sabato 19 maggio 2012

Elezioni francesi : i risultati (seconda parte).

Place de la Bastille - Manifestazione del Front de Gauche
I risultati delle elezioni: la coscienza e la reazione alla crisi

Nei sistemi democratici, le elezioni sono un metodo utile, sebbene imperfetto, per verificare qual’è la lettura prevalente della situazione attuale e qual’è quindi l’orientamento popolare prevalente per il futuro. Bisogna però distinguere l’analisi della situazione reale dalla coscienza della stessa: quest’ultima può infatti essere influenzata da tanti fattori, dalla storia, dai mezzi di comunicazione, dall’organizzazione o meno di movimenti di classe, da interessi internazionali. Nella crisi è tanto più importante analizzare la distanza tra questa e la realtà economica e sociale: il livello di coscienza della crisi e delle sue cause, così come l’orientamento ideologico prevalente determinano tanto la possibilità o meno di uscire dalla crisi, quanto la scelta tra le diverse possibili uscite dalla crisi.


Nel caso specifico della Francia, è importante analizzare se i francesi hanno compreso che il loro paese non fa più parte del centro dell’Europa (quello che impone l’austerità e misure fortemente classiste al resto dell’Europa) ma è diventato simile ai paesi mediterranei (quelli che subiscono tanto la speculazione finanziaria quanto i diktat europei).

Per cercare di capire la coscienza dei francesi, farò riferimento ai dati del primo turno delle elezioni presidenziali. Questo perché in esse, grazie alla presenza di tutti i candidati e tutte le posizioni ideologiche, è possibile comprendere meglio le tendenze di fondo degli elettori.

L’importanza di queste elezioni

Astensione
9’444’143
20,52%


Voti
Diff.Voti
Percentuale
Joly (EELV)
828’345
+ 251’679
2,31 %
Bayrou (MoDem)
3’275’122
- 3’544’997
9,13 %
Poutou (Npa)
411’160
- 1’087’421
1,15 %
Arthaud (Lo)
202’548
-285’309
0,56 %

La prima cosa che si nota dal risultato del primo turno delle elezioni è il basso tasso di astensione, molto inferiore a quello delle elezioni regionali e provinciali. L’importanza delle elezioni presidenziali è stato ben compreso dai francesi: la vittoria di un candidato piuttosto che di un altro, il rafforzare una tendenza politica piuttosto che un’altra avrebbe determinato il futuro della Francia nel medio e nel lungo periodo, al contrario di quello che avviene nelle elezioni locali.

Insieme a questo dato è importante notare le tendenze che sono state marginalizzate rispetto alle precedenti elezioni.

Europa-Ecologia-I Verdi ottiene il peggiore risultato degli ultimi anni, passando dal 16% delle europee fino all’attuale 2%. Con l’aggravarsi della crisi, il partito ha perso sempre più voti:d’altra parte è difficile preoccuparsi dell’ecologia (sopratutto nella versione piccolo-borghese e conservatrice data dai partiti verdi), nel momento in cui grandi imprese chiudono o delocalizzano.

Lo stesso si può dire per la caduta vertiginosa del candidato centrista Bayrou del partito del Movimento Democratico: la situazione francese richiede scelte decise e radicali, non posizioni moderate che cercano di soddisfare tutti, ma che alla fine mantengono la situazione attuale senza davvero influirvi.

Una considerazione simile si può fare per i partiti dell’estrema sinistra, che hanno visto ridursi drasticamente il proprio spazio: ha certo influito la fine dell’attenzione mediatica, ma sopratutto le proposte estremiste e velleitarie sono apparse inutili per i francesi in questo momento di crisi grave del paese.

E’ interessante analizzare quali sono le principali posizioni che sono emerse e quale orientamento esse delineano. Un dato importate è che i programmi dei 4 principali candidati (Mélenchon, Hollande, Sarkozy e Le Pen) comincino con l’economia e dedichino a questa la maggior parte dello spazio. E’ bene inoltre notare che i programmi, lungi dall’indicare una specifica e precisa proposta di azione futura, indicano piuttosto un’indicazione sull’analisi attuale e un orientamento sulle future misure in caso di elezioni.

Il Partito Socialista: Hollande



Voti
Diff.Voti
Percentuale
Hollande (Ps)
10’272’705
+ 772’593
28,63%

Il programma di Hollande combina proposte che si oppongono al potere finanziario e all’austerità europea con altre affermazioni meno decise se non di segno opposto.

Il candidato socialista propone la creazione di una banca pubblica francese che finanzi le piccole e medie imprese, soprattutto quelle innovative, differenziando anche la tassazione sulle stesse: il 35% per le grandi imprese, il 30% per le piccole e le medie, il 15% per le piccolissime:l’obiettivo è quello di aiutare le imprese innovative ad emergere e nello stesso tempo “acquisire partecipazioni (pubbliche) nelle imprese strategiche per lo sviluppo locale e per la competitività della Francia”(1). Inoltre propone di creare delle discriminazioni tra chi delocalizza e chi no, tra chi investe e chi distribuisce dividendi: i primi saranno costretti a restituire gli aiuti pubblici, i secondi vedranno i loro utili detassati e avranno incentivi in base agli investimenti reali che effettueranno. Inoltre vuole difendere la natura pubblica delle imprese in cui la partecipazione dello stato è maggioritaria, anche proponendo all’Europa uno statuto speciale a difesa delle stesse.

Per quanto riguarda il lavoro si propone di lottare contro la precarietà, aumentando la contribuzione padronale sul lavoro precario. Inoltre propone che nelle imprese pubbliche la differenza tra lo stipendio massimo e quello minimo non sia superiore al rapporto 1 a 20. Vuole inoltre fermare il programma di diminuzione dei dipendenti pubblici (la sostituzione di un dipendente per due che partono), contrattando con i sindacati in maniera flessibile e assumendo 60’000 nuovi insegnanti (senza però aumentare il numero dei dipendenti pubblici complessivi).

Infine l’Europa (e le finanze pubbliche) e la Finanza.

L’Europa e le finanze pubbliche sono due temi che si intrecciano. Sull’Europa Hollande afferma:

“Je proposerai à nos partenaires un pacte de responsabilité, de gouvernance et de croissance pour sortir de la crise et de la spirale d’austérité qui l’aggrave. Je renégocierai le traité européen issu de l’accord du 9 décembre 2011 en privilégiant la croissance et l’emploi, et en réorientant le rôle de la Banque centrale européenne dans cette direction. Je proposerai de créer des euro-obligations.”(2)

[“Proporrò ai nostri partner un patto di responsabilità, di governo e di crescita per uscire dalla crisi e dalla spirale di austerità che l’aggrava. Voglio rinegoziare il trattato europeo uscito dall’accordo del 9 dicembre 2011, privilegiando la crescita e l’impiego, e una riorientazione del ruolo della Banca Centrale Europea verso questa direzione. Proporrò la creazione di Euro-Obbligazioni]
Allo stesso tempo si propone di portare al 3% il deficit pubblico del 2013 e di arrivare al pareggio alla fine del mandato (3).

Contro il potere finanziario si propone di dividere le attività delle banche che creano occupazione da quelle che speculano, di impedire alle banche che operano in Francia di avere sedi nei paradisi fiscali, di impedire i prodotti tossici, di abolire le stock option (la remunerazione con opzioni sulle azioni della società) e di inquadrare legalmente i bonus; di aumentare del 15% le tasse sugli utili delle banche, la creazione di una tassa su tutte le transazioni finanziarie e la creazione di un’agenzia europea di rating.

Infine propone di aumentare la tassazione dei redditi fino al 75% per i più ricchi, di aumentare la patrimoniale per i grandi patrimoni eliminando le esenzioni, di tassare i redditi finanziari come quelli da lavoro e di tassare gli affitti eccessivi.

Le ambiguità di Hollande si manifestano in due dichiarazioni pubbliche, al contempo forti e contrastanti. Sulla finanza dice che

“Mon véritable adversaire, il n’a pas de nom, de visage, pas de parti, et pourtant il gouverne, c’est le monde de la finance”
[Il mio vero nemico non ha nome, non ha viso ne parito, eppure governa, è il mondo della finanza]
Però in una visita alla City di Londra, il più grande centro finanziario mondiale ha dichiarato “I am not dangerous” (4) [non sono pericoloso].

Appare chiaro che i problemi della crisi siano presenti, così come le cause che l’hanno provocata (aumento dell’ineguaglianza, finanza e speculazione, i trattati europei, delocalizzazioni e concorrenza tra i lavoratori), ma al contempo le proposte appaiono molto moderate e quasi titubanti.

Unione per un movimento popolare: Sarkozy



Voti
Diff.Voti
Percentuale
Sarkozy (Ump)
9’753’629
- 1’695’034
27,18%


Il programma di Sarkozy appare quello forse più liberista tra tutti. Sembra quasi che non si renda conto della crisi del modello neoliberista e che proprio questo sia alla base dell’attuale crisi. Sebbene ci sia qualche correzione di rotta rispetto a quello del 2007 (è sparito per esempio lo slogan “lavorare di più per guadagnare di più”), la direzione sembra la medesima.

In particolare sembra esserci una difesa dell’attuale assetto economico europeo senza alcuna riserva. Infatti tutto il programma di Sarkozy è costruito sul rispetto delle decisioni prese ai vertici europei e su come raggiungere quegli obiettivi. In particolare su come ridurre a zero il deficit della Francia entro il 2016. Questo sembra un obiettivo di portata enorme, quantificato in 115 Miliardi di euro di riduzione del bilancio pubblico, che, se perseguito, non potrà aver altro risultato che quello di contribuire al peggioramento della crisi in Francia e in Europa e all’ulteriore deindustrializzazione del paese.

Dei 115 Miliardi, 75 sono costituiti da tagli alle spese dello stato e 40 da nuove entrate. La riduzione del ruolo pubblico nell’economia appare quindi evidente. Una parte di queste misure sono già state prese. Per quanto riguarda la riduzione della spesa pubblica, il taglio maggiore è stato fatto con la contro-riforma delle pensioni, che ha ridotto la spesa di 16 Miliardi di euro.

Per raggiungere l’obiettivo, durante l’ultima parte del mandato sono già state realizzate alcune manovre restrittive. Mancano però ancora 53 Miliardi, che saranno ottenuti con 40 Miliardi di tagli alla spesa pubblica e con 13 Miliardi di nuove entrate. Questo è l’oggetto principale del programma, e ovviamente la parte in cui si evidenzia maggiormente il carattere liberista e di classe del programma della destra francese.

Infatti i tagli alla spesa colpiranno la dotazione per le amministrazioni locali e la diminuzione dei loro dipendenti, così come tutta la sanità, riducendone il livello di occupazione, la copertura e aumentando la quota a carico dei cittadini. Vengono inoltre tagliati gli incentivi all’occupazione e sostituiti con sconti sulla contribuzione che versano le imprese.

E queste sono i soggetti principali della riduzione delle entrate. Infatti molti costi vengono spostati dalle imprese alla generalità dei cittadini (come con l’idea dell’Iva sociale, cioè un aumento dell’Iva con cui pagare l’assicurazione contro gli infortuni e i contributi pensionistici)per un totale di costi minori per le imprese di 14Miliardi di euro. Non si parla ne di abolire la detassazione degli straordinari ne i regali fatti ai cittadini con alti patrimoni, che hanno beneficiato di una riduzione della tassa patrimoniale.

Non si parla della precarietà, anzi si propongo ulteriori misure precarizzanti per i tutti i lavoratori, come la possibilità per le imprese di contrattare con i sindacati, a livello di azienda, la possibilità di aumentare l’orario di lavoro. O ancora di aumentare del 30% la possibilità di edificare per creare nuove case e abbassare i prezzi: appare evidente che questo è soprattutto in favore della speculazione, poiché con un altissimo livello di invenduto e di sfitto, nessun nuovo permesso di costruire farà abbassare i prezzi o gli affitti; si concentrerà piuttosto su zone di pregio, dove ancora è presente un mercato immobiliare vivo, ma che resta inaccessibile per il cittadino medio.

Fronte Nazionale : Le Pen



Voti
Diff.Voti
Percentuale
Le Pen (Fn)
6’241’426
+ 2’406’896
17,90%


Per la prima volta dalla fondazione del Front National, Jean Marie Le Pen non è il candidato alla presidenza. Dopo tanti anni, viene sostituito da sua figlia Marine.

Il programma del Fn, a causa del cambiamento di presidenza e della crisi, cambia anch’esso. Da un punto di vista economico, a prima vista, il cambiamento è piuttosto radicale. Marine Le Pen abbandona l’ultra liberismo à la Reagan o à la Tatcher che aveva caratterizzato il Fn fin dai primi anni. Il tema di fondo è l’opposizione all’euromondialismo, termine con cui si indicano le politiche liberali e liberiste che sono state implementate negli ultimi decenni in Europa. Si propone quindi un’uscita della Francia dall’Euro, di ristabilire nuovi controlli alle frontiere (ma solo verso alcuni paesi) e di difendere lo stato sociale francese. Per inciso, quello stesso stato sociale che, fino a 5-10 anni fa il Fn voleva smantellare in nome della libera impresa e del taglio delle tasse.

Ma il salto più evidente rispetto al passato è quello dalla preferenza nazionale alla priorità nazionale. Con questa nuova espressione il Fn intende riservare ai francesi l’accesso all’impiego, alla formazione professionale, agli aiuti sociali, agli alloggi.

E’ chiaramente un programma che mira ad ottenere due obiettivi: da una parte essere seducente tanto verso l’elettorato di sinistra quanto verso gli astensionisti; dall’altro, cercare di rompere l’isolamento in cui si trova il Fn, mostrando che non esiste più ne la destra ne la sinistra, bensì solo chi ha a cuore la Francia e fa proposte di buon senso (non ideologiche quindi), e chi invece risponde ai poteri forti internazionali.

Dietro questo presunto buon senso a-ideologico (ma non è l’a-ideologia un’ideologia essa stessa?), si cela in realtà un duro programma classista. Questo è sicuramente ben nascosto e presentato come fosse qualcosa di nuovo e moderno. Le proposte della Le Pen infatti avrebbero il risultato di creare sul territorio francese due tipi di lavoratori: quelli francesi, titolari di tutti i diritti, e quelli stranieri, privi di diritti civili, sociali ed economici. E’ chiaro che questi potrebbero essere oggetto di iper sfruttamento da parte delle imprese e che servirebbero a disciplinare la forza lavoro francese: in sostanza, prima si tolgono i diritti agli immigrati dicendo di voler difendere i francesi; poi grazie alla concorrenza si toglieranno un domani i diritti anche ai francesi. Il risultato è tutto a favore delle imprese: meno tasse per lo stato sociale e un costo del lavoro più basso. A questo si aggiunge una proposta che riporterebbe la Francia direttamente agli anni ‘50: il reinserimento dell’apprendistato a 14 anni al posto dell’obbligo scolastico. Difficile pensare che questa possibilità sarà utilizzata dai figli dei ricchi francesi; al contrario porterà molti giovani poveri ragazzi di periferia a preferire la formazione al lavoro, creando forza lavoro che sa a mala pena leggere e scrivere e non conosce niente della sua storia e dei suoi diritti.

Non è difficile immaginare che questo programma fortemente classista possa provocare reazioni, anche violente. Il tutto aggravato dalla povertà, dall’emarginazione e dalla disoccupazione. In risposta a tutto questo, il Fn, nella tradizione della destra, prevede un rafforzamento delle leggi di sicurezza (con la reintroduzione della pena di morte, pene più lunghe e severe etc) e con l’irrigidimento delle misure di polizia. In sostanza, a questioni sociali si risponde con politiche di sicurezza. Si conferma la regola che al ridursi dello stato sociale, si espande lo stato penale.

Front de Gauche : Mélenchon



Voti
Diff.Voti
Percentuale
Mélenchon (Fdg)
3’984’822
+ 3’277’554
11,10%


Il Front de Gauche è un’alleanza tra diversi partiti (il principale è il Partito Comunista Francese) nata dal rifiuto della costituzione europea nel 2005. Il suo programma nasce da quello stesso rifiuto e si pone in un’ottica apertamente anti-liberale. Questo impone che le priorità di riforma economica siano in testa alle proposte; ad esse si aggiungono quelle relative alla riforma della Repubblica Francese e alla costruzione europea.

Il programma economico è ambizioso, ma al tempo stesso appare come una delle possibili soluzioni per uscire dalla crisi. Come alcuni economisti sostengono, la causa che sta alla base tanto della crisi economica reale quando della finanza speculativa è la distribuzione ineguale dei redditi e della ricchezza. Da qui parte il programma del Front de Gauche.

Il FdG propone di aumentare il salario minimo dai 1300 euro di oggi ai 1700 euro lordi, per poi divenire netti a fine mandato; si impegna a ristabilire le 35 ore e i contratti a tempo indeterminato come contratto standard; inoltre vuole cancellare la contro-riforma delle pensioni che ha fatto Sarkozy e riportare l’età pensionabile a 60 anni.

Questa è però la prima parte del lavoro. Se è vero che non deve essere il lavoro a pagare la crisi, bensì la finanza, sono necessarie misure che la contengano. Innanzitutto si chiede una riforma della Banca Centrale Europea perché presti a tassi differenti alle banche private a seconda che i loro investimenti creino occupazione o siano orientati alla speculazione finanziaria. Si chiede inoltre la creazione di un polo finanziario pubblico per orientare gli investimenti verso la produzione utile, innovativa ed ecologica. Infine chiede di tassare i proventi finanziari allo stesso livello a cui viene tassato il lavoro e di abolire le esenzioni fiscali per i più ricchi e i 30 Miliardi di euro di esonerazioni per le imprese.

Infine ci sono le riforme delle istituzioni francesi ed europee. Si chiede l’uscita dalla Nato e la promozione di accordi di smantellamento degli armamenti nucleari; l’annullamento del debito dei paesi poveri e un fondo di sviluppo per essi finanziato con una Tobin Tax. Per l’Europa si chiede di proporre un nuovo trattato europeo, che metta al centro l’essere umano, la democrazia e il progresso sociale e di farlo approvare per referendum. Infine si vuole convocare un’assemblea costituente per passare alla sesta repubblica, basata non sul presidenzialismo, ma sulle assemblee elettive, sull’indipendenza della giustizia e della stampa, sulla laicità dello stato e sull’uguaglianza tra uomo e donna.

Visto che la ricchezza sarà meglio distribuita e la povertà diminuirà, non ci sarà bisogno di un apparato di polizia eccessivamente militarizzato, che verrà sostituito da una polizia di prossimità.

Al contrario di quello che alcuni quotidiani hanno sostenuto, il programma del FdG è tutt’altro che utopista, irrealizzabile o eccessivamente costoso. Tutto quello che vi è proposto sarebbe realizzabile con l’attuale situazione istituzionale ed economica.

Nello stesso tempo appaiono chiare le differenze rispetto al programma socialista e a quello del FN. Mentre il primo è spesso titubante ed porta ancora su di se l’influenza liberale per la spesa pubblica e l’inflazione, il secondo è chiaramente nazionalista e antieuropeo. Il primo non va alla radice del problema speculativo finanziario, il secondo maschera sotto il nazionalismo la difesa delle cause della crisi (le diseguaglianze, la fine dello stato sociale, dei diritti etc).

Conclusioni

Appare evidente come tutti i principali candidati abbiano coscienza dell’attuale posizione della Francia nella crisi:non più un paese centrale, a dispetto delle velleità politiche e internazionali di Sarkozy, bensì un paese sempre più simile ai paesi mediterranei.

A questa situazione si può reagire in due modi: o si eliminano le cause interne (la deindustrializzazione, la fine del ruolo della programmazione statale , la distribuzione del reddito) e internazionali (l’assetto europeo, la finanza, la concorrenza al ribasso del costo del lavoro) , oppure la crisi continuerà e peggiorerà, colpendo la Francia al pari della Grecia, dell’Italia, della Spagna o del Portogallo. Due candidati sembrano o non essere coscienti delle condizioni attuali (Sarkozy), oppure appoggiano interessi di classe che tendono al persistere dell’attuale situazione, ma mascherando il tutto con pretese manovre sociali e nazionaliste (Le Pen). Un altro candidato sembra aver compreso il tutto, ma sembra titubante e ondivago sulle soluzioni da adottare (Hollande). Solo l’ottimo risultato di Mélenchon permette di sperare in un’uscita dalla crisi e in un’uscita a sinistra.

Grazie a questo risultato sarà possibile far pesare le posizioni anti-liberali sulle decisioni del futuro presidente e del futuro governo. Al contempo, sarà necessaria una mobilitazione forte e continua per piegare la speculazione finanziaria, che continuerà a colpire, chiedendo licenziamenti, chiusure e delocalizzazioni.

Però sappiamo che, in questo, il popolo ha una lunga tradizione. Gli scioperi dei sindacati, sostenuti dai partiti della sinistra e dalle tante associazione e collettivi saranno indispensabili, anche questa volta, per spostare i rapporti di forza e riorientare l’economia e l’Europa.

FONTI

Spécial élections 2012 , Alternative Economique Poche , Hors Série Poche , Mars 2012

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Per un'analisi politica del primo turno, si consiglia di leggere:

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(2) n.11
(3) n.9
(4) Hollande à Londres : «I am not dangerous» , Libération 29 Febbraio 2012 , http://www.liberation.fr/politiques/01012393032-hollande-a-londres-i-am-not-dangerous

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