacenti riportano parole e temi da sempre utilizzate dalla destra reazionaria e neo-fascista. </span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-41285178790989962242012-07-19T21:57:00.000+02:002013-05-03T13:50:14.263+02:00Il salario nelle crisi: Modigliani e l’inizio della fine del Pci<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-iVGE04zyFBk/UAhiNuHjjgI/AAAAAAAADMI/v2pUX23D_Ds/s1600/napolitano_3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="229" src="http://2.bp.blogspot.com/-iVGE04zyFBk/UAhiNuHjjgI/AAAAAAAADMI/v2pUX23D_Ds/s320/napolitano_3.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr align="justify"><td class="tr-caption">Napolitano, uno dei principali esponenti "miglioristi"</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
Il dibattito economico odierno sulle possibili soluzioni per uscire dalla crisi si concentra sull’utilità o meno di una riduzione dei salari. Sebbene si citi spesso la frase di Marx (per cui la storia si ripete come farsa), in questo caso la farsa è che questo dibattito si ripeta ancora nel nostro paese. Infatti, durante la crisi degli anni ’70, lo stesso dibattito ebbe luogo proprio in Italia, e vide confrontarsi il futuro premio Nobel Franco Modigliani ed economisti eterodossi, molti vicini al Partito Comunista Italiano. Proprio il dibattito sul livello del salario nella crisi è un indicatore importante per misurare l’orientamento delle varie posizioni politiche e il loro cambiamento reale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Modigliani: la riduzione del salario reale e il compito dei sindacati</span></b></i></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Gli anni ’70 furono attraversati da diversi fenomeni economici. Da una parte si concluse il ciclo di lotte cominciano nei decenni precedenti, con la conquista di molti diritti, tra cui lo Statuto dei Lavoratori e la scala mobile per i salari. Dall’altro l’Italia, come le altre economie capitaliste fu colpita da una crisi di stagflazione, che univa quindi alla crisi della produzione un’impennata dell’inflazione.</span></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per uscire dalla crisi era necessario, secondo Modigliani, una riduzione del salario reale, che sarebbe dovuta passare attraverso la modifica o la cancellazione del meccanismo di indicizzazione dei salari all’inflazione (conosciuto appunto come scala mobile). La tesi di Modigliani era che questo meccanismo, di cui a prima vista beneficiavano i lavoratori, andava in realtà contro i loro stessi interessi collettivi. La scala mobile infatti conduceva, a suo dire, a un aumento del salario reale ( a causa dell’impossibilità per gli imprenditori di scaricare tutto l’aumento salariale sui prezzi) determinando così un peggioramento della bilancia commerciale italiana (le importazioni sarebbero aumentate, mentre le esportazioni sarebbero diminuite). Inoltre l’occupazione sarebbe calata. In definitiva, secondo Modigliani, il meccanismo della scala mobile tutelava i lavoratori attivi a discapito dei disoccupati. Era quindi nell’interesse dei lavoratori stessi, e compito dei loro sindacati, cancellare la scala mobile e accettare un livello salariale più basso, che fosse compatibile con la piena occupazione. Inoltre la riduzione del costo del lavoro avrebbe fermato l’inflazione. </span></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In sostanza i lavoratori ci avrebbero guadagnato rispetto alla situazione che stavano vivendo: mentre la scala mobile generava inflazione e disoccupazione (tutelando solo una parte della forza lavoro), con le sue proposte si sarebbe sconfitta l’inflazione e si sarebbe ottenuta la piena occupazione. A fronte di un sacrificio momentaneo, si sarebbero quindi potuti ottenere benefici successivi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Graziani: conflittualisti o compatibilisti</span></b></i></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La figura di Modigliani rendeva le sue proposte interessanti all’interno del dibattito degli anni ’70. Questo è stato il decennio che ha segnato la crisi del pensiero keynesiano e dell’efficacia delle politiche economiche di intervento pubblico contro la disoccupazione e la crisi. Modigliani si considerava, ed era considerato, un rinomato economista keynesiano del Mit, e in quanto tale le sue proposte raccolsero l’attenzione tanto accademica quanto della pubblica opinione.</span></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La risposta più dura alle sue analisi e alle sue proposte venne dall’economista Augusto Graziani.</span></div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Graziani vedeva infatti nelle proposte di Modigliani (e di Padoa Schioppa, coautore di un importante articolo del 1977(1)) una riaffermazione “aggiornata” dei principi marginalisti. Questi legavano in modo biunivoco il prezzo di una merce (in questo caso il salario) con la quantità acquistata di questa merce (in questo caso la forza lavoro): qualsiasi deviazione da questo equilibrio di mercato avrebbe causato disoccupazione (una minore quantità) e inflazione (per l’aumento dei salari oltre l’equilibrio). L’unica differenza rispetto ai criteri classici era che il livello salariale era determinato dall’accettazione dei lavoratori piuttosto che dalla domanda e dall’offerta. Questa posizione veniva definita da Graziani come “compatibilista”(2).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Al contrario Graziani riteneva (come altri economisti) che la società fosse divisa in classi e che il livello salariale fosse determinato dal risultato del conflitto tra le classi. In questo visione non esisteva un solo livello salariale possibile, ma le soluzioni sarebbero state molteplici. Questa impostazione veniva definita dallo stesso Graziani come conflittualista(3).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Un aumento dei salari avrebbe quindi determinato un aumento dei consumi, con una ripresa dell’economia e attraverso essa miglioramenti occupazionali.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il Pci e la Cgil: accettazione delle proposte neo-liberali</span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Negli anni ’70 il Partito Comunista Italiano era ancora il maggiore partito di opposizione: raccoglieva più di un terzo dei voti, aveva oltre un milione e mezzo di iscritti, possedeva giornali e radio, e aveva attorno a sé una miriade di organizzazioni sociali. Tra di esse la Cgil, che organizzava milioni di lavoratori. Sebbene sia sempre stato all’opposizione, il Pci aveva un forte capacità di influenza su una parte consistente della società italiana.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il ruolo di partito che aspirava a governare lo obbligava a prendere parte nel dibattito sulla crisi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Di questo tema si occupò il Cespe (Centro Stuti sulle Politiche Economiche), vicino al Pci, organizzando un convegno nel 1976, al quale partecipò lo stesso Modigliani. In quell’occasione, il direttore del Cespe Peggio sostenne che era necessario prendere in considerazione la tendenza di alcune variabili come la produttività o i salari di altri paesi industrializzati e che i sindacati avrebbero dovuto accettare una diminuzione del salario in cambio di investimenti produttivi e sociali in un dato termine di tempo(4). In questo modo i sindacati avrebbero veramente tutelato i lavoratori e il salario. Parole queste sottoscritte da Modigliani. In un passaggio il Rapporto del Cespe sull’Economia Italiana sosteneva:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Una strategia basata solamente sulla riduzione del salario sarebbe difficile da raggiungere e produrrebbe, da sola, un effetto temporaneo. […] [non devono essere escluse] misure di contenimento dei redditi monetari [e in ogni caso] il costo del lavoro per unità di prodotto espresso in moneta nazionale non dovrebbe crescere, nel medio termine, più che nei paesi competitori dell’Italia”(5)</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Una conseguenza del processo iniziato dalle proposte di Modigliani era la liberalizzazione dei mercati. Come scrisse insieme a Padoa Schioppa </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“è la competizione che protegge i lavoratori salariati, non i sindacati, ed è la competizione che dovrebbe essere incoraggiata in ogni modo, attraverso le legislazioni anti-trust, attraverso la rimozione delle barriere che impediscono scambi più efficienti, attraverso la competizione internazionale”(6).</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">E’ lecito domandarsi come il Partito Comunista (o una parte di esso) potesse non vedere le conseguenze di queste posizioni(7). Come descrisse bene Graziani infatti</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Il documento del Cespe si muove in una logica economica apertamente borghese e non marxista. Infatti, leggendo questa analisi, condotta interamente in termini di efficienza di mercato, competitività, prezzi, produttività, tassi di cambio, tassi finanziari etc, si ottiene l’impressione che il documento muova in un’area di economia borghese, che idealizza un capitalismo di perfetta competizione”(8</span></i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">)</span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">accusava gli economisti del Cespe di voler stabilire</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote>
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“una seconda restaurazione capitalista”(9)</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">E’ più ragionevole pensare che questa sia una delle manifestazioni del mutamento che si attuò all’interno del Partito Comunista Italiano negli anni ’70 e che portò, 15 anni dopo, alla sua morte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Come è stato osservato, <i>“un metro di ghiaccio non si forma in una notte di gelo”(10)</i>. Il processo che ha portato alla fine del Pci è stato lungo ed è stato composto da tanti mutamenti intermedi. Come osserva Liguori:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“mentre la gran parte del Pci restava radicata nel paese, si contrapponeva orgogliosa agli attacchi dell’avversario più ringhioso [...] parti importanti del partito, non solo nel gruppo dirigente, a iniziare dagli anni ’70 erano andate mutando molecolarmente la propria cultura politica e abbracciavano ormai punti di vista e culture politiche diverse. Erano divenuti parte (subalterna) di un diverso sistema egemonico.”(11)</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Conclusioni: la svolta economica prima della svolta politica</span></b></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ben prima della svolta “politica” della Bolognina c’è quindi stata una svolta “economica”, necessaria a creare le basi ideologiche per la prima.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Come osserva Cattabrini</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Il risultato, alla fine, fu di attribuire al costo del lavoro la principale responsabilità in termini di crescita dell’inflazione e compressione dei profitti, permettendo politiche di compressione del salario e di miglioramento della profittabilità. Da un punto di vista analitico, nell’opinione di Graziani questo significava la diffusione dell’approccio neomarginalista, o della “teoria della compatibilità”, secondo cui la classe lavoratrice dovrebbe accettare un certo livello di salario reale per il proprio stesso interesse: sia in termini di beneficio aggregato che ciascun lavoratore otterrebbe in termini di riduzione della disoccupazione; sia per il maggiore potere d’acquisto che otterrebbe una volta sconfitta la battaglia contro l’inflazione.”(12)</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il fatto che oggi si debbano scrivere libri in cui si sottolinea l’idea che le politiche di austerità e di compressione salariale siano di destra, e reazionarie e contrarie agli interessi della classe lavoratrice(13), indica quanto a fondo siano penetrate queste idee nel senso comune dei lavoratori italiani. E mostra come il dibattito delle idee sia importante e addirittura decisivo nei rapporti di forza sociali.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questo articolo è basato sulla lettura di</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
Francesco Cattabrini, 2012.
"<b><a href="http://ideas.repec.org/a/fan/spespe/vhtml10.3280-spe2012-001006.html">Franco Modigliani and the Italian Left-Wing: the Debate over Labor Cost (1975-1978)</a></b>,"
<a href="http://ideas.repec.org/s/fan/spespe.html">HISTORY OF ECONOMIC THOUGHT AND POLICY</a>,
FrancoAngeli Editore, vol. 0(1), pages 75-95. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
--</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
Note</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(1) Modigliani F. e Padoa Schioppa T. (1977), La politica economica in una economia con salari indicizzati al 100% o più , Moneta e Credito, 117:3-53<br />
(2)Per un'analisi della divisione fatta da Graziani, si consiglia la lettura di<br />
Brancaccio E.,Realfonzo R., Conflittualismo versus compatibilismo, Il pensiero economico italiano, 2008 ,XVI.<br />
<br />
In particolare, sui compatibilisti<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>"Da un lato c’è chi ritiene che in un sistema capitalistico il livello, la composizione e soprattutto la distribuzione del prodotto sociale scaturiscano dal comportamento di operatori economici indifferenziati, vincolati nella loro azione dal perseguimento di criteri di efficienza del tutto<br />generali, rispetto ai quali un intervento non compatibile da parte di qualsivoglia gruppo sociale o politico rappresenterebbe un’improvvida deviazione (è il caso questo dei compatibilisti)."</i> </blockquote>
</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(3) Brancaccio E., Realfonzo R.,<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i>"Dall’altro lato, invece, c’è chi contesta le basi logiche di quei criteri di efficienza e considera piuttosto la produzione e la distribuzione come il risultato<br />dell’antagonismo tra le classi sociali, dei rapporti di forza tra di esse e del contesto politico e istituzionale che quei rapporti tendono continuamente a plasmare (è la posizione dei conflittualisti)" </i></blockquote>
<br />
(4) Come si può notare immediatamente questa è la stessa idea sottesa agli accordi del Luglio 1993</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(5) Cattabrini , p.90 (trad. mia)</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(6) In Cattabrini , nota p.87 (trad. mia)</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(7) Una parte del Pci (quella cosidetta migliorista) già allora condivideva punti di vista e analisi proprie della visione liberale.<br />
Morando E., Riformisti e comunisti? Dal Pci al Pd. I “miglioristi” nella politica italiana. 2010, Donzelli editore</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“[L’area riformista del Pci] aveva assunto progressivamente come proprio asse di riferimento la prospettiva della sintesi tra liberalismo e socialismo riformista, ma aveva dovuto farlo con le cautele necessarie per rendere quell’innovazione compatibile con la loro appartenenza a un partito comunista” P. 85 </i></blockquote>
</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(8) In Cattabrini , nota p.91 (trad. mia)</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(9) In Cattabrini , p.90</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(10) Diliberto O, Giacché V., Sorini F., Ricostruire il Partito Comunista , 2011, Simple Edizioni, P. 267 </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(11) Liguori G. , La morte del Pci , ManifestoLibri, 2010, p.10</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; text-align: justify;">
(12) Cattabrini , p.91 (Trad. mia)</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(13) Brancaccio E. , Passarella M. , L'austerità è di destra. E sta distruggendo l'Europa , Il saggiatore, 2012 </span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-16299382282081941892012-06-29T13:20:00.000+02:002013-05-03T13:50:31.552+02:00Recensione : Possibilità economiche per i nostri nipoti<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-ghcu5Ilecg0/T-2MWlNOQxI/AAAAAAAADL8/0gOuzupYFAU/s1600/nonni-e-nipoti-giocano-al-mare.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/-ghcu5Ilecg0/T-2MWlNOQxI/AAAAAAAADL8/0gOuzupYFAU/s320/nonni-e-nipoti-giocano-al-mare.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La fine del problema economico</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In tempi di crisi si tende a dare ascolto a qualsiasi accenno di luce in fondo al tunnel. Chiunque ci prospetti una soluzione, o una possibilità di soluzione alla crisi, sia esso un profeta o uno scienziato, riceve attenzione e ascolto. Ma pensare, proprio nel momento più acuto della crisi, che sia possibile non solo porre fine alla crisi (e alle crisi in generale), ma addirittura porre fine al “problema economico” è qualcosa che stupisce anche i più arditi utopisti.</span></span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Eppure questa possibilità venne posta da un grande economista come Keynes, che pubblicò il discorso “<b>Possibilità economiche per i nostri nipoti</b>” nel 1930, con la crisi economica che cominciava a mostrare i suoi effetti più duri. E il pensiero espresso da Keynes era tutt'altro che utopistico, ma era fondato su un'analisi scientifica dell'economia. E proprio ora, nel pieno della crisi il suo discorso viene ripubblicato e posto alla nostra attenzione.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ma come poteva Keynes arrivare, attraverso un ragionamento logico e fondato, a conseguenze come il più folle dei profeti?</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La tesi visionaria di Keynes si appoggia su un'analisi di lunghissimo periodo dell'economia: se le tendenze secolari che hanno fatto nascere e crescere l'economia capitalistica continuassero, in breve tempo sarà possibile raggiungere un livello di benessere diffuso tale per cui non ci saranno più problemi economiche e tutta la popolazione sarà libera dalla penuria, dalla ristrettezza e dalla scarsità. Addirittura Keynes si spinse a dire che, in un centinaio di anni, il problema economico sarebbe stato risolto o sarebbe stato vicino alla risoluzione.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Fino al 1700 il livello di vita degli uomini non è cambiato in maniera sensibile. D'altra parte, da quel momento in poi, questo ha fatto dei passi avanti notevoli, passi che hanno permesso di migliorare sensibilmente la produzione e il livello di vita. La causa di questo progresso economico è individuata da Keynes in due elementi: l'accumulazione di capitale e le innovazioni tecnologiche. Questo progresso è cominciato prima in maniera molto lenta quando, nel 1500, è arrivato in Spagna l'oro delle nuove colonie americane, che ha creato inflazione e ha permesso un fortissimo aumento dei profitti e con esso l'accumulazione di capitale, grazie alla forza degli interessi composti. A questo è seguito il secolo delle grande scoperte scientifiche applicate al processo produttivo, che hanno permesso di migliorare e aumentare la produzione. Grazie a questo meccanismo quindi è stato possibile innalzare il livello di vita generale della popolazione. Certo, questo processo non è stato lineare e non è indolore: da una parte ci sono le crisi, come quella che stiamo vivendo e che viveva il mondo occidentale al tempo di Keynes; dall'altro lo sviluppo tecnologico fa si che sia necessario meno forza lavoro e che si crei così disoccupazione tecnologica. Queste però sono per Keynes non reumatismi del sistema, ma disturbi della crescita. Se in sostanza continua a funzionare il meccanismo che ha funzionato negli ultimi 3 secoli (accumulazione + innovazioni tecnologiche), nel giro di qualche decennio sarà possibile raggiungere un il benessere per tutti. Per raggiungere questo stato di benessere generale è necessario che ci si impegni ad evitare guerre e tensioni sociali; a lasciare libera la scienza di ricercare ; controllare l'aumento della popolazione ; garantire un tasso di accumulazione adeguato. Se si fa attenzione a queste quattro semplici cose, secondo Keynes, il processo in atto, sebbene al momento ci faccia girare verso il pessimismo, ci porterà fuori dalla necessità.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">E come sarà la società successiva? In queste poche pagine Keynes ne delinea i tratti, spingendosi così a immaginare un futuro post-economico. Di certo un tale cambiamento avrà enormi effetti sulla società. I cambiamenti più grandi saranno di due tipi.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per prima cosa si dovrà affrontare</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> <i>“il problema più serio, e meno transitorio,come sfruttare la libertà dalle pressioni economiche, come occupare il tempo che la tecnica e gli interessi composti [ci] hanno regalato, come vivere in modo saggio,piacevole, e salutare”(1)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Millenni di lotta per la sopravvivenza non potranno essere cancellati in pochi decenni, per cui</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> <i>“Ancora per moltissimi anni l'Adamo in noi sarà così forte che ciascuno, per tenerlo buono, sentirà di dover lavorare ancora un po'. […] E dovremo fare di necessità virtù, mettere il più possibile in comune il lavoro superstite. Turni di tre ore, o settimane di quindici, potranno procrastinare per un po' il problema.”(2)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ma il cambiamento sarà ben più profondo e riguarderà i valori che fino ad oggi hanno guidato la società. Quelli che oggi sono visti come valori diverranno vizi biasimevoli e</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> <i>“si tornerà a sostenere che l'avarizia è un vizio, l'usura un comportamento reprensibile,e l'avidità ripugna; che chi non pensa al futuro cammina più spedito sul sentiero della virtù e della saggezza. Dobbiamo tornare a porre i fini davanti ai mezzi , e ad anteporre il buono all'utile. Dobbiamo onorare chi può insegnarci a cogliere meglio l'ora e il giorno,quelle deliziose persone capaci di apprezzare le cose fino in fondo, i gigli del campo che non lavorano e non filano”(3)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Non può sfuggire come le descrizione fatte da Keynes e lo stesso stile con cui queste sono fatte lo avvicinino ad alcune pagine marxiane in cui questo si spinge a delineare l'economia socialista.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ma proprio il confronto tra i due pone in evidenza i limiti di Keynes. Non c'è dubbio, a parere mio, che il problema economico sia transitorio. E sicuramente l'attuale forma economica, il capitalismo, contiene al suo interno la possibilità di superare il suddetto problema. Ma esso, pur in presenza di queste possibilità, non è in grado di portarci a superare la necessità e la scarsità. Il capitalismo crea ciclicamente un'aristocrazia operaia e dei ceti medi a cui dispensa uno stile di vita migliore. Ma non si può dimenticare che tutto questo è solo temporaneo. Il capitalismo è nato con la sottrazione delle terre comuni, con la loro privatizzazione, e con la contemporanea creazione di spossessati pronti a vivere alle dipendenze del capitale. Questo processo resta alla base del sistema capitalistico e impedisce che questo possa portarci al superamento del problema economico, che corrisponderebbe con il superamento del sistema capitalistico stesso. Oggi come allora il capitale ha bisogno di una forza lavoro lavoro pronta a vendere sul mercato il proprio lavoro, così come necessita di un esercito industriale di riserva (i disoccupati, i sotto-occupati, i precari), per tenere basso il salario.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il superamento di questo stato di cose quindi non può essere disgiunto, e questo è il limite di Keynes, dall’organizzazione per il superamento stesso del capitalismo.</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Citazione</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"> <i>“Nel momento in cui l’accumulazione di ricchezza cesserà di avere l’importanza sociale che le attribuiamo oggi, i nostri codici morali non saranno più gli stessi. Saremo finalmente in grado di buttare alle ortiche molti pseudo principi che ci affliggono da duecento anni, e che ci hanno spinto a far passare alcune fra le più ripugnanti qualità umane per virtù eccelse. Potremo finalmente permetterci di assegnare al desiderio di denaro il suo giusto valore. L’amore per il denaro – da non confondersi con l’amore per il denaro che serve a vivere meglio, a gustare la vita - , sarà agli occhi di tutti, un’attitudine morbosa e repellente, una di quelle inclinazioni a metà criminali e a metà patologiche da affidare con un brivido agli specialisti di malattie mentali.”(4)</i></span></span></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><i><b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">John Maynard Keynes</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Possibilità economiche per i nostri nipoti</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Adelphi , 2009 , 5,50 euro</span></b><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">seguito da</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Guido Rossi</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Possibilità economiche per i nostri nipoti?</span></i><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1) Pg. 23</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2) Pg. 23-24</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(3) Pg. 28</span><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(4) Pg. 25</span></span></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-42149404221721700422012-05-28T11:44:00.001+02:002013-05-03T13:51:09.432+02:00Recensione: A cosa serve l’articolo 18<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: 0px; margin-right: 0px; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-D-nyALyyaoE/T8NHn3vJrUI/AAAAAAAADLc/cyjKxcdrnI0/s1600/articolo-18-dove-il-problema-Altan.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="267" src="http://2.bp.blogspot.com/-D-nyALyyaoE/T8NHn3vJrUI/AAAAAAAADLc/cyjKxcdrnI0/s320/articolo-18-dove-il-problema-Altan.jpeg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'articolo 18 visto da Altan</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ormai da almeno un decennio, l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori è al centro di tentativi di controriforma, da parte di governi e di maggioranze diverse. Molta confusione è stata fatta attorno ad esso, spesso con il solo obiettivo di legittimarne la modifica. Questa confusione ha relegato il dibattito a una discussione tra specialisti del diritto del lavoro, con il resto dell’Italia a fare da pubblico o da tifosi. L’importanza di questo articolo necessita un’attenzione maggiore e più consapevole.</span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Per diversi motivi l’articolo 18 è diventato una lotta anche simbolica: chi vuole modificarlo (sempre in peggio) ha obiettivi che vanno oltre alla semplice modifica dei rapporti di lavoro. Questo lo si capisce bene se si affronta il problema da due punti di vista: da un punto di vista storico, per analizzare da dove esso nasce, all’interno di quale modello economico e con quali obiettivi; da un punto di vista teorico, a quale sistema di valori e di idee si ispira e da quale sistema alternativo si muovono gli oppositori.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Cavallaro distingue tra tre tipi di diritti: quelli civili (o diritti di libertà, nati per garantire all’individuo una sfera di libertà), quelli politici (che permettono la partecipazione dei cittadini alla formazione della volontà collettiva) e quelli sociali (che garantiscono il soddisfacimento di alcuni bisogni fondamentali e di un dato livello di benessere per tutti). Per quanto riguarda il lavoro, esistono due interpretazioni: quella del lavoro come diritto civile (il diritto di lavorare), tipico delle impostazioni liberali; quella del lavoro come diritto sociale (il diritto a lavorare), tipico della tradizione socialista. La differenza fondamentale tra le due impostazioni è che nella seconda sorge l’obbligo per lo stato di garantire il lavoro e una retribuzione adeguata per tutti i cittadini.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questa seconda impostazione presuppone che esista un’economia regolata dallo stato, in cui esista qualche forma di pianificazione pubblica tanto riguardo alla produzione che riguardo alla sua organizzazione. L’articolo 18 è nato in un periodo storico, quello del secondo dopoguerra, in cui l’economia italiana, così come quella degli altri paesi, veniva diretta dalle decisioni pubbliche, attraverso l’impegno diretto dello stato e attraverso la regolamentazione. Da un lato, secondo Cavallaro, veniva garantito un tasso certo di accumulazione del capitale, attraverso le politiche della domanda, e dall’altro veniva assicurata la sicurezza dell’impiego e una sua parziale demercificazione. Proprio questo era l’obiettivo dell’articolo 18:era un tassello all’interno del sistema di regolamentazione direzione pubblica dell’economia italiana.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">D’altra parte esso era frutto e garanzia di un potere del lavoro sul processo di produzione. Le lotte dei lavoratori organizzati nel sindacato, partite durante la seconda guerra mondiale, avevano permesso di guadagnare potere all’interno del processo produttivo e di concorrere alle decisioni relative al quanto e come produrre. Lo Statuto dei Lavoratori era la sanzione dei rapporti di forza raggiunti e la regolazione formale degli stessi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La situazione odierna è assolutamente diversa da quella degli anni ‘70. L’autore osserva come si sia imposta a livello europeo un’impostazione di tipo liberale, che ha avuto due conseguenze sul sistema italiano. Da un lato ha impedito agli stati di intervenire direttamente nell’economia, lasciando le decisioni esclusivamente alla libertà delle imprese e abbandonando quelle politiche della domanda che garantivano, insieme allo stato sociale, il pieno impiego del lavoro. Dall’altro ha imposto una visione liberale di diritto di lavorare, cancellando il diritto al lavoro e con esso l’impegno dello stato nel perseguirlo. Questo ha portato alla creazione di contratti flessibili che rendono il lavoro una merce il cui prezzo deve essere determinato non dalla contrattazione nazionale, bensì dalla domanda (scarsa) e dall’offerta (sovrabbondante). In mancanza di politiche di pieno impiego, questo la flessibilità del lavoro ha portato a una redistribuzione della disoccupazione. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">L’attacco ormai decennale all’articolo 18 è un ulteriore passo su questa strada: cancellarlo o limitarne gradualmente la portata significa perseguire l’obiettivo di rendere il lavoro (e con esso le persone e le loro vite) una merce al pari delle altre. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Le tesi del libro, dichiarate nell’introduzione, sono che </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“1)la sanzione della reintegrazione nel posto di lavoro trasforma il diritto al lavoro da diritto civile dei contratti in diritto sociale di cittadinanza 2)[...]il diritto al lavoro sta e cade insieme alla possibilità che la classe lavoratrice riesca ad esprimere un qualche potere politico sui mezzi di produzione che le si contrappongono in forma di capitale 3) un simile potere si dà effettivamente nella misura in cui il processo capitalistico viene assogettato […] ad una politica economica generale 4) […] [Questo] implica, su un piano macroeconomico, che i pubblici poteri si facciano ‘garanti’ degli sbocchi attraverso opportune politiche di sostegno della domanda”(1)</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">In mancanza di un potere sul capitale, osserva giustamente Cavallaro con Marx, il diritto sociale la lavoro diventa un “meschino pio desiderio”.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nel suo ragionamento, sostanzialmente giusto, Cavallaro compie però, a mio parere, due errori. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Nella trattazione del processo di smantellamento del diritto al lavoro, Cavallaro sembra attribuire questo a una riduzione dei costi da parte dall’impresa(2). Questo appare in contraddizione con le affermazioni che ha fatto precedentemente: se il diritto al lavoro era il frutto di un potere dei lavoratori, la sua cancellazione non è altrettanto una riconquista di parti di potere sul processo produttivo da parte dell’impresa?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il secondo errore che sembra compiere riguarda i sistemi nordici, caratterizzati da un’altissima flessibilità dentro un quadro di forte spesa pubblica sociale (non in deficit), cosiddetta Flexsecurity(3). Mentre i sistemi sud europei vengono caratterizzati come conservatori, questi gli appaiono come l’alternativa migliore all’attuale situazione. Questo sembra essere la conseguenza del fatto che Cavallaro faccia dipendere il potere dei lavoratori sul processo di produzione esclusivamente dall’ammontare di spesa pubblica. Se così è, sembra suggerire che vi possa essere controllo sul processo produttivo da parte dei lavoratori anche in presenza di un’elevata flessibilità e mercificazione del lavoro. Dopo aver condannato la contro riforma italiana che sostituisce il reintegro con un risarcimento monetario, Cavallaro porta come alternativa proprio un modello in cui ciò avviene.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Il libro appare certamente utile per descrivere la genesi e l’evoluzione del sistema economico italiano, all’interno del quale si è sviluppato il diritto del lavoro. Ci si aspettava da Cavallaro, che non è un economista ma un giudice del lavoro, a fronte di tanta disinformazione, una maggiore attenzione a cosa sia esattamente l’articolo 18 dal punto di vista giuridico,quando e come questo venga utilizzato, quali garanzie effettivamente dia ai lavoratori e quali invece siano solo degli effetti mitizzati dai suoi avversari.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Citazione dal testo:</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Il problema, tuttavia, è che, se non ci sono risorse per fare tagli alle tasse, la svalutazione è impossibile, la politica monetaria è nelle mani della Banca Centrale Europea, e i margini per quella di bilancio sono modesti, la sola via per garantire il diritto al lavoro – che lo si voglia o no – passa per l’adozione di un “Modello competitivo puro”, fatto di sostituzione dei contratti collettivi nazionali a favore di quelli aziendali e di progressiva deregolamentazione del mercato del lavoro su base regionalistica, in una sorta di dumping sociale [concorrenza al ribasso], nel quale le regioni verrebbero costrette a farsi reciprocamente concorrenza per accaparrarsi domanda di lavoro, offrendo condizioni normative più favorevoli alle imprese, sia italiane che (soprattutto) straniere.” Pg. 76</span></i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Luigi Cavallaro </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">A cosa serve l’articolo 18</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">ManifestoLibri, 2012, 15 euro</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">--</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Note</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(1)Pg. 8-9</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(2)Pg.65</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(3)Vd. Cap. 4 </span></i></div>
<br />
<br />Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-33866394984268773062012-05-19T14:10:00.000+02:002012-05-19T14:10:38.747+02:00Elezioni francesi : i risultati (seconda parte).<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-9zronBfoRBc/T7ayiSVA0UI/AAAAAAAADKA/gOhQWm0t0kw/s1600/place-bastille-front-de-gauche.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-9zronBfoRBc/T7ayiSVA0UI/AAAAAAAADKA/gOhQWm0t0kw/s400/place-bastille-front-de-gauche.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Place de la Bastille - Manifestazione del Front de Gauche</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<b>I risultati delle elezioni: la coscienza e la reazione alla crisi</b></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Nei sistemi democratici, le elezioni sono un metodo utile, sebbene imperfetto, per verificare qual’è la lettura prevalente della situazione attuale e qual’è quindi l’orientamento popolare prevalente per il futuro. Bisogna però distinguere l’analisi della situazione reale dalla coscienza della stessa: quest’ultima può infatti essere influenzata da tanti fattori, dalla storia, dai mezzi di comunicazione, dall’organizzazione o meno di movimenti di classe, da interessi internazionali. Nella crisi è tanto più importante analizzare la distanza tra questa e la realtà economica e sociale: il livello di coscienza della crisi e delle sue cause, così come l’orientamento ideologico prevalente determinano tanto la possibilità o meno di uscire dalla crisi, quanto la scelta tra le diverse possibili uscite dalla crisi.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
[<a href="http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/05/elezioni-francesila-francia-non-piu-al.html" target="_blank">Prima parte</a>] </div>
<a name='more'></a><div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Nel caso specifico della Francia, è importante analizzare se i francesi hanno compreso che il loro paese non fa più parte del centro dell’Europa (quello che impone l’austerità e misure fortemente classiste al resto dell’Europa) ma è diventato simile ai paesi mediterranei (quelli che subiscono tanto la speculazione finanziaria quanto i diktat europei).</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Per cercare di capire la coscienza dei francesi, farò riferimento ai dati del primo turno delle elezioni presidenziali. Questo perché in esse, grazie alla presenza di tutti i candidati e tutte le posizioni ideologiche, è possibile comprendere meglio le tendenze di fondo degli elettori.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<b><br />L’importanza di queste elezioni</b></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella1" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="248"></col><col width="248"></col><col width="248"></col></colgroup><tbody>
<tr class="Tabella11"><td class="Tabella1_A1" style="text-align: left; width: 5.666cm;"><div class="P7">
<b>Astensione</b></div>
</td><td class="Tabella1_B1" style="text-align: left; width: 5.667cm;"><div class="P9">
9’444’143</div>
</td><td class="Tabella1_C1" style="text-align: left; width: 5.667cm;"><div class="P9">
20,52%</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div class="Standard" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella2" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col></colgroup><tbody>
<tr class="Tabella21"><td class="Tabella2_A1" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
<br /></div>
</td><td class="Tabella2_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
<b>Voti</b></div>
</td><td class="Tabella2_A1" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
<b>Diff.Voti</b></div>
</td><td class="Tabella2_D1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
<b>Percentuale</b></div>
</td></tr>
<tr class="Tabella21"><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P7">
<b>Joly (EELV)</b></div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
828’345</div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
+ 251’679</div>
</td><td class="Tabella2_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
2,31 %</div>
</td></tr>
<tr class="Tabella21"><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P7">
<b>Bayrou (MoDem)</b></div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
3’275’122</div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
- 3’544’997</div>
</td><td class="Tabella2_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
9,13 %</div>
</td></tr>
<tr class="Tabella21"><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P7">
<b>Poutou (Npa)</b></div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
411’160</div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
- 1’087’421</div>
</td><td class="Tabella2_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
1,15 %</div>
</td></tr>
<tr class="Tabella21"><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P7">
<b>Arthaud (Lo)</b></div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
202’548</div>
</td><td class="Tabella2_A2" style="text-align: left; width: 4.249cm;"><div class="P9">
-285’309</div>
</td><td class="Tabella2_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P9">
0,56 %</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
La prima cosa che si nota dal risultato del primo turno delle elezioni è il basso tasso di astensione, molto inferiore a quello delle elezioni regionali e provinciali. L’importanza delle elezioni presidenziali è stato ben compreso dai francesi: la vittoria di un candidato piuttosto che di un altro, il rafforzare una tendenza politica piuttosto che un’altra avrebbe determinato il futuro della Francia nel medio e nel lungo periodo, al contrario di quello che avviene nelle elezioni locali. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Insieme a questo dato è importante notare le tendenze che sono state marginalizzate rispetto alle precedenti elezioni. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Europa-Ecologia-I Verdi ottiene il peggiore risultato degli ultimi anni, passando dal 16% delle europee fino all’attuale 2%. Con l’aggravarsi della crisi, il partito ha perso sempre più voti:d’altra parte è difficile preoccuparsi dell’ecologia (sopratutto nella versione piccolo-borghese e conservatrice data dai partiti verdi), nel momento in cui grandi imprese chiudono o delocalizzano. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Lo stesso si può dire per la caduta vertiginosa del candidato centrista Bayrou del partito del Movimento Democratico: la situazione francese richiede scelte decise e radicali, non posizioni moderate che cercano di soddisfare tutti, ma che alla fine mantengono la situazione attuale senza davvero influirvi.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Una considerazione simile si può fare per i partiti dell’estrema sinistra, che hanno visto ridursi drasticamente il proprio spazio: ha certo influito la fine dell’attenzione mediatica, ma sopratutto le proposte estremiste e velleitarie sono apparse inutili per i francesi in questo momento di crisi grave del paese.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
E’ interessante analizzare quali sono le principali posizioni che sono emerse e quale orientamento esse delineano. Un dato importate è che i programmi dei 4 principali candidati (Mélenchon, Hollande, Sarkozy e Le Pen) comincino con l’economia e dedichino a questa la maggior parte dello spazio. E’ bene inoltre notare che i programmi, lungi dall’indicare una specifica e precisa proposta di azione futura, indicano piuttosto un’indicazione sull’analisi attuale e un orientamento sulle future misure in caso di elezioni.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<b>Il Partito Socialista: Hollande</b></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella3" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col></colgroup><tbody>
<tr class="Tabella31"><td class="Tabella3_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<br /></div>
</td><td class="Tabella3_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Voti</b></div>
</td><td class="Tabella3_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Diff.Voti</b></div>
</td><td class="Tabella3_D1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Percentuale</b></div>
</td></tr>
<tr class="Tabella31"><td class="Tabella3_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Hollande (Ps)</b></div>
</td><td class="Tabella3_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
10’272’705</div>
</td><td class="Tabella3_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
+ 772’593</div>
</td><td class="Tabella3_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
28,63%</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il programma di Hollande combina proposte che si oppongono al potere finanziario e all’austerità europea con altre affermazioni meno decise se non di segno opposto.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il candidato socialista propone la creazione di una banca pubblica francese che finanzi le piccole e medie imprese, soprattutto quelle innovative, differenziando anche la tassazione sulle stesse: il 35% per le grandi imprese, il 30% per le piccole e le medie, il 15% per le piccolissime:l’obiettivo è quello di aiutare le imprese innovative ad emergere e nello stesso tempo “acquisire partecipazioni (pubbliche) nelle imprese strategiche per lo sviluppo locale e per la competitività della Francia”(1). Inoltre propone di creare delle discriminazioni tra chi delocalizza e chi no, tra chi investe e chi distribuisce dividendi: i primi saranno costretti a restituire gli aiuti pubblici, i secondi vedranno i loro utili detassati e avranno incentivi in base agli investimenti reali che effettueranno. Inoltre vuole difendere la natura pubblica delle imprese in cui la partecipazione dello stato è maggioritaria, anche proponendo all’Europa uno statuto speciale a difesa delle stesse.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Per quanto riguarda il lavoro si propone di lottare contro la precarietà, aumentando la contribuzione padronale sul lavoro precario. Inoltre propone che nelle imprese pubbliche la differenza tra lo stipendio massimo e quello minimo non sia superiore al rapporto 1 a 20. Vuole inoltre fermare il programma di diminuzione dei dipendenti pubblici (la sostituzione di un dipendente per due che partono), contrattando con i sindacati in maniera flessibile e assumendo 60’000 nuovi insegnanti (senza però aumentare il numero dei dipendenti pubblici complessivi).</div>
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<br /></div>
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Infine l’Europa (e le finanze pubbliche) e la Finanza.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
L’Europa e le finanze pubbliche sono due temi che si intrecciano. Sull’Europa Hollande afferma:</div>
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<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“Je proposerai à nos partenaires un pacte de responsabilité, de gouvernance et de croissance pour sortir de la crise et de la spirale d’austérité qui l’aggrave. Je renégocierai le traité européen issu de l’accord du 9 décembre 2011 en privilégiant la croissance et l’emploi, et en réorientant le rôle de la Banque centrale européenne dans cette direction. Je proposerai de créer des euro-obligations.”(2)</i></blockquote>
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<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>[“Proporrò ai nostri partner un patto di responsabilità, di governo e di crescita per uscire dalla crisi e dalla spirale di austerità che l’aggrava. Voglio rinegoziare il trattato europeo uscito dall’accordo del 9 dicembre 2011, privilegiando la crescita e l’impiego, e una riorientazione del ruolo della Banca Centrale Europea verso questa direzione. Proporrò la creazione di Euro-Obbligazioni]</i></blockquote>
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Allo stesso tempo si propone di portare al 3% il deficit pubblico del 2013 e di arrivare al pareggio alla fine del mandato (3).</div>
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<br /></div>
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Contro il potere finanziario si propone di dividere le attività delle banche che creano occupazione da quelle che speculano, di impedire alle banche che operano in Francia di avere sedi nei paradisi fiscali, di impedire i prodotti tossici, di abolire le stock option (la remunerazione con opzioni sulle azioni della società) e di inquadrare legalmente i bonus; di aumentare del 15% le tasse sugli utili delle banche, la creazione di una tassa su tutte le transazioni finanziarie e la creazione di un’agenzia europea di rating.</div>
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<br /></div>
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Infine propone di aumentare la tassazione dei redditi fino al 75% per i più ricchi, di aumentare la patrimoniale per i grandi patrimoni eliminando le esenzioni, di tassare i redditi finanziari come quelli da lavoro e di tassare gli affitti eccessivi.</div>
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<br /></div>
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Le ambiguità di Hollande si manifestano in due dichiarazioni pubbliche, al contempo forti e contrastanti. Sulla finanza dice che </div>
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<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“Mon véritable adversaire, il n’a pas de nom, de visage, pas de parti, et pourtant il gouverne, c’est le monde de la finance”</i><br />
<i>[Il mio vero nemico non ha nome, non ha viso ne parito, eppure governa, è il mondo della finanza]</i></blockquote>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Però in una visita alla City di Londra, il più grande centro finanziario mondiale ha dichiarato “I am not dangerous” (4) [non sono pericoloso].</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Appare chiaro che i problemi della crisi siano presenti, così come le cause che l’hanno provocata (aumento dell’ineguaglianza, finanza e speculazione, i trattati europei, delocalizzazioni e concorrenza tra i lavoratori), ma al contempo le proposte appaiono molto moderate e quasi titubanti.</div>
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<br /></div>
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<b>Unione per un movimento popolare: Sarkozy</b></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella4" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col></colgroup><tbody>
<tr><td class="Tabella4_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<br /></div>
</td><td class="Tabella4_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Voti</b></div>
</td><td class="Tabella4_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Diff.Voti</b></div>
</td><td class="Tabella4_D1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Percentuale</b></div>
</td></tr>
<tr><td class="Tabella4_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Sarkozy (Ump)</b></div>
</td><td class="Tabella4_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
9’753’629</div>
</td><td class="Tabella4_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
- 1’695’034</div>
</td><td class="Tabella4_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
27,18%</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il programma di Sarkozy appare quello forse più liberista tra tutti. Sembra quasi che non si renda conto della crisi del modello neoliberista e che proprio questo sia alla base dell’attuale crisi. Sebbene ci sia qualche correzione di rotta rispetto a quello del 2007 (è sparito per esempio lo slogan “lavorare di più per guadagnare di più”), la direzione sembra la medesima. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
In particolare sembra esserci una difesa dell’attuale assetto economico europeo senza alcuna riserva. Infatti tutto il programma di Sarkozy è costruito sul rispetto delle decisioni prese ai vertici europei e su come raggiungere quegli obiettivi. In particolare su come ridurre a zero il deficit della Francia entro il 2016. Questo sembra un obiettivo di portata enorme, quantificato in 115 Miliardi di euro di riduzione del bilancio pubblico, che, se perseguito, non potrà aver altro risultato che quello di contribuire al peggioramento della crisi in Francia e in Europa e all’ulteriore deindustrializzazione del paese.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Dei 115 Miliardi, 75 sono costituiti da tagli alle spese dello stato e 40 da nuove entrate. La riduzione del ruolo pubblico nell’economia appare quindi evidente. Una parte di queste misure sono già state prese. Per quanto riguarda la riduzione della spesa pubblica, il taglio maggiore è stato fatto con la contro-riforma delle pensioni, che ha ridotto la spesa di 16 Miliardi di euro. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Per raggiungere l’obiettivo, durante l’ultima parte del mandato sono già state realizzate alcune manovre restrittive. Mancano però ancora 53 Miliardi, che saranno ottenuti con 40 Miliardi di tagli alla spesa pubblica e con 13 Miliardi di nuove entrate. Questo è l’oggetto principale del programma, e ovviamente la parte in cui si evidenzia maggiormente il carattere liberista e di classe del programma della destra francese.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Infatti i tagli alla spesa colpiranno la dotazione per le amministrazioni locali e la diminuzione dei loro dipendenti, così come tutta la sanità, riducendone il livello di occupazione, la copertura e aumentando la quota a carico dei cittadini. Vengono inoltre tagliati gli incentivi all’occupazione e sostituiti con sconti sulla contribuzione che versano le imprese.</div>
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<br /></div>
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E queste sono i soggetti principali della riduzione delle entrate. Infatti molti costi vengono spostati dalle imprese alla generalità dei cittadini (come con l’idea dell’Iva sociale, cioè un aumento dell’Iva con cui pagare l’assicurazione contro gli infortuni e i contributi pensionistici)per un totale di costi minori per le imprese di 14Miliardi di euro. Non si parla ne di abolire la detassazione degli straordinari ne i regali fatti ai cittadini con alti patrimoni, che hanno beneficiato di una riduzione della tassa patrimoniale.</div>
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<br /></div>
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Non si parla della precarietà, anzi si propongo ulteriori misure precarizzanti per i tutti i lavoratori, come la possibilità per le imprese di contrattare con i sindacati, a livello di azienda, la possibilità di aumentare l’orario di lavoro. O ancora di aumentare del 30% la possibilità di edificare per creare nuove case e abbassare i prezzi: appare evidente che questo è soprattutto in favore della speculazione, poiché con un altissimo livello di invenduto e di sfitto, nessun nuovo permesso di costruire farà abbassare i prezzi o gli affitti; si concentrerà piuttosto su zone di pregio, dove ancora è presente un mercato immobiliare vivo, ma che resta inaccessibile per il cittadino medio.</div>
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<br /></div>
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<b>Fronte Nazionale : Le Pen</b></div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella5" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col></colgroup><tbody>
<tr><td class="Tabella5_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<br /></div>
</td><td class="Tabella5_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Voti</b></div>
</td><td class="Tabella5_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Diff.Voti</b></div>
</td><td class="Tabella5_D1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Percentuale</b></div>
</td></tr>
<tr><td class="Tabella5_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Le Pen (Fn)</b></div>
</td><td class="Tabella5_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
6’241’426</div>
</td><td class="Tabella5_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
+ 2’406’896</div>
</td><td class="Tabella5_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
17,90%</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Per la prima volta dalla fondazione del Front National, Jean Marie Le Pen non è il candidato alla presidenza. Dopo tanti anni, viene sostituito da sua figlia Marine.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il programma del Fn, a causa del cambiamento di presidenza e della crisi, cambia anch’esso. Da un punto di vista economico, a prima vista, il cambiamento è piuttosto radicale. Marine Le Pen abbandona l’ultra liberismo à la Reagan o à la Tatcher che aveva caratterizzato il Fn fin dai primi anni. Il tema di fondo è l’opposizione all’euromondialismo, termine con cui si indicano le politiche liberali e liberiste che sono state implementate negli ultimi decenni in Europa. Si propone quindi un’uscita della Francia dall’Euro, di ristabilire nuovi controlli alle frontiere (ma solo verso alcuni paesi) e di difendere lo stato sociale francese. Per inciso, quello stesso stato sociale che, fino a 5-10 anni fa il Fn voleva smantellare in nome della libera impresa e del taglio delle tasse. </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Ma il salto più evidente rispetto al passato è quello dalla preferenza nazionale alla priorità nazionale. Con questa nuova espressione il Fn intende riservare ai francesi l’accesso all’impiego, alla formazione professionale, agli aiuti sociali, agli alloggi. </div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
E’ chiaramente un programma che mira ad ottenere due obiettivi: da una parte essere seducente tanto verso l’elettorato di sinistra quanto verso gli astensionisti; dall’altro, cercare di rompere l’isolamento in cui si trova il Fn, mostrando che non esiste più ne la destra ne la sinistra, bensì solo chi ha a cuore la Francia e fa proposte di buon senso (non ideologiche quindi), e chi invece risponde ai poteri forti internazionali.</div>
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<br /></div>
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Dietro questo presunto buon senso a-ideologico (ma non è l’a-ideologia un’ideologia essa stessa?), si cela in realtà un duro programma classista. Questo è sicuramente ben nascosto e presentato come fosse qualcosa di nuovo e moderno. Le proposte della Le Pen infatti avrebbero il risultato di creare sul territorio francese due tipi di lavoratori: quelli francesi, titolari di tutti i diritti, e quelli stranieri, privi di diritti civili, sociali ed economici. E’ chiaro che questi potrebbero essere oggetto di iper sfruttamento da parte delle imprese e che servirebbero a disciplinare la forza lavoro francese: in sostanza, prima si tolgono i diritti agli immigrati dicendo di voler difendere i francesi; poi grazie alla concorrenza si toglieranno un domani i diritti anche ai francesi. Il risultato è tutto a favore delle imprese: meno tasse per lo stato sociale e un costo del lavoro più basso. A questo si aggiunge una proposta che riporterebbe la Francia direttamente agli anni ‘50: il reinserimento dell’apprendistato a 14 anni al posto dell’obbligo scolastico. Difficile pensare che questa possibilità sarà utilizzata dai figli dei ricchi francesi; al contrario porterà molti giovani poveri ragazzi di periferia a preferire la formazione al lavoro, creando forza lavoro che sa a mala pena leggere e scrivere e non conosce niente della sua storia e dei suoi diritti.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Non è difficile immaginare che questo programma fortemente classista possa provocare reazioni, anche violente. Il tutto aggravato dalla povertà, dall’emarginazione e dalla disoccupazione. In risposta a tutto questo, il Fn, nella tradizione della destra, prevede un rafforzamento delle leggi di sicurezza (con la reintroduzione della pena di morte, pene più lunghe e severe etc) e con l’irrigidimento delle misure di polizia. In sostanza, a questioni sociali si risponde con politiche di sicurezza. Si conferma la regola che al ridursi dello stato sociale, si espande lo stato penale.</div>
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<br /></div>
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<b>Front de Gauche : Mélenchon</b></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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<br /></div>
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella6" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;"><colgroup><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col><col width="186"></col></colgroup><tbody>
<tr><td class="Tabella6_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<br /></div>
</td><td class="Tabella6_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Voti</b></div>
</td><td class="Tabella6_A1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Diff.Voti</b></div>
</td><td class="Tabella6_D1" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
<b>Percentuale</b></div>
</td></tr>
<tr><td class="Tabella6_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P6">
<b>Mélenchon (Fdg)</b></div>
</td><td class="Tabella6_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
3’984’822</div>
</td><td class="Tabella6_A2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
+ 3’277’554</div>
</td><td class="Tabella6_D2" style="text-align: left; width: 4.251cm;"><div class="P8">
11,10%</div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il Front de Gauche è un’alleanza tra diversi partiti (il principale è il Partito Comunista Francese) nata dal rifiuto della costituzione europea nel 2005. Il suo programma nasce da quello stesso rifiuto e si pone in un’ottica apertamente anti-liberale. Questo impone che le priorità di riforma economica siano in testa alle proposte; ad esse si aggiungono quelle relative alla riforma della Repubblica Francese e alla costruzione europea.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il programma economico è ambizioso, ma al tempo stesso appare come una delle possibili soluzioni per uscire dalla crisi. Come alcuni economisti sostengono, la causa che sta alla base tanto della crisi economica reale quando della finanza speculativa è la distribuzione ineguale dei redditi e della ricchezza. Da qui parte il programma del Front de Gauche. </div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Il FdG propone di aumentare il salario minimo dai 1300 euro di oggi ai 1700 euro lordi, per poi divenire netti a fine mandato; si impegna a ristabilire le 35 ore e i contratti a tempo indeterminato come contratto standard; inoltre vuole cancellare la contro-riforma delle pensioni che ha fatto Sarkozy e riportare l’età pensionabile a 60 anni.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Questa è però la prima parte del lavoro. Se è vero che non deve essere il lavoro a pagare la crisi, bensì la finanza, sono necessarie misure che la contengano. Innanzitutto si chiede una riforma della Banca Centrale Europea perché presti a tassi differenti alle banche private a seconda che i loro investimenti creino occupazione o siano orientati alla speculazione finanziaria. Si chiede inoltre la creazione di un polo finanziario pubblico per orientare gli investimenti verso la produzione utile, innovativa ed ecologica. Infine chiede di tassare i proventi finanziari allo stesso livello a cui viene tassato il lavoro e di abolire le esenzioni fiscali per i più ricchi e i 30 Miliardi di euro di esonerazioni per le imprese.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Infine ci sono le riforme delle istituzioni francesi ed europee. Si chiede l’uscita dalla Nato e la promozione di accordi di smantellamento degli armamenti nucleari; l’annullamento del debito dei paesi poveri e un fondo di sviluppo per essi finanziato con una Tobin Tax. Per l’Europa si chiede di proporre un nuovo trattato europeo, che metta al centro l’essere umano, la democrazia e il progresso sociale e di farlo approvare per referendum. Infine si vuole convocare un’assemblea costituente per passare alla sesta repubblica, basata non sul presidenzialismo, ma sulle assemblee elettive, sull’indipendenza della giustizia e della stampa, sulla laicità dello stato e sull’uguaglianza tra uomo e donna.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Visto che la ricchezza sarà meglio distribuita e la povertà diminuirà, non ci sarà bisogno di un apparato di polizia eccessivamente militarizzato, che verrà sostituito da una polizia di prossimità.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Al contrario di quello che alcuni quotidiani hanno sostenuto, il programma del FdG è tutt’altro che utopista, irrealizzabile o eccessivamente costoso. Tutto quello che vi è proposto sarebbe realizzabile con l’attuale situazione istituzionale ed economica.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Nello stesso tempo appaiono chiare le differenze rispetto al programma socialista e a quello del FN. Mentre il primo è spesso titubante ed porta ancora su di se l’influenza liberale per la spesa pubblica e l’inflazione, il secondo è chiaramente nazionalista e antieuropeo. Il primo non va alla radice del problema speculativo finanziario, il secondo maschera sotto il nazionalismo la difesa delle cause della crisi (le diseguaglianze, la fine dello stato sociale, dei diritti etc).</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<b>Conclusioni</b></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Appare evidente come tutti i principali candidati abbiano coscienza dell’attuale posizione della Francia nella crisi:non più un paese centrale, a dispetto delle velleità politiche e internazionali di Sarkozy, bensì un paese sempre più simile ai paesi mediterranei.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
A questa situazione si può reagire in due modi: o si eliminano le cause interne (la deindustrializzazione, la fine del ruolo della programmazione statale , la distribuzione del reddito) e internazionali (l’assetto europeo, la finanza, la concorrenza al ribasso del costo del lavoro) , oppure la crisi continuerà e peggiorerà, colpendo la Francia al pari della Grecia, dell’Italia, della Spagna o del Portogallo. Due candidati sembrano o non essere coscienti delle condizioni attuali (Sarkozy), oppure appoggiano interessi di classe che tendono al persistere dell’attuale situazione, ma mascherando il tutto con pretese manovre sociali e nazionaliste (Le Pen). Un altro candidato sembra aver compreso il tutto, ma sembra titubante e ondivago sulle soluzioni da adottare (Hollande). Solo l’ottimo risultato di Mélenchon permette di sperare in un’uscita dalla crisi e in un’uscita a sinistra. </div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Grazie a questo risultato sarà possibile far pesare le posizioni anti-liberali sulle decisioni del futuro presidente e del futuro governo. Al contempo, sarà necessaria una mobilitazione forte e continua per piegare la speculazione finanziaria, che continuerà a colpire, chiedendo licenziamenti, chiusure e delocalizzazioni.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Però sappiamo che, in questo, il popolo ha una lunga tradizione. Gli scioperi dei sindacati, sostenuti dai partiti della sinistra e dalle tante associazione e collettivi saranno indispensabili, anche questa volta, per spostare i rapporti di forza e riorientare l’economia e l’Europa.</div>
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FONTI</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Spécial élections 2012 , Alternative Economique Poche , Hors Série Poche , Mars 2012</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
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<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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Per un'analisi politica del primo turno, si consiglia di leggere: </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br />Presidenziali di Francia. Quale lezione per l’Europa?<br /><a href="http://www.marx21.it/internazionale/europa/1592-presidenziali-di-francia-quale-lezione-per-leuropa.html" target="_blank">http://www.marx21.it/internazionale/europa/1592-presidenziali-di-francia-quale-lezione-per-leuropa.html</a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(1) Les 60 engagements : n.1 <a href="http://fh2012.francoishollande.fr/les-60-engagements-du-projet/%20" target="_blank">http://fh2012.francoishollande.fr/les-60-engagements-du-projet/ </a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(2) n.11</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(3) n.9</div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">(4) Hollande à Londres : «I am not dangerous» , Libération 29 Febbraio 2012 , </span><a href="http://www.liberation.fr/politiques/01012393032-hollande-a-londres-i-am-not-dangerous%20" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" target="_blank">http://www.liberation.fr/politiques/01012393032-hollande-a-londres-i-am-not-dangerous </a><br />
<br />
<table ><br="" border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="Tabella3">
</table>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-81990098082923368992012-05-06T12:13:00.001+02:002012-05-19T14:12:08.412+02:00Elezioni francesi:la Francia non più al centro dell’Europa (prima parte)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-rhhAU_j1GO8/T6ZL-snsHJI/AAAAAAAADH8/MFXY-hP9s_k/s1600/marianne-meeting-melenchon-bastille-18-mars.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="244" src="http://2.bp.blogspot.com/-rhhAU_j1GO8/T6ZL-snsHJI/AAAAAAAADH8/MFXY-hP9s_k/s320/marianne-meeting-melenchon-bastille-18-mars.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Marianne , simbolo della Francia</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">All’interno della crisi economica che sta colpendo Usa ed Europa dal 2007, il 2012 è forse l’anno più politico. Si stima che quest’anno un terzo della popolazione del mondo cambierà le classi dirigenti. Tra questi paesi ci sono la Russia, la Cina, l’Iran, e (per restare in occidente) gli Stati Uniti, la Francia e la Grecia. I nuovi leader saranno i primi ad essere eletti dopo lo scoppio della crisi (o della sua fase più intensa). </span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">[<a href="http://pensierieconomici.blogspot.it/2012/05/elezioni-francesi-i-risultati-seconda.html" target="_blank">Seconda parte</a>] </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Questo implica due cose significative. La prima è che probabilmente si assisterà, nei paesi democratici, alla sconfitta dei governi in carica. Chiunque sia stato eletto prima dello scoppio della crisi è portatore di un mandato e di un programma che non sono adeguati agli effetti della crisi e non ha il potere e la coscienza per elaborare e mettere in opera politiche per uscirne. La seconda implicazione è che il 2012 sarà un anno prevalentemente politico. Siamo stati abituati da tanti anni di liberismo, pensiero unico e Washington Consensus a pensare che l’importanza della politica fosse minima, che questa fosse economicamente ininfluente: la politica (e la possibilità di decisioni politiche) era quindi limitata solamente a questioni di scarsa attinenza economica, come l’immigrazione, la sicurezza, le questioni di genere. Il 2012 sarà probabilmente l’anno in cui la politica tornerà ad occuparsi pienamente di economia, e il prevalere di alcune politiche economiche su altre potrà determinare la direzione che prenderà la crisi, sopratutto in Europa.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ha quindi stupito la lettura che è stata fatta in Italia delle elezioni francesi. Leggendo i principali quotidiani italiani, si ha l’impressione che non si sia colta l’importanza di queste elezioni e che sia cercato di minimizzare tanto le questioni in gioco quanto le proposte che venivano fatte. Cerchiamo di partire da una breve analisi della Francia per poter quindi comprendere meglio tanto l’importanza di queste elezioni quanto le conseguenze derivanti dai risultati.</span><br />
<b><br style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;" /><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">La Francia nella crisi</span></b><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Negli ultimi mesi l’attenzione (tanto a livello europeo che italiano) sembra essersi concentrata sul livello del debito pubblico rispetto al Pil, la ricchezza prodotta ogni anno: il debito pubblico sembra fare la differenza tra i paesi centrali dell’Europa (quelli che non sono colpiti dalla speculazione contro il debito) e quelli periferici (quelli che invece sono colpiti dalla finanza internazionale). Da questo punto di vista, la Francia sembra appartenere ai paesi centrali, insieme alla Germania: nel 2011 la Francia aveva un debito che era l’85% del Pil e la Germania dell’81%(1).</span><br />
<br />
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">Ormai due anni fa l’economista Emiliano Brancaccio aveva avvertito però che alla base della speculazione contro i debiti nazionali (che determina poi le politiche di austerità e di compressione della spesa pubblica) non vi fosse principalmente il livello del debito quanto un deficit nella bilancia commerciale. Nell’aprile 2010, durante l’attacco speculativo sul debito greco Brancaccio scriveva:</span><br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“Le principali difficoltà in seno alla zona euro riguardano più gli squilibri commerciali tra i paesi membri che l’andamento dei conti pubblici di ogni singolo paese. La superiore capacità dei capitali tedeschi di aggredire i mercati esteri è la causa principale di tali squilibri. In Germania l’elevato grado di organizzazione e di centralizzazione dei capitali determina una rapida crescita del valore della produttività oraria del lavoro. A ciò si è aggiunta, soprattutto negli ultimi anni, una politica di forte contenimento dei salari e della spesa interna. Conseguenza di questi andamenti è una dinamica dei costi unitari e delle importazioni molto più contenuta rispetto a quella che si registra in altri paesi europei. L’economia tedesca risulta quindi sempre più competitiva e riesce ad accumulare avanzi commerciali sistematici a fronte della strutturale tendenza al disavanzo estero in cui versano soprattutto Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna. Questi paesi vengono talvolta bollati con il poco diplomatico acronimo di “pigs” [maiali , in inglese]. Ciò che tuttavia sfugge a molte analisi è che i cosiddetti “pigs” sono accomunati dalla summenzionata tendenza ai disavanzi con l’estero, mentre per quanto riguarda i rispettivi debiti pubblici si somigliano molto poco. Del resto le indagini empiriche mostrano che i differenziali tra i tassi d’interesse sui titoli pubblici dei paesi europei sono correlati alla dinamica dei conti esteri in rapporto al Pil più che all’andamento dei conti pubblici. ”(2)</i></blockquote>
<br />
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Da questo punto di vista, la situazione della Francia diventa assai diversa da quella della Germania e molto più problematica. La Francia infatti ha un deficit commerciale del 3,6% del Pil, mentre la Germania ha un surplus del 4,5%(3).<br />
<br />
Sebbene l’Europa sia stata diretta, fin dall’inizio della crisi, dalla coppia franco-tedesca, rappresentata da Sarkozy e dalla Merkel, questa sembra non avere le basi economiche per continuare ad esistere. La struttura economica della Francia assomiglia sempre di più a quella dei paesi Pigs, i cui debiti sono attaccati dalla speculazione. Sembrano essersene accorti anche i mercati: non si può di fatti dimenticare che il debito francese è stato declassato da un’agenzia di rating(4) e lo spread rispetto ai titoli tedeschi è aumentato(5). Se così è,però il nocciolo politico che ha imposto misure restrittive (l’austerità) a tutta Europa perde una delle due componenti, mentre altri paesi (come Olanda e Austria) si trovano a dover affrontare esse stesse le prime misure di austerità sui propri popoli (dopo averle imposte ai paesi mediterranei).<br />
<br />
Per questa ragione, le elezioni francesi risultano determinanti. Se dovesse prevalere al secondo turno il candidato della destra europea Sarkozy, l’Europa proseguirebbe lungo un sentiero in cui, con l’accumulo di squilibri crescenti, la porterebbe alla disintegrazione. Infatti Brancaccio aggiungeva: </div>
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">“La zona euro è dunque attraversata da tendenze centrifughe poderose, che vengono oltretutto rafforzate dalla crisi. Per contrastarle bisognerebbe indurre le autorità tedesche ad accettare l’introduzione di un diverso criterio di riequilibrio commerciale, che si basi su una loro maggior disponibilità a spendere e più in generale su meccanismi di governo politico dell’Unione che compensino la superiore capacità dei capitali tedeschi di penetrare i mercati esteri.”</span></i></blockquote>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Se invece fosse il candidato socialista Hollande a vincere, si potrebbero aprire spiragli per una uscita differente dalla crisi. Ma questo non sarà sufficiente. Sarà importante vedere il grado di coscienza che i francesi hanno di questa situazione nazionale ed Europea. Da un punto di vista politico è quindi importante analizzare le posizioni che hanno preso le principali forze politiche francesi; inoltre sarà importante vedere il risultato delle elezioni legislative che eleggeranno i deputati dell’Assemblea Nazionale. Da un punto di vista sociale sarà invece necessario che i francesi prendano in considerazione la possibilità di fare grandi manifestazioni nazionali contro gli attacchi speculativi della finanza e contro le misure di austerità.<br />
<br />
Nella seconda parte analizzeremo le posizioni dei principali partiti francesi.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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<br /></div>
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Per un'analisi politica del primo turno, si consiglia di leggere: </div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Presidenziali di Francia. Quale lezione per l’Europa?</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<a href="http://www.marx21.it/internazionale/europa/1592-presidenziali-di-francia-quale-lezione-per-leuropa.html" target="_blank">http://www.marx21.it/internazionale/europa/1592-presidenziali-di-francia-quale-lezione-per-leuropa.html</a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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--</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(1) Dati Eurostat riferiti all’anno 2011.</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(2) Brancaccio E. La Grecia, campanello d’allarme per l’Europa , Economia e Politica, 2 aprile 2010</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<a href="http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/la-grecia-campanello-dallarme-per-leuropa/" target="_blank">http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/la-grecia-campanello-dallarme-per-leuropa/ </a><br />
Si consiglia anche la lettura di Brancaccio E. , “Ma il vero problema è il deficit commerciale” Il sole 24 ore, 6 Luglio 2011 , Pag.19 , <a href="http://www.emilianobrancaccio.it/2011/07/06/il-vero-problema-e-il-deficit-commerciale/" target="_blank">http://www.emilianobrancaccio.it/2011/07/06/il-vero-problema-e-il-deficit-commerciale/ </a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(3) Previsioni Eurostat per il 2012</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(4) S&P taglia Francia e Italia , Repubblica , 13 Gennaio 2012 , <a href="http://www.repubblica.it/economia/2012/01/13/news/voci_di_un_taglio_ai_rating_di_francia_e_austria-28054770/" rel="nofollow" target="_blank">http://www.repubblica.it/economia/2012/01/13/news/voci_di_un_taglio_ai_rating_di_francia_e_austria-28054770/</a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(5) Secondo i dati Bloomberg ( FRENCH GERMAN 10-YR YIELD SPRE , FRAGER10:IND) , questo era dello 0,33% il 6 maggio 2011 ed è arrivato a 1,36% il 2 Maggio 2012</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-28655353659431297822012-03-17T20:20:00.000+01:002012-03-18T14:13:27.145+01:00Recensione:L'arte di ignorare i poveri<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-VNV3Dza8H3Y/T2TjhBRXnjI/AAAAAAAAC68/sLlAjkk5rTk/s1600/poverta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="233" src="http://3.bp.blogspot.com/-VNV3Dza8H3Y/T2TjhBRXnjI/AAAAAAAAC68/sLlAjkk5rTk/s320/poverta.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
Qualsiasi persona civile condannerebbe un omicidio, a maggior ragione se è una strage che coinvolge molte persone. E a nessuno verrebbe in mente di dare la colpa dell’omicidio alla vittima. Così come nessuno, sapendo che è in gioco l’esistenza di una persona, si metterebbe a fare calcoli economici sui vantaggi e sugli svantaggi della sua scomparsa. Eppure questo è quello che avviene quando il discorso si sposta dall’omicidio alla povertà.<br />
<a name='more'></a><br />
I due articoli raccolti nel libro “L’arte di ignorare i poveri” mostrano il modo in cui ci rapportiamo come società alla povertà. Il fenomeno della povertà è sempre esistito, e con esso sono state sempre prodotte risposte per rimuovere il problema.<br />
<br />
Nel primo articolo, quello di Galbraith, vediamo come i conservatori, nel loro intento di favorire i ceti abbienti, abbiano prodotto un’ideologia che permette di far convivere feroci politiche antisociali a favore del capitale, con gli effetti di impoverimento e di penuria che queste stesse politiche provocano. Questa ideologia accompagna la nascita del capitalismo, partendo dal momento in cui le terre comuni vengono espropriate e si creano così masse impoverite in cerca di un lavoro per sopravvivere nelle città; lavoro che sarà fornito dal nascente capitalismo. Con esso nasce l’utilitarismo che sostiene il perseguimento del benessere maggiore per il maggior numero di persone. Con l’accettazione che qualcuno potesse essere escluso da questo benessere. <br />
<br />
Nei secoli sono state trovate tante altre buone ragioni per ignorare la povertà. Si è portata la povertà come una qualità premiata nell’aldilà, per l’invidia del “povero” ricco che non ne avrebbe beneficiato (Bibbia); si è incolpata la lussuria dei poveri (Malthus); il darwinismo sociale ha sostenuto che la povertà avrebbe migliorato la razza umana, eliminando gli individui meno adatti a sopravvivere; nel ‘900 si è invece sostenuto che sarebbe economicamente inefficiente aiutare i poveri, in primis per loro stessi (perché toglierebbe incentivi ai più bravi della società e toglierebbe ai poveri la libertà della responsabilità). E anche quando questi fossero aiutati, l’aiuto sarebbe inutile, perché portato dallo stato, che per definizione (dei conservatori) è inefficiente e sprecone. <br />
<br />
Il calcolo economico sulla povertà non è però una novità del ‘900. L’articolo di Swift si diverte a lanciare provocatoriamente una soluzione: il cannibalismo. Il testo è scritto in un perfetto stile economico e asciutto, con tono serio e con l’intento di convincere il lettore a sostenere la proposta. E vengono fatti precisi calcoli per stimare i benefici economici, sociali e di carattere internazionale derivanti dal cannibalismo. In particolare si propone di mangiare i bambini in tenera età, poiché la loro carne risulta particolarmente saporita e tenera. Il tutto accompagnato da “ricette” per poterli gustare meglio. E si nota come, con il cannibalismo dei bambini (dei poveri,naturalmente), si ottenga la doppia soluzione di sfamare delle persone e di ridurre il numero dei poveri. Ovviamente Swift, che vedeva tanto la povertà che colpiva l’Irlanda alla sua epoca, quanto il disinteresse verso di essa, si prende gioco delle soluzioni e delle ragioni dotte portate a loro sostegno, riproducendo lo stile e lo spirito di queste stesse proposte. Ed evidenziando la rimozione, che anche nella sua epoca, si faceva della povertà. <br />
<br />
Purtroppo questi due begli articoli sono introdotti da un testo che sembra non coglierne affatto lo spirito. In esso si contrappone all’economia “cannibale” un’economia basata sulla decrescita. Come se la generalizzazione a tutti di forme di vita povere ci possa permettere di liberarci della povertà stessa. Certo, se tutti vivessimo come poveri, addirittura come i poveri di qualche secolo fa (che vivevano, almeno in occidente, peggio degli odierni poveri), sicuramente si sarebbero eliminate le disuguaglianze. Ma le si sarebbero appunto eliminate verso il basso, rendendo tutti poveri.<br />
<br />
È bene ricordare quello che già Plutarco diceva (citato anche dal testo), cioè che “Lo squilibrio tra ricchi e poveri è il morbo più antico e fatale delle repubbliche”.<br />
<br />
Citazione dal testo:<br />
<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
“Ammetto che questo cibo [i bambini poveri in tenera età] verrà a costare un po’ caro, e sarà quindi adattissimo ai proprietari terrieri, i quali, dal momento che hanno già divorato la maggior parte dei genitori, sembrano aver maggior titolo ad esso” Swift, Pag. 47</blockquote>
<br />
<i><b>John Kenneth Galbraith </b></i><br />
<i><b>L’arte di ignorare i poveri</b></i><br />
<i><b>Asterios editore , 5 euro</b></i><br />
<i>con una premessa di Emiliano Bazzanella</i><br />
<i>"L'economia cannibale"</i><br />
<i>Seguito da</i><br />
<i>"Sul buon uso del cannibalismo"</i><br />
<i>di Jonathan Swift <b><br /></b></i>Lorenzohttp://www.blogger.com/profile/15907643762367039154noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3177884942490011458.post-16450419688117828922012-03-11T22:08:00.000+01:002012-07-20T13:13:03.146+02:00Le variabili nascoste delle contro-riforme pensionistiche<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-o1Dl2YMTdmg/T10RG_WCDiI/AAAAAAAAC6U/v6ANIYqhmik/s1600/pensioni_inps.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://1.bp.blogspot.com/-o1Dl2YMTdmg/T10RG_WCDiI/AAAAAAAAC6U/v6ANIYqhmik/s320/pensioni_inps.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Manifestazione in difesa delle pensioni</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
Luciano Gallino scriveva quasi di dieci anni fa:</div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“Vi sono fenomeni della natura di cui è possibile costruire una spiegazione molto complicata solo assumendo che esistano delle variabili nascoste alla percezione dell'osservatore. Esistono invece dei fenomeni sociali che vengono spiegati con grande semplicità dallo stesso osservatore nascondendo al pubblico la maggior parte delle variabili. Rientrano in questa categoria le proposte di riforma delle pensioni ipotizzate dal governo.”</i>(1)</blockquote>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
L’osservazione di Gallino appare quantomai attuale. Oggi come allora, la visione parziale che ci è fornita dai media gioca un ruolo determinante nella formazione dell’opinione di molti lavoratori. <br />
<br />
Cerchiamo allora di presentare le variabili che ci sono state nascoste e di spiegare il ruolo che svolgono all’interno di un sistema pensionistico pubblico.</div>
<a name='more'></a><br />
<i>Il mito dell’eccessiva spesa pensionistica</i><br />
Partiamo dal rapporto tra spesa pensionistica e la ricchezza prodotta (il Pil), sul quale si concentrano tutte le ipotesi di contro-riforma.<br />
<br />
Si possono fare tre osservazioni. La prima riguarda la difficoltà nel fare previsioni sulla spesa pensionistica da qui a 30-50 anni, poiché le variabili potrebbero cambiare la propria traiettoria per una moltitudine di fatti non prevedibili al momento (guerre, boom economici, etc)(2). La seconda è che se il numero dei pensionati aumenta e la spesa pensionistica cala, questo significa banalmente abbassare drasticamente la pensione e le condizioni di vita di moltissime persone. La terza riguarda la “dipendenza” degli anziani rispetto ai giovani: se è vero che oggi si assiste a un alto tasso di dipendenza tra anziani e giovani, è anche vero che questo rapporto in passato era invertito(3).<br />
<br />
<i>Occupazione</i><br />
<br />
Un aumento del numero dei lavoratori occupati permetterebbe di aumentare il finanziamento del sistema pensionistico, poiché sarebbero versati maggiori contributi. Questo significa che la disoccupazione è uno dei nemici del sistema pensionistico pubblico. Per risolvere questo problema sono necessarie politiche economiche che abbiano come obiettivo la piena occupazione di tutti i lavoratori. La disoccupazione degli ultimi decenni, a causa anche del ritrarsi del ruolo dello stato nell’economia, non ha permesso il raggiungimento di questo importante obiettivo.<br />
<br />
<i>Produttività</i><br />
<br />
Si può notare che, se aumenta il numero di pensionati per ogni lavoratore attivo, è anche vero che ogni lavoratore produce ogni anno di più rispetto all’anno precedente. È quindi parziale parlare di un rapporto eccessivo tra pensionati e lavoratori senza considerare gli aumenti di produttività. Le pensioni sono una parte della produzione corrente. La diminuzione del peso dei salari sulla ricchezza prodotta, così come una distribuzione degli aumenti della produttività a favore dei profitti, hanno creato forti difficoltà ai sistemi pubblici. La diffusione di lavori precari contribuisce ulteriormente ad abbassare sia la produttività del sistema, sia la distribuzione della stessa a favore del lavoro.<br />
<br />
<i>Fertilità</i><br />
<br />
Al contrario di quello che viene detto sui grandi mezzi di informazione, la causa principale dell’aumento dell’età media è dovuto al crollo della natalità. A questo fenomeno si sono aggiunte due cose molto positive come la maggiore longevità e il crollo della mortalità infantile. Un modo per sostenere il sistema pensionistico é quello di agire sulla fertilità. Spesso ci viene detto che questa dipende esclusivamente dalle scelte individuali delle donne o delle famiglie, ma molti studi e molti casi concreti mostrano che non è così. Nello specifico diversi studi mostrano come le decisioni legate alla riproduzione siano dipendenti dal mercato del lavoro(4), dalle diseguaglianze di genere in esso e dalla disoccupazione. Per aumentare la fertilità sono necessarie quindi politiche di pieno impiego, di riduzione della precarietà (5), un aumento di posti di lavoro pubblici(6), politiche di promozione dell’uguaglianza di genere(7) (al posto di politiche di promozione della famiglia).<br />
<i><br />Speranza di vita</i><br />
<br />
Sebbene sia vero che le aspettative di vita si sono allungate, è peraltro vero che questo aumento non è uniforme, e che anche nella morte ci sono forti differenze di classe. Purtroppo non mi è stato possibile trovare dati sull’Italia, ma sono disponibili quelli su altri paesi. Negli Stati Uniti, i neri e i lavoratori a basso reddito hanno una speranza di vita inferiore alla media(8). In Europa, ci sono grosse differenze tra i lavoratori con un alto grado di istruzione e quelli con un basso livello(9). In Francia l’istituto di statistica calcola la speranza di vita in buona salute (cioè senza incapacità) e mostra come tra i quadri e gli operai ci siano differenze di oltre 10 anni: gli operai in sostanza portano una doppia pena, più anni in stato di incapacità totale o parziale, all’interno di una vita più corta(10). Ma se questa è la realtà, l’età pensionabile e il suo aumento sono come la media dei polli di Trilussa: non solo gli operai lavorano più tempo, ma ricevendo la pensione per meno anni si trovano a finanziare con i propri contributi le pensioni dei più ricchi e più in salute della società. Una classica redistribuzione al contrario.<br />
<br />
<i>Per una vera riforma delle pensioni</i><br />
<br />
La funzione della pensione per il singolo lavoratore è sicuramente quello di sostenere il reddito nel periodo finale della vita. A livello macroeconomico però la funzione di un sistema pensionistico è quello di sostenere la domanda aggregata, evitando che ci siano brusche cadute del reddito dovute alla fine dell’attività lavorativa. Questo implica che deve essere eliminato il criterio assicurativo inserito nei sistemi pubblici, che lega l’ammontare della pensione alla somma dei contributi versati durante la vita lavorativa. Al contrario risulta necessario che la pensione non si discosti molto dall’ultimo salario percepito. <br />
<br />
Di conseguenza va considerata sbagliata la visione della pensione come “salario differito”. Al contrario la pensione è redistribuzione del prodotto attuale tra la parte attiva della popolazione e quella che non lo è più. Appare quindi chiaro che le pensioni entrano pienamente nella lotta distributiva tra lavoro e capitale. È quindi da rigettare la visione che inserisce il sistema pensionistico nel conflitto generazionale tra “padri” e “figli”: la diminuzione della pensione dei padri, oltre che essere ingiusta ed economicamente dannosa, comporta la diminuzione (non l’aumento!) della futura pensione dei figli. Solo una migliore distribuzione della produttività, dove prevalga il lavoro rispetto al capitale, potrà permettere di migliorare le pensioni degli odierni giovani e futuri pensionati. <br />
<br />
Questo crea una interdipendenza tra lotte dei pensionati e lotte dei lavoratori. Le lotte contro la precarietà, contro la disoccupazione, per la sanità, per i diritti delle donne sul lavoro e sulla società sono anche lotte per un diverso sistema pensionistico. Al contempo è necessario fare rientrare la lotta per un sistema pubblico a ripartizione all’interno delle lotte sindacali più generali.<br />
<br />
Decenni di pensiero unico ci hanno fatto dimenticare quello che il movimento operaio ha sempre saputo molto bene. Le pensioni rientrano nella più generale lotta tra le classi, e solo un avanzamento in questa lotta potrà permettere un miglioramento delle condizioni di vita tanto dei pensionati che dei lavoratori, tanto dei giovani che degli anziani.<br />
<br />
In sostanza il dibattito sulle pensioni ci interroga su quale tipo di società vogliamo. Come osserva Cesaratto(11):<br />
<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“Allora si capisce come il problema della sostenibilità finanziaria e sociale dell’invecchiamento è politico in senso lato: che tipo di società vogliamo disegnare, egualitaria e solidale, oppure ingiusta?”</i></blockquote>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
--</div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(1) Gallino L. , Le variabili nascoste , La Repubblica, 8/7/2003. <a href="http://www.repubblica.it/online/politica/verificadue/gallino/gallino.html">http://www.repubblica.it/online/politica/verificadue/gallino/gallino.html</a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(2) Gattei G. , Lo spauracchio della “gobba pensionistica”, ovvero come si fabbrica un’opinione pubblica , Proteo n.1 2000 , <a href="http://proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=68">http://proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=68</a></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<br /></div>
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(3) Bellofiore R., Il capitalismo dei fondi pensione , La rivista del manifesto, n.10 , ottobre 2000. </div>
<blockquote class="tr_bq" style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
<i>“Si dimentica spesso che se gli anni a venire sono segnati dall’”invecchiamento” della popolazione, gli anni della crescita veloce del secondo dopoguerra furono anch’essi caratterizzati da un elevato tasso di dipendenza in conseguenza degli allora elevati tassi di fertilità, e quindi per il peso che negli inattivi aveva il numero elevato di giovani in età non da lavoro”</i></blockquote>
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(4) Alicia Adsera, 2005.
"<B><A HREF="http://ideas.repec.org/a/aea/aecrev/v95y2005i2p189-193.html">Vanishing Children: From High Unemployment to Low Fertility in Developed Countries</A></B>,"
<A HREF="http://ideas.repec.org/s/aea/aecrev.html">American Economic Review</A>,
American Economic Association, vol. 95(2), pages 189-193, May.
</div>
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<br /></div>
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(5) Alícia Adserà, 2004.
"<B><A HREF="http://ideas.repec.org/a/spr/jopoec/v17y2004i1p17-43.html">Changing fertility rates in developed countries. The impact of labor market institutions</A></B>,"
<A HREF="http://ideas.repec.org/s/spr/jopoec.html">Journal of Population Economics</A>,
Springer, vol. 17(1), pages 17-43, February.
</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(6) Adsera, Alicia, 2005.
"<B><A HREF="http://ideas.repec.org/p/iza/izadps/dp1576.html">Where Are the Babies? Labor Market Conditions and Fertility in Europe</A></B>,"
<A HREF="http://ideas.repec.org/s/iza/izadps.html">IZA Discussion Papers</A>
1576, Institute for the Study of Labor (IZA).
</div>
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<br /></div>
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(7) Jan M. Hoem, 2005.
"<B><A HREF="http://ideas.repec.org/p/dem/wpaper/wp-2005-009.html">Why does Sweden have such high fertility?</A></B>,"
<A HREF="http://ideas.repec.org/s/dem/wpaper.html">MPIDR Working Papers</A>
WP-2005-009, Max Planck Institute for Demographic Research, Rostock, Germany.</div>
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<br /></div>
<div style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(8) Weler C. , Don’t raise the retirement age, Challenge, vol. 45, no.1 , Jan/Feb 2002 , pag. 75-87</div>
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<br /></div>
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(9) Eurostat , Highly educated men and women likely to live longer , Life expectancy by educational attainment , 24/2010</div>
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<br /></div>
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(10) INED , La « double peine » des ouvriers :plus d’années d’incapacité au sein d’une vie plus courte, Population & Sociétés , n. 441 , jan 2008<br />
INSEE , L’espérance de vie s’accroît, les inégalités sociales face à la mort demeurent , INSEE PREMIERE , n.1372 , oct 2011 </div>
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<br /></div>
<span style="font-family: "Courier New",Courier,monospace;">
(11) Cesaratto S., Invecchiamento della popolazione, mercato del lavoro e welfare:un’introduzione critica , Studi e note di economia, Anno XIV , n. 3-2009 , Pag. 395-429</span><br />
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