mercoledì 26 settembre 2012

Complotti e cospirazioni: i fini reazionari di queste narrazioni (seconda parte)

Il simbolo della Massoneria

Se non trovi una soluzione, cerca un colpevole

La diffusione delle teorie del complotto sono l’effetto e lo specchio della crisi politica che attraversa il movimento dei lavoratori in occidente.

La realtà è molto più complessa di quella rappresentata dai sostenitori delle varie teorie cospirative. Gli avvenimenti storici sono l’effetto di lotte ideologiche e politiche, quando non di vere e proprie guerre combattute da fazioni differenti, i cui esiti sono tutt’altro che prevedibili con la certezza meccanica di un complotto.

Per essere più precisi, la realtà è fatta di contraddizioni, che ne causano il cambiamento. Seguendo il pensiero di Marx, la contraddizione principale nelle società capitaliste è quella tra Capitale e Lavoro. E le società capitaliste sono quindi divise in classi, quella di chi possiede il capitale e quella di chi possiede il proprio lavoro. Queste a loro volta sono attraversate da contraddizioni interne: per esempio tra capitale produttivo e capitale finanziario, tra lavoratori e sottoproletariato etc. Ognuno di questi “gruppi” e sottogruppi ha rappresentanze politiche e cerca di volgere a proprio vantaggio la situazione presente, facendo leva sui propri punti di forza, oppure cerca di difendersi dall’offensiva dell’altra classe o dalle parti avverse.

Questa realtà può apparire complicata al singolo, difficile da afferrare ed è necessaria una preparazione personale molto approfondita. Ma proprio in questo si manifesta la crisi del movimento operaio. Proprio ai partiti del movimento operaio andava il compito e il merito tanto di elaborare le analisi della situazione quanto di diffonderle tra i lavoratori, in modo che essi potessero essere consapevoli della situazione attuale, dei punti di forza e di debolezza, così come degli errori passati. Al contempo i partiti dovevano elaborare una strategia, avendo tanto le analisi quanto la memoria degli errori passati, e con essa coinvolgere il resto della classe nella lotta contro le altre classi.

Ma per tutto questo è necessario un organismo collettivo, un intellettuale collettivo, perché, a parte poche persone con una solida preparazione, nessun individuo da solo può arrivare a tale livello di elaborazione. In mancanza di questo si resta vittime di narrazioni semplicistiche e distorte. Appunto quelle delle cospirazioni e dei complotti.

Senza questo organismo collettivo, il partito, diventano difficili tanto le analisi quanto l’elaborazione di strategie. E se non si può trovare una causa, e se si è condannati a una situazione di malessere, si finisce per cercare un colpevole. Molto spesso, non potendo però rivolgersi verso i potenti, troppo forti da affrontare, il colpevole viene cercato tra gli individui più deboli della società, quindi affrontabili con più facilità.

Non si può nascondere che lo scopo nascosto delle narrazioni cospirazioniste, tanto più in periodo di crisi, è quello di distogliere l’attenzione dalle vere cause della situazione attuale (con la disoccupazione e la povertà che si porta con sè), fenomeni che non sono mai attribuibili a un solo gruppo di uomini, quanto alle contraddizioni intrinseche al modo di produzione capitalistico.

Gramsci e la massoneria

Il modo migliore per mostrare la distanza tra le moderne (e antiche) teorie complottiste e una seria analisi è quella di mostrare come Gramsci abbia trattato il tema della massoneria.

Questa è per la cultura popolare l’associazione “complottista” per eccellenza. E grande è stato effettivamente il suo ruolo durante il processo che ha portato allo stato unitario italiano. Eppure Gramsci, invece di cercare congiure e complotti, ne analizza il ruolo all’interno della realtà italiana, inserendola nella crisi politica dei partiti borghesi.


“Che cos'è la massoneria? Voi avete detto molte parole sul significato spirituale, sulle correnti ideologiche che essa rappresenta, ecc.; ma tutte queste sono forme di espressione di cui voi vi servite solo per ingannarvi reciprocamente, sapendo di farlo.
La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l'Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, la massoneria è stata l'unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo. Non bisogna dimenticare che poco meno che venti anni dopo l'entrata a Roma dei piemontesi, il Parlamento è stato sciolto e il corpo elettorale da circa 3 milioni di elettori è stato ridotto ad 800mila.
È stata questa la confessione esplicita da parte della borghesia di essere un'infima minoranza della popolazione, se dopo venti anni di unità essa è stata costretta a ricorrere ai mezzi più estremi di dittatura per mantenersi al potere, per schiacciare i suoi nemici di classe, che erano i nemici dello Stato unitario.
Quali erano questi nemici? Era prevalentemente il Vaticano, erano i gesuiti, e bisogna ricordare all'onorevole Martire come, accanto ai gesuiti che vestono l'abito talare, esistono i gesuiti laici, i quali non hanno nessuna speciale uniforme che indichi il loro ordine religioso. […] Poiché la massoneria in Italia ha rappresentato l'ideologia e l'organizzazione reale della classe borghese capitalistica, chi è contro la massoneria è contro il liberalismo, è contro la tradizione politica della borghesia italiana. […] Il problema pertanto è questo: la situazione del capitalismo in Italia si è rafforzata o si è indebolita dopo la guerra, col fascismo? Quali erano le debolezze della borghesia capitalistica italiana prima della guerra, debolezze che hanno portato alla creazione di quel determinato sistema politico massonico che esisteva in Italia, che ha avuto il suo massimo sviluppo nel giolittismo?[...] I partiti borghesi, la massoneria, come hanno cercato di risolvere questi problemi?
 [...]Che cosa oppongono i fascisti a queste soluzioni? Essi oppongono oggi la legge cosiddetta contro la massoneria; essi dicono di volere cosi conquistare lo Stato. In realtà il fascismo lotta contro la sola forza organizzata efficientemente che la borghesia avesse in Italia, per soppiantarla nella occupazione dei posti che lo Stato dà ai suoi funzionari. La "rivoluzione" fascista è solo la sostituzione di un personale amministrativo ad un altro personale.”(1)
Un’analisi della massoneria che ne analizza il ruolo e la funzione all’interno del processo storico italiano, che ne individua i referenti di classe, che ne evidenzia i punti di forza e di debolezza, così come le vittorie e le sconfitte. Un tono e un livello di analisi ben diverso dagli scribacchini complottisti.

In sostanza la massoneria sarebbe uno strumento utilizzato dalla borghesia italiana, farebbe parte di una strategia e di un disegno politico elaborato all’interno del contesto italiano dell’800 e del ‘900. Una strategia che è però cambiata più volte, che si è rivelata a volte fallimentare, che ha dovuto trovare nuovi strumenti e che ha ottenuto risultati parziali. Ma anche una strategia che deve confrontarsi con le contraddizioni interne alla propria classe e soprattutto con le strategie elaborate dalla classe lavoratrice, che ha saputo opporsi e ottenere importanti vittorie, prima, durante e dopo la guerra mondiale. Quindi non un mondo pianificato dall’alto, bensì una molteplicità di strategie che si oppongono. Non un complotto, ma una molteplicità di “complotti”.

L’economia critica invece dell’ “economia” del complotto

Al confronto appare evidente tutta la banalità dei complotti. Una banalità che però rischia di diventare pericolosa, perché oscura le vere cause dell’attuale crisi e impedisce una vera analisi della situazione corrente. 

Come osservano Brancaccio e Passarella :

“ammettere che possano esistere trame e accordi in grado di condizionare i movimenti dei mercati finanziari e gli stessi destini dell’euro non fornisce alcun supporto all’idea che vi sia una sorta di “piano segreto” all’origine della crisi. Questa precisazione è doverosa, considerato il successo di cui oggigiorno gode quella strana miscela di ipotesi fantasiose e di populismo  ingenuo che va sotto il nome di “cospirazionismo”. L’errore fondamentale dei cospirazionisti verte sul fatto che essi concepiscono la Storia come una pianificata sequenza di complotti orditi da singoli o da gruppi, con tanto di nomi e cognomi, provenienze, affinità elettive e talvolta persino di etnie e preferenze sessuali. Per questi pedestri interpreti del nostro tempo, il corso degli eventi seguirebbe un unico filo rosso che va dal Protocollo dei Savi di Sion alla Trilaterale, naturalmente passando per l’immancabile gruppo Bilderberg. Al di là delle invenzioni, delle imprecisioni e del razzismo strisciante che spesso caratterizza tali chiavi di lettura, il loro limite di fondo è che sono assolutamente banali. La meccanica del potere, infatti, è in ultima istanza sempre riconducibile a trame, accordi, coalizioni e “movimenti di truppe”. Tuttavia bisogna comprendere che le azioni individuali o di gruppo che possono dirsi vincenti, che cioè incidono realmente sul processo storico, sono soltanto quelle che si muovono lungo un solco tracciato da forze gigantesche di tipo impersonale. […] Attribuire dunque ai commensali di Manhattan il ruolo di “grandi orologiai” è al tempo stesso scontato e fuorviante, e non ci fa compiere un passo verso la comprensione delle determinanti della crisi europea. Piuttosto, occorre capire quali siano le soverchianti forze impersonali che possono rendere vincente la scommessa degli speculatori contro l’euro. […] Indagare sui fattori di propulsione di queste forze distruttive è un compito molto meno agevole di quelli ai quali di solito si dedicano gli amanti delle tesi cospirazioniste, ma è anche infinitamente più importante.”(2)

Come riassume bene Aldo Giannuli in un suo vecchio post:
“Quella sul complottismo è una delle polemiche più stupide che si possano immaginare: è ovvio che i complotti accadono, è ovvio che ce ne sono di quelli che riescono e di quelli che non riescono ed è altrettanto ovvio che ci sono maniaci che vedono cospirazioni dappertutto e filibustieri che se ne lamentano per sviare l’attenzione dalle proprie magagne, il problema è stabilire di volta in volta di fronte a cosa siamo. Detta questa emerita banalità, possiamo andare avanti ed entrare nel merito dei problemi?”(3)

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(1) Intervento di Antonio Gramsci alla Camera sul disegno di Legge Mussolini-Rocco sulle società segrete. 16 Maggio 1925

(2) Brancaccio E. , Passarella M., “L’austerità è di destra. E sta distruggendo l’Europa” , Il saggiatore, 2012, P.54-55

(3) Giannuli A. , COMPLOTTO, DOPPIO COMPLOTTO E CONTROCOMPLOTTO… http://www.aldogiannuli.it/2009/06/complotto-doppio-complotto-e-controcomplotto/

 


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