mercoledì 1 febbraio 2012

Destra Sociale ieri e oggi (prima parte)

Mussolini duranta la Marcia su Roma


Negli ultimi anni si è assistito a un’avanzata della destra estrema in tutta Europa. In Austria i due partiti di destra sfiorano il 30%;  in Germania la Npd è presente in diversi parlamenti regionali; i democratici svedesi (estrema destra) sono entrati in parlamento per la prima volta nella storia; il Partito dei veri finlandesi ha quintuplicato i voti in quattro anni (passando dal 4 al 20%), ottenendo gli stessi voti dei socialdemocratici; in Svizzera il partito di estrema destra SVP/CDU di Blocher è il primo partito del paese con il 26% dei voti; in Francia, il Front National di Marine Le Pen, figlia dell’ex-leader Jean-Marie, è data al 20% nei sondaggi per le presidenziali di aprile.

Più in generale, si può notare un aumento dell’estrema destra dall’inizio degli anni ‘80 in poi. Sulle ragioni di questo fenomeno mi occuperò in un prossimo post.

Vorrei qui concentrarmi su un aspetto che ha permesso all’estrema destra di raccogliere molti voti nei quartieri operai e popolari, quelli che nei decenni precedenti avevano votato massicciamente per i partiti socialisti, socialdemocratici e comunisti.

E’ infatti ormai opinione comune che la destra estrema abbia un’anima sociale, che cioè presti particolare attenzione alla protezione degli strati popolari, che sia favorevole allo stato sociale e a misure di protezione del salario.

Da un punto di vista storico, questo non è vero. Come mostra un articolo recentemente uscito sulla rivista accademica Cambridge Journal of Economics(1), le prime manovre prese dal Fascismo appena giunto al potere furono le privatizzazioni dei monopoli statali. Il primo governo Mussolini privatizzò il monopolio statale sui fiammiferi, eliminò il monopolio statale sulle assicurazioni sulla vita, privatizzò le reti telefoniche e le società che fornivano il servizio, ri-privatizzò l’Ansaldo, concesse ai privati di incassare il pedaggio sulle autostrade. La Germania nazista e l’Italia fascista furono le sole nazioni che si impegnarono in processi di privatizzazione negli anni ‘20 e ‘30.

D’altra parte, nel suo primo discorso alla Camera, Mussolini stesso aveva ben spiegato il suo programma:

“Lo stato ci dia una polizia, […] una giustizia ben organizzata, un esercito pronto per tutte le eventualità, una politica estera intonata alle necessità nazionali. Tutto il resto, e non escludo nemmeno la scuola secondaria, deve rientrare nell’attività privata dell’individuo.”(2)

Come osserva l’autore, oltre a una convizione ideologica e a una "necessità" economica, l’obiettivo era quello di accreditarsi presso l’alta borghesia, allora ancora diffidente verso Mussolini.

Secondo l’economista Kalecki, il fascismo è stato il modo con cui il capitale ha potuto ottenere alti profitti (grazie alla piena occupazione dei lavoratori), evitando di doverne pagare il prezzo (una maggiore forza dei sindacati e dei partiti operai):

“Infatti, in un regime di continuo pieno impiego il licenziamento cesserebbe di agire come misura disciplinare. La posizione sociale del “principale” sarebbe scossa, si accrescerebbe la sicurezza di sé e la coscienza di classe dei lavoratori. Gli scioperi per un salario più alto e il miglioramento delle condizioni di lavoro sarebbero fonti di tensione politica.
E’ vero che i profitti sarebbero più elevati in un regime di pieno impiego, rispetto al loro livello medio sotto il laissez faire [liberismo]. […] Ma la “disciplina nelle fabbriche” e la “stabilità politica” sono più importanti per i capitalisti dei profitti correnti. L’istinto di classe dice loro che una continua piena occupazione non è “sana” dal loro punto di vista perché la disoccupazione è un elemento integrale di un sistema capitalistico normale. Una delle funzioni importanti del fascismo, come si può vedere nel caso dell’hitlerismo, fu l’eliminazione dei motivi per l’avversione dei capitalisti nei confronti del pieno impiego.[…] “la disciplina nelle fabbriche” e la “stabilità politica” con il pieno impiego sono assicurate dal “nuovo ordine”,di cui vengono a far parte vari mezzi: dallo scioglimento dei sindacati ai campi di concentramento. La pressione politica sostituisce qui la pressione economica della disoccupazione.”(3)

Quindi, da un punto di vista storico, la destra estrema, nella sua forma fascista o nazista, non ha mai avuto alcunché di sociale: ha privatizzato e ha compresso i salari in favore dei profitti, chiudendo i sindacati e i partiti della classe lavoratrice.


(fine prima parte)(seconda parte)

Pubblicato su :

anpi.fr/2012/02/destra-sociale-ieri-e-oggi-prima-parte/ 

http://www.marx21.it/italia/antifascismo/987-destra-sociale-ieri-e-oggi.html 

http://carlogiuliani.fr/rifondazione-comunista/?p=4671


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(1) Germà Bel , The first privatisation: selling SOEs and privatising public monopolies in Fascist Italy (1922–1925) Camb. J. Econ. (2011) 35(5): 937-956 first published online February 28, 2011 doi:10.1093/cje/beq051

Versione scaricabile:

Germa Bel, 2009. "THE FIRST PRIVATIZATION: SELLING SOEs AND PRIVATIZING PUBLIC MONOPOLIES IN FASCIST ITALY (1922-1925)," Working Papers in Economics 235, Universitat de Barcelona. Espai de Recerca en Economia.

(2)Mussolini, B. Discorso alla Camera dei Deputati, 21 Giugno 1921

(3)Kalecki, M. Aspetti politici del pieno impiego, 1970

2 commenti:

  1. Interessante, ma ora voglio la seconda parte! ;-)

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    1. pubblicata anche la seconda parte!! io aspetto l'aggiornamento del tuo!! :)

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